Nella piccola cittadina di Zalava, arroccata sulle colline e scavata nella pietra gialla, si crede che i demoni vengano, di tanto in tanto, a prendere possesso dei vivi.
Sono demoni pericolosi e invisibili, contro cui c’è poco da fare: bisogna chiamare un esorcista o, in mancanza di meglio, sparare ai malcapitati che sono caduti in suo potere, sperando che l’oscura presenza se ne vada col sangue che esce copioso dalle ferite.
La paura dei demoni è forte, tra gli abitanti si Zalava. Tanto forte che una solerte dottoressa (siamo nel 1978) raccoglie, a ogni episodio di possessione registrato in paese, le urine degli abitanti per studiare quanto perniciosa sia la produzione in eccesso di adrenalina.
Ma la paura crea anche problemi di ordine pubblico, dal momento che, quando una folla spaventata prende in mano fucili, facile ci scappi il morto per qualche colpo esploso involontariamente in un momento di spavento.
La situazione è così complicata, che il capo della polizia, che viene da fuori e non tanto si ritrova nelle abitudini di un paesello tanto perso in tradizioni stonate per un’umanità che ha messo piede sulla luna già da dieci anni, si vede costretto a sequestrare i fucili degli abitanti di Zalava nella speranza di evitare incidenti inconsulti.
Resta, quindi, solo l’esorcista a fronteggiare i mostri invisibili che vanno scovati nelle case maledette e poi rinchiusi, con la forza degli incantamenti, dentro barattoli di vetro che, se li fai cadere da molto in alto, poi non si rompono a segno di sicura protezione magica. Un ciarlatano, forse, ma chi può dirlo con certezza? Chi lo corre il rischio di aprire quel barattolo, se poi dentro c’è davvero una presenza?
Zalava è un film iraniano anomalo per più di un motivo. Intanto per il modo con cui affronta le atmosfere del film fantastico senza mai sciogliere del tutto il dubbio, che in qualche modo respira anche nei personaggi più scettici, che ci siano più cose in cielo e terra di quante se ne sogna nella nostra filosofia. Poi per gli inaspettati risvolti da commedia che, in parte alleggeriscono i momenti quasi horror delle ombre che popolano la notte, in parte caricano di simpatica umanità i personaggi messi in scena.
Sotto la narrazione, condotta con i ritmi giusti di chi si diverte col materiale che ha sottomano dimostrando sincera empatia coi propri personaggi, scorre una riflessione sui pericoli dell’isteria di massa che diventa sinistramente attuale per gli echi che risveglia con la nostra realtà dominata da un’altra paura quella per il COVID, un mostro, in fondo, altrettanto pericoloso e contagioso di questi demoni che a stento se ne stanno chiusi in barattoli di vetro.
Il film ha gioco facile nel mostrare come il populismo sia intrinsecamente pericoloso, quando si vuole cavalcare una folla spaventata, ma al tempo stesso dimostra come anche il paternalismo che cerca di limitare i danni non possa essere una strada da intraprendere.
Perché le superstizioni non sono senza conseguenze e, spesso, producono vittime inattese.
Godibilissimo dall’inizio alla fine, Zalava è, in fondo, un’opera piccola, ma densa. Povera nei mezzi, quanto incredibilmente ricca nei risultati.
Cast & Credits
Zalava; Regia: Arsalan Amiri; sceneggiatura: Arsalan Amiri, Ida Panahandeh, Tahmineh Bahram; fotografia: Mohammad Rasouli; montaggio: Emad Khodabaksh; musica: Ramin Kousha; interpreti: Navid Pourfaraj, Pouria Rahimi Sam, Hoda Zeinolabedin, Baset Rezaei, Shaho Rostami, Fereydoun Hamedi, Zahed Zandi, Saleh Rahimi; produzione: Samira Baradari e Rouhollar Baradari (Touba Films); origine: Iran, 2021; durata: 93′