Le Déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta di Gianluca Jodice

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Presentato in anteprima alla scorsa 77ª edizione del Festival di Locarno, Le Déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta è il secondo lungometraggio del regista partenopeo Gianluca Jodice, che torna sul grande schermo dopo il film d’esordio Il cattivo poeta del 2020 e il documentario Cercando la grande bellezza, una riflessione sul cinema di Paolo Sorrentino. Prodotto tra gli altri dallo stesso Sorrentino e Matteo Rovere, Le Déluge  narra il lato oscuro della fine della monarchia in Francia, puntando lo sguardo su quello che nessuno ha mai raccontato: i mesi di prigionia di Maria Antonietta, Luigi XVI e i loro figli in un castello alle porte di Parigi in attesa di essere giustiziati.

Quando si parla di Maria Antonietta vengono subito alla mente merletti, alte parrucche, i vestiti sgargianti della vita di corte a Versailles, come nel film di Sofia Coppola. Oppure la ghigliottina e il sangue del regime del terrore. Tra questi due estremi si colloca il film di Jodice, che si concentra su un tempo breve e condensato dove tutte le maschere cadono: quella dei due reali come figure pubbliche e private, e quella della Storia che volta definitivamente pagina con la presa della Bastiglia e la Rivoluzione Francese.

Il lavoro del regista napoletano è un’opera apocalittica nella quale si parla della fine di un mondo, ed è un film che unisce al racconto storico quello umano, intimo e universale al tempo stesso. Le Déluge è diviso in tre atti: “gli dei”, “gli uomini”, “i morti”. È  la rappresentazione della condizione umana e delle fasi dell’esistenza, che passa attraverso la nascita, l’ascesa e la caduta dei protagonisti, interpretati con grande sensibilità da Mélanie Laurent e Guillaume Canet. Ogni fase ha una ricerca stilistica che vuole smarcarsi dalla cifra del film storico classico, e offrire un punto di vista contemporaneo.

Guillaume Canet e Mélanie Laurent

Luoghi, luci e colori tentano di restituire uno sguardo moderno e per riuscirci Jodice si affida alla fotografia di Daniele Ciprì e alle scenografie di Tonino Zera. Le tonalità del primo atto sono chiare, è un contesto quasi onirico, il bianco e il grigio assorbono il loro smarrimento, i reali ben vestiti e curati si trovano in una sorta di purgatorio, sospesi tra la loro vita precedente e la morte. Nel secondo atto, il buio e il marrone delle pareti nella torre si fanno predominanti, l’angoscia cresce, prevale il colore della terra, c’è poca luce, i reali non godono più degli agi e del rispetto e sono privati della loro libertà. Il terzo atto, infine, si concentra sull’interiorità, su quello che resta dopo la negazione alla vita, l’anima all’interno del corpo prima della morte. I due monarchi affrontano le loro giornate volgendo sempre più lo sguardo alla famiglia, avvicinandosi tra loro e facendosi forza per proteggere i figli, nella loro quotidianità con i carcerieri.

Le Déluge possiede varie e diversificate chiavi di lettura, non prende una posizione sui fatti storici, ma ama ribaltare il punto di vista dominante, spogliando l’essere umano delle sue vesti e dei suoi privilegi, per mostrare il ripetersi dei meccanismi degli uni contro gli altri, per dare voce a un pensiero e alla sua stessa contraddizione. Chi in nome della democrazia compie gli stessi atti di malvagità e umiliazione sul Re e sulla Regina, è colui che vuole garantire la libertà e l’uguaglianza del popolo. Una regina che deve offrirsi sessualmente per avere in cambio del rispetto e della biancheria pulita subisce, da parte di chi rivendica la fine della sofferenza, la stessa sofferenza. Ma il popolo, a causa dell’indifferenza della monarchia, da tempo non conosce un giorno senza dolore, fame e miseria.

Ed è proprio questo continuo rovesciamento della prospettiva a creare angoscia, perché non è solo il contesto storico che si analizza, ma l’incertezza della condizione umana, l’ipocrisia e le debolezze, la brevità del percorso, e la vulnerabilità del nostro viaggio terreno.

A nessuno Dio concede l’immunità: Re Luigi XVI era nato Re ed era il tramite tra Dio e il popolo, il monarca assoluto, ma in realtà era solo un uomo. Nulla è per sempre e nessuno è esente dalla sofferenza, neanche il Re e la Regina. Questa sembra essere la vocazione metafisica del film di Jodice, quell’ apocalisse intima dei personaggi che vuole riflettere sulla storia, ma soprattutto sulla condizione umana.

In sala dal 21 novembre 2024


Le Déluge – Gli ultimi giorni di Maria Antonietta  – Regia: Gianluca Jodice;  sceneggiatura: Filippo Gravino, Gianluca Jodice; fotografia: Daniele Ciprì; montaggio: Giuseppe Trepiccione;  musica: Fabio Massimo Capogrosso; scenografia: Tonino Zera; costumi: Massimo Cantini Parrini;  interpreti: Guillaume Canet, Mélanie Laurent, Aurore Broutin, Hugo Dillon, Tom Hudson, Roxane Duran, Anouk Darwin Homewood, Vidal Arzoni, Fabrizio Rongione; produzione:  Marco Colombo, Matteo Rovere per Ascent Film con Rai Cinema e Adler Entertainment, in coproduzione con Quad;  origine: Italia/Francia, 2024; durata: 100 minuti; distribuzione: Bim Distribuzione.

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