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A quattro anni dall’uscita alla Mostra di Venezia del corto Omelia contadina, la regista Alice Rohrwacher torna a collaborare con JR, artista francese conosciuto per i suoi murales realizzati con la tecnica del ‘collage’ e per aver lavorato con Agnès Varda al documentario Visages, villages (2017). Ma, se l’Omelia inscenava un metaforico funerale alla fine del mondo contadino, Allegoria cittadina trasforma il semplice provino per un balletto in una festa di luci e di ombre, rivisitando il mito della caverna di Platone in un contesto metropolitano, dove praticamente i muri di Parigi si schiudono ad una nuova dimensione.
Il film si apre con le immagini di tetti parigini accompagnate dal ritmico battere di un tamburo. Una giovane madre, interpretata da Lyna Khoudri (l’abbiamo vista nel recente L’Empire di Bruno Dumont), arriva ad un provino per un balletto teatrale portandosi dietro il figlio malato e febbricitante Jay (Naïm El Kaldaoui). Il regista dello spettacolo (Leos Carax), un’intellettuale alquanto stravagante, vorrebbe che la sua idea coreografica, basata sul mito della caverna, venisse compresa da tutti i partecipanti, ma solo al bambino ne rivela il profondo segreto: cosa succederebbe, se uno dei prigionieri si liberasse dalle catene e riuscisse a fuggire? Ecco allora le ombre sul palcoscenico iniziare a muoversi, a distorcersi, tanto che il piccolo Jay fugge spaventato dal teatro; uscito sulla strada, si ritrova di fronte ad una, in apparenza innocua, scritta “Défense d’afficher” sui muri degli edifici. Ora, se pensiamo che Défense d’afficher è uno dei primi film girati dal pioniere dell’illusione cinematografica Georges Méliès, cosa può succedere ai muri parigini secondo Alice Rohrwacher e JR? Il seguito altro non è che un effetto a sorpresa sconvolgente!

Utilizzando degli spezzoni dalla performance Chiroptera, su coreografie di Damien Jalet (che aveva curato anche quelle di Suspiria di Luca Guadagnino), con la musica (il ritmo, ancora, di un cuore pulsante) creata da Thomas Bangalter, insieme ai collages di JR e un’animazione a passo uno, il film ci accompagna in un magico viaggio nell’illusione ottica della realtà e nella realtà dell’illusione ottica. Con il semplice mezzo del trompe-l’œil, tecnica antica e classico trucco che era solito utilizzare con grande maestria anche Méliès per ‘ingannare’ gli spettatori, Alice Rohrwacher riesce a creare uno ‘speciale’ effetto di ampliamento delle superfici. Di ritorno alla caverna (Retour à la caverne è lo spettacolo di danza nel film), noi spettatori, guardando con gli occhi del piccolo Jay, crediamo nelle immagini illusorie che vediamo sullo schermo, anzi è proprio guardando i giochi di luci e ombre che ci liberiamo dalle ‘reali catene’ della bidimensionalità, per lasciar spazio all’illusione ottica creata dal cinema.
Pur nella brevità dei suoi ventun minuti, Allegoria cittadina è una vera festa alla magia dell’illusione cinematografica, un gioiello di riflessione autoreferenziale sul fare e sul guardare immagini e un’ode al cinema come forma di rappresentazione della realtà. Anche in questo cortometraggio Alice Rohrwacher ci conferma il suo essere fra le più inventive autrici del cinema italiano. Il trucco c’è, si vede ed è una meraviglia!
Presentato in anteprima alla Mostra di Venezia 2024 (Fuori Concorso).
Su Mubi dal 20 dicembre 2024.
Allegoria cittadina (Allégorie citadine ) – Regia e sceneggiatura: Alice Rohrwacher, JR; fotografia: Daria D’Antonio; montaggio: Nelly Quettier; musiche: Thomas Bangalter; scenografia: Santo Krappmann; coreografia: Damien Jalet; interpreti: Lyna Khoudri, Naïm El Kaldaoui, Leos Carax; produzione: Ad Vitam Films (Alexandra Henochsberg, Pierre- François Piet), Social Animals (Marc Azoulay); origine: Francia, 2024; durata: 21 minuti; distribuzione: Mubi
