Festival dei Popoli – 65° Edizione (Firenze 2 – 10 novembre) – Una presentazione del programma

“I documentari hanno sempre avuto una funzione molto importante, devono testimoniare ciò che sta accadendo. Dobbiamo fare da testimoni e raccontare la verità”. Così afferma Ken Loach, nuovo presidente onorario del Festival dei Popoli, in un videomessaggio che sarà trasmesso durante la serata inaugurale del festival, in programma sabato 2. La nomina del maestro del realismo sociale britannico giunge dopo quarant’anni dal suo trionfale passaggio al festival fiorentino, quando presentò il mitico Which Side Are You On? Un evento particolare la proiezione in Italia di quel film di cui discute anche nel videomessaggio: “Quarant’anni fa, nel 1984, in Gran Bretagna accaddero eventi cruciali. Lo sciopero dei minatori contro il governo di destra di Margaret Thatcher. Lei aveva deciso di chiudere la cava e distruggere le comunità dei minatori perché erano i gruppi politicamente più attivi del Paese, erano radicali, impegnati e determinati. I leader laburisti di destra e quelli dei sindacati diedero ai minatori poco o nessun supporto. Contro i minatori fu impiegato il pieno potere dello stato e la polizia fu particolarmente brutale. Sono riuscito a realizzare un documentario che sarebbe dovuto andare in onda, ma si sono rifiutati di trasmetterlo. Hanno detto: ‘Non mostreremo la polizia che picchia i minatori.’ E io ho detto: ‘Ma è la verità. Abbiamo le immagini, abbiamo le prove’. Ma si sono rifiutati di mostrarle. Il Festival dei Popoli ha proiettato quel film che rischiava di non essere mai mostrato, l’ha premiato e ne sono immensamente grato. Dopo, proprio verso la fine dello sciopero e quando ormai stava fallendo, finalmente è stato mostrato anche nel mio paese, ed è stato grazie a questo festival. I festival sono importanti. Non sono solo per i cinefili. I festival contano. Questo festival conta. I documentari contano.”

Il dovere dell’impegno, quindi. Leitmotiv da sempre del festival fiorentino giunto quest’anno all’edizione numero 65 e diretto nuovamente nel comparto artistico da Alessandro Stellino. Un impegno che si esprime appieno nel prestigioso concorso internazionale, dove si esplorano catastrofi e ingiustizie contemporanee, svelando il loro impatto sulle popolazioni e sull’ambiente. Quest’anno, il concorso affianca riconosciuti maestri della forma documentaria come Ben Rivers e Mary Jiménez (la cui filmografia fu riscoperta dal festival con una retrospettiva nel 2015) a progetti ambiziosi come Terra Incognita dell’italiano Enrico Masi. Accanto al concorso internazionale, si terrà come sempre quello italiano, composto da sette lungometraggi che intrecciano “periferie, professioni di ieri e di domani, sogni e lotta politica”, oltre al nuovo Concorso Internazionale Discoveries, riservato a cortometraggi e mediometraggi.

Il “viaggio lungo 90 film” proposto dal festival si apre con l’anteprima nazionale di Fiore Mio (qui nostra intervista), un’escursione sul Monte Rosa dello scrittore Paolo Cognetti, accompagnata dalle musiche di Vasco Brondi. Tra i compagni di viaggio, si riconoscono rispettati veterani della non-fiction italiana, come Giovanni Cioni e Gianfranco Pannone, che presenteranno le loro ultime opere, e figure internazionali come l’ungherese Judit Elek e il catalano Albert Serra, entrambi oggetto di retrospettive quest’anno. Serra sarà inoltre al centro di un incontro al Palazzo Strozzi martedì 5 novembre, mentre il giovedì 7 presenterà in prima nazionale il suo nuovo documentario sulla corrida, Afternoons of Solitude, film vincitore del Festival di San Sebastian. Ma gli ospiti non finiscono qua, visto che mercoledì 6 Pietro Marcello e Alice Rohrwacher saranno i protagonisti del panel “Documentario italiano: verso la finzione”.

Le sezioni speciali approfondiranno ulteriormente il panorama documentaristico mondiale. La sezione “Let The Music Play” offrirà ritratti vibranti di musicisti, dove la musica diventa una lente attraverso cui osservare le realtà sociali e politiche. Il festival rivolge particolare attenzione alle questioni ambientali con la sezione “Habitat”, che affronta le sfide globali e locali relative alla sostenibilità, sensibilizzando il pubblico sull’emergenza climatica e le sue conseguenze. Novità di quest’edizione sarà la sezione “Feminist Frames”, dedicata alle opere di registe donne impegnate a rappresentare le diverse forme di militanza, riflettendo sulle lotte femministe del XX secolo. Infine, la sezione “Doc Highlights” presenterà titoli di grande attualità e rilevanza, come To Gaza, che offre uno sguardo intimo e profondo sulla sofferenza del popolo palestinese, e Homegrown, che ci riporta, a pochi giorni dalle elezioni americane, all’assalto dei trumpiani al Campidoglio nel 2021. Ritratti, storie, esperienze. La 65ª edizione del Festival dei Popoli riafferma il suo ruolo come luogo di scoperta e riflessione, capace di dare voce a chi vive le emergenze del nostro tempo, mantenendo vivo il valore del documentario come forma d’arte e strumento di impegno civile.”

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