Partiamo dicendo che questa Berlinale 2022 compressa in 6 giorni anziché in 9, con alcuni giorni in cui i film in concorso erano 4, richiederebbe almeno una settimana dì ferie per riprendersi. L’organizzazione è stata, diciamolo subito, approssimativa e vessatoria: test CoVid quotidiani nella waste land di Potsdamer Platz, all’addiaccio in attesa del risultato, prenotazioni dei posti al mattino presto, controlli continui che ti fanno sentire in un universo distopico. Diciamo che lo sforzo – che, al netto dei test negativi, richiede una condizione psicofisica perfetta – sarebbe valso la pena se i film visti avessero meritato tanto. E invece, anche soltanto comparando la scelta di quest’anno con quella dell’edizione online dell’anno passato non possiamo non trasmettere una certa delusione.
Ci sentiremmo in tutta onestà dì consigliare al massimo un terzo dei 18 film in concorso ad amici, laddove il ritorno da Berlino negli anni passati era sempre contrassegnato da grandi entusiasmi relativi al concorso e non solo. Anche Berlinale Special e Panorama – nella misura in cui è stato possibile vedere qualcosa – non ci hanno lasciato quest’anno grandissimi ricordi (ma c’è tempo per guardare ancora sino alla fine del weekend).
I sei film migliori, a nostro avviso, sono stati quello di Paolo Taviani (Leonora addio), oltremodo coraggioso nella sua struttura frammentaria, il film svizzero (Drii Winter) che ha saputo al meglio coniugare una storia plausibile con un’attitudine documentaria, il solido film cinese (Return to dust), il film indonesiano (Nana), pur al netto di un certo manierismo à la Wong Kar-Wai, il film democratico americano Call Jane e Peter von Kant di François Ozon, che all’inizio non ci era parso granché, ma valutando comparativamente, si sa, le cose cambiano.
Poiché i film premiati al Festival di Berlino di solito sono 8 (raramente un film viene premiato due volte), si fa davvero fatica a trovarne altri otto meritevoli. Azzardiamo il film franco-spagnolo Un año, una noche che può trarre profitto dal fatto di parlare dell’attentato del Bataclan o quello catalano Alcarràs. Poi temiamo che l’ottavo film da premiare sia: 1) o un altro francese, visto che su 18 film ben 9 sono di produzione o co-produzione francese, e allora uno dei due film “borghesi” con attori e soprattutto attrici eccellenti ossia Avec amour et acharnement (Julietta Binoche) oppure Les passagiers de la nuit (Charlotte Gainsbourg); 2) oppure un film tedesco, visto che i padroni di casa di solito qualcosa lo ottengono, alla fine l’attrice turco-tedesca Meltem Kaptan di Rabyie Kurnaz vs George W. Bush diretto da Andreas Dresen, sarebbe perfetta, anche perché non solo tedesca.