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Mystery Train, canzone scritta da Sam Phillips e nota nella versione eseguita da Elvis Presley nel 1955, dà il titolo a questo viaggio immersivo nell’immaginario americano: un percorso simbolico ma al tempo stesso molto reale, tra poesie, canzoni e contraddizioni che hanno accompagnato la storia della “terrà delle possibilità” e che si legano indissolubilmente alla ferrovia, come simbolo di libertà, del progresso e al tempo stesso di nostalgia, dolore e intimità.
La voce narrante dell’americanista Alessandro Portelli, Gabriele Amalfitano alla chitarra, Matteo Portelli alla tastiera e basso e la suadente voce di Margherita Laterza ci guidano sul palco del teatro Vascello di Roma alla scoperta dei tanti significati e delle sfaccettature che il viaggio ha da sempre rievocato e il messaggio – simbolico e culturale – che ancora oggi riesce a trasmetterci: non solo il “treno” di Emily Dickinson e Hawrtone, (citato all’inizio del nostro percorso) ma anche l’immaginario simbolico del “treno” per Woody Guthrie, Johnny Cash, Elvis Presley e di Bruce Springsteen.
Il treno che conosce Emily Dickinson è un gigante, sfreccia altisonante attraversando immense distese e praterie ed è capace di cambiare, per sempre, il paesaggio naturale “come quello antropologico”. Con tutto il valore simbolico e reale che si porta dietro, la ferrovia è infatti la vera protagonista della rivoluzione dei trasporti e in linea generale è foriera di cambiamento, di novità, di possibilità, libertà e progresso all’inizio del diciannovesimo secolo.
Il treno è simbolo quindi di viaggio, della possibilità, forse, di una nuova vita.
Alle immagini, suggestioni e ai continui “flussi di coscienza” di Portelli, si accompagnano brani diventati ormai patrimonio della cultura e della tradizione americana, come Bound for Glory di Woody Guthrie.
“This train don’t carry no gamblers Liars, thieves and big-shot ramblers. This train is bound for glory, This train is bound for glory”
ci svela l’universo dei vagabondi del lavoro nomade, gli hobo, che viaggiavano, in condizioni di vita piuttosto dure, incastrati sui tetti dei treni, nascosti nei carri merci, spesso perseguitati dalle forze dell’ordine e dalla polizia ferroviaria che vedeva in loro un enorme pericolo.
Bruce Springsteen riprende questa canzone struggente e cambia lievemente registro: sul treno ci sono puttane, ladri, bugiardi, ma non è importante perché quel treno è diretto in paradiso e là non ci sono differenze.
Lo stesso musicista, nelle sue canzoni, evidenzierà poi la grande desolazione che accompagna i viaggiatori “moderni”, chiusi nelle loro solitudini. Ciascuno serrato nella propria prigione.
Canzoni struggenti, ma anche intime e malinconiche: il treno evoca la nostalgia di luoghi, persone, ricordi, legati a doppio filo al volto e all’immagine della persona amata. Un immagine dolce e struggente come può essere la canzone di Utah Philipps che ci viene riproposta dalla calda voce di Margherita La terza e Gabriele Amalfitano:
I look at my brown suitcase And think of all the places that I’ve been,
Railroad yards and prison guards,
All the dumpy little towns along the stem
And the whispering of the people As they watch every move that I go through;
I remember all those things,
Mostly I remember loving you
Il viaggio in Mystery Train è – ovviamente – la metafora che ricorre più spesso, dall’immagine della potenza del treno trasmessa dalla Dickinson, ai “viaggiatori” illegali; dai moti insurrezionali nati all’ombra della ferrovia e soffocati nel sangue, fino a Springsteen, che canta di un’inquietudine del viaggio e di una sofferenza diversa, quella “nascosta” nella solitudine dell’uomo contemporaneo.
Mystery Train. Un viaggio nell’immaginario americano non si può riassumere in un semplice concerto/spettacolo, è un viaggio lungo e appassionante, che dura “solo” un ora e mezza ma che ha la capacità di stimolare nello spettatore suggestioni, immagini e, cosa ben più importante, il desiderio di saperne sempre di più.
Il tragitto si conclude cullando gli spettatori – e augurando la buonanotte – con l’incantevole ninnananna del vagabondo di Woody Guthrie (forse uno dei pezzi più belli):
So go to sleep you weary hobo
Left the towns drift slowly by
Listen to the steel rails hummin’
That’s a hobo lullaby.
Mystery Train. Un viaggio nell’immaginario americano con Alessandro Portelli, Gabriele Amalfitano, Margherita Laterza, Matteo Portelli, produzione: Editori Laterza in collaborazione con il Circolo Gianni Bosio.
