Reptile di Grant Singer

  • Voto


Benicio del Toro è invecchiato, leggermente imbolsito, lo sguardo impigrito ma ancora capace, a tratti, di incupirsi e, sollevandosi lentamente, emettere sinistri lampi minacciosi. 

Alicia Silverstone, i millennials fan degli “Aerosmith” cresciuti con MTV la ricorderanno nel video di Crazy; gli altri forse per Batman & Robin, ha proseguito la sua carriera recitando prevalentemente in Coming of Age drama e commedie romantiche, ma la vediamo comparire anche in film come Il sacrificio del cervo Sacro di Yorgos Lanthimos. Anche lei, qui, è invecchiata, ma pare più smarrita ed anonima in questa veste di donna adulta, complice un ruolo sicuramente non esaltante, da spalla, al detective Benicio. I due si ritrovano sul set, dopo ben 26 anni da Una ragazza sfrenata, film del 1997 di Marco Brambilla. 

Justin Timberlake, invecchiato, sembra quasi un’altra persona, non eccelle ma non sfigura, e crediamo ci possa essere un interessante futuro nella sua carriera da attore. 

Justin Timberlake

Il regista, Grant Singer, proviene dal mondo del videoclip, e la sua mano si sente soprattutto nelle intuizioni visivo sonore, nella capacità di connettere i micromovimenti ed i gesti del corpo con la musica ed il sonoro, creando piccoli dispositivi geniali seppur circoscritti (come la scena in cui il detective si sveglia dal sogno e continua a sparare stringendo il nulla). 

Fincher, Gondry, Jonze, Gavras, tutti registi che hanno cominciato girando videoclip e che hanno dimostrato sin da subito una perfetta padronanza anche della narrativa cinematografica, portando una ventata di innovazione e nuove intuizioni.  

Dunque, anche il signor Grant Singer conferma la tendenza? 

Sì e no. Vediamo un po’ più da vicino questo Reptile, sua opera prima, un thriller poliziesco dalle tinte fosche ma non sempre a fuoco. Come abbiamo accennato prima, il film ricrea e trasmette un sofisticato senso di tensione attraverso le atmosfere, i raccordi, e la sapiente amalgama tra sonoro ed immagini. Il nostro protagonista è un detective con qualche scheletro nell’armadio, si trova tra le mani un caso di omicidio: un agente immobiliare trovata morta con un coltello conficcato lungo il bacino, il marito costernato, un ex leggermente squinternato, e uno strano individuo che si aggira sulla scena del delitto, dall’aria decisamente sospetta. Fin troppo facile sospettare di lui, e fin troppo facile capire che effettivamente lui non c’entra niente con la vicenda in questione. Sin da subito percepiamo invece qualcosa di inquietante nei due colleghi del protagonista: viene alla mente il Tim Robbins di Arlington Road, con quel velo di minaccia dissimulato nello scherzo, nel linguaggio a tratti ambiguo. 

La vicenda è complessa e parte del piacere è seguirne lo sviluppo, per cui non diremo tanto di più, se non che ci è parso di assistere ad una costruzione solida, alla quale però, mancavano un paio di elementi fondamentali, la durata, forse eccessiva, non impedisce alla pellicola di dimenticare completamente passaggi chiave. Dove ci saremmo aspettati una ricostruzione o un flashback, arriva invece un breve commento su come stavano le cose, quegli stratagemmi che si adottano quando finisce il budget, per intenderci. Alla fine tutto si risolve sbrigativamente con quattro parole di riassunto. Faremmo un torto però alla pellicola o al regista se non vi leggessimo anche l’evidente tentativo di manipolare la percezione dello spettatore, confondere le idee, chiudere con un finale leggermente irrisolto. 

In questo, Fincher ha rappresentato sicuramente un riferimento – il regista Grant Singer cita Zodiac tra i film ispiratori, tra i due ravvisiamo qualche similitudine narrativa, ma il minimalismo visivo del regista di Zodiac rimane una cifra distintiva più potente. Sì, è vero, anche in quel film, il finale pare irrisolto, eppure in quel caso il terrore di qualcosa che non è stato del tutto spiegato rappresenta un valore aggiunto, in questo caso si percepisce più l’impressione che si sia smarrito qualcosa durante il percorso, un’assenza che non produce mistero, ma solamente confusione. 

Piccola curiosità, tra gli autori della sceneggiatura compare anche lo stesso Del Toro, i produttori, ben consapevoli che l’attore è solito intervenire sui dialoghi dei suoi personaggi apportando continue modifiche fino a che non li sente “suoi”, ha ben pensato di suggerire al regista il coinvolgimento di Benicio già in fase di scrittura, per quanto concerne il personaggio del detective Tom Nichols. 

In chiusura, torniamo sulla povera Alicia Silverstone, che interpreta un personaggio che avrebbe potuto tranquillamente essere eliminato completamente dalla sceneggiatura, non aggiunge nessun elemento emotivo o narrativo, ed esiste probabilmente perché, in qualche modo, la scrittura hollywoodiana di questo genere di film l’aveva già calcolata ed inserita a priori, ma ci si è dimenticati di darle uno spessore di realtà. Mentre l’altro personaggio femminile che avrebbe potuto rivelarsi sicuramente intrigante, purtroppo, viene lasciato ai margini (stiamo parlando della madre di Will, Camille, interpretata da Frances Fisher). 

Buona La prima per Grant Singer? In termini di successo sicuramente dato che il film sta spopolando su Netflix, per quanto ci riguarda, attendiamo il prossimo film di questo regista, sicuramente da tenere d’occhio. Questo Reptile, a nostro avviso, è un film che si dimentica troppo in fretta. 

Su Netflix dal 29 settembre 2023


Reptile- Regia: Grant Singer; sceneggiatura: Grant Singer Benjamin Brewer Benicio del Toro; fotografia: Michael Gioulakis; montaggio: Kevin Hickman; musica: Yair Elazar Glotman; interpreti: Benicio del Toro Justin Timberlake Alicia Silverstone; produzione: Black Label Media; origine: Stati Uniti; durata: 136 minuti; distribuzione: Netflix; . 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *