Secondo la giuria presieduta da Gael García Bernal, la migliore sceneggiatura della 18° Festa del cinema di Roma è quella scritta dalla regista di Black Box, Asli Özge, tedesca d’adozione, nata nel 1975 a Istanbul.
Si tratta di una allegoria politica ambientata a Berlino rispettando le unità aristoteliche di luogo, tempo e azione. Il luogo è un condominio berlinese, il tempo è quello presente sul quale incombono i retaggi post-pandemici, l’azione è agita da un gruppo di condomini reclusi dentro casa per circa 24 ore a causa di una non meglio motivata restrizione securitaria. Un’allegoria gravida di rimandi culturali e politici che, al di là delle intenzioni, la zavorrano per due interminabili ore zeppe di tempi morti e ridondanze inutilmente astratte.
La pellicola si apre con l’installazione del parallelepipedo che dà il nome al film nel cortile del condominio di cui sopra, dentro al quale sta il signor Horn, agente immobiliare di bella presenza, incaricato di comprare e rivendere gli appartamenti della palazzina. La costrizione coatta e immotivata dei condòmini scatena i comportamenti più bizzarri e in certi casi belluini: c’è un insegnante disturbato dallo spostamento dei cassonetti sotto le sue finestre che organizza una petizione per rimuoverli, una coppia di coniugi che deve fare i conti con la precarietà del lavoro e delle relazioni, un attivista politico del Daghestan e una misteriosa e conturbante fanciulla libanese che per brevità si fa chiamare Madonna. Tra loro si insinuano ratti dagli echi perturbanti, gatti non vaccinati, e persino un morto che allude a un principio di plot mistery che però non viene approfondito.
Il senso riposto dell’opera è volutamente ermetico, ma è chiaro che la regista\sceneggiatrice ci stia ammonendo sui rischi che scaturiscono da certe limitazioni della libertà personale che si sono verificati negli anni scorsi in ragione di cause di forza maggiore. Sintomatico da questo punto di vista quanto accade nel sottofinale in cui i condomini che avevano sottoscritto la petizione dell’insegnante la ritrattano; e il potere, impersonato dalla figura rassicurante dell’agente immobiliare, ne approfitta per introdurre altri dispositivi di controllo di massa nel consenso plaudente degli astanti, ben lieti di cedere autolesionisticamente ancora un po’ di libertà. Secondo questa lettura metaforica, dunque, la misteriosa scatola nera che si insedia nel condominio rappresenta il volto a un tempo bonario (il signor Horn, bello e rassicurante) e inquietante (il monolito nero) del potere che minaccia e seduce, coarta e blandisce: gli appartamenti acquistati e rivenduti rimandano a certe logiche sofisticate del neo-capitalismo globalista delle odierne Corporation, che alletta i lavoratori, con finta munificenza, col miraggio del lavoro senza posto (lo smart-working) per poi presentare il conto amaro alla fine di un percorso diabolico che conduce inesorabilmente al posto senza lavoro.
Questo ci par di inferire tra le righe di una trama allegorica comunque grave e debordante, che si aggrappa a certi spudorati prestiti culturali (la letteratura distopica del J. G. Ballard de Il condominio, apertamente citato; l’ossessione voyeuristica e spionistica de La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock; la critica onirico-surreale antiborghese del Luis Buñuel de L’angelo sterminatore o de Il fascino discreto della borghesia) per imbastire un’opera troppo ambiziosa per risultare davvero convincente. Vi trova spazio anche l’endemico razzismo occidentale, nel cuore della multietnica capitale tedesca; o un vago e cruento accenno al rischio di recedere a uno stadio di “homo homini lupus”; ma si tratta ancora di altri temi affastellati pesantemente in questa congerie prolissa e sfocata.
Presentato in anteprima nel Concorso della Festa di Roma 2023 (Premio Migliore sceneggiatura)
CREDITS & CAST
Black Block – Regia e sceneggiatura: Asli Özge; fotografia: Emre Erkmen; montaggio: Patricia Rommel; interpreti: Luise Heyer, Felix Kramer, Christian Berkel, Timur Magomedgadzhiev, Manal Issa, André Szymanski, Sascha Alexander Gersak; produzione: Gilles Mann Filmproduktion, Les Films du Fleuve, Port au Prince Film & Kultur Produktion, Zeitsprung Pictures; origine: Germania/ Belgio, 2023; durata: 120 minuti.