In occasione della prossima presentazione dell’attesissimo Captain America: Brave The New World, abbiamo incontrato alla conferenza stampa romana Anthony Mackie, il protagonista e produttore esecutivo del film diretto da Julius Onah. Si tratta, per la precisione, del 35º film del Marvel Cinematic Universe (MCU) nonché il sequel di Captain America. Civil War (2016) e della miniserie televisiva The Falcon and the Winter Soldier (2021). È stata la prima volta di Anthony Mackie ad interpretare il protagonista Sam Wilson alias Captain America, che in apertura di incontro ha affermato:
È stata una grande esperienza. Molte persone forse non lo ricordano, ma il mio primo film è stato 8 Mile, regia di Curtis Hanson. Se volete che mi senta vecchio, parliamo ormai di 24 anni fa. È stato un viaggio sorprendente: quando sono entrato a far parte del MCU non mi sarei mai aspettato tutto ciò, che fosse una possibilità. Perciò, per me è come un sogno diventato realtà. Sono cresciuto guardando Superman e Batman. Michele Keaton è il mio Batman. Proprio per questo, Captain America per un gruppo di ragazzi è stato qualcosa di davvero sorprendente.
Domanda: E cosa rappresenta per te oggi, come supereroe, Captain America?
Per me rappresenta molte cose. Non credo che la specificazione America dovrebbe essere una di queste rappresentazioni. Si tratta di un uomo di parola, che ha onore, dignità. È qualcuno di cui ci si può fidare e da cui poter dipendere. È un aspetto di un sogno che diventa realtà. Quando vedi fuori la porta un bambino di 5 anni che combatte contro un drago per salvare la principessa sulla torre, quel bambino crede davvero ci sia un drago e che quella bacchetta che impugna è davvero una spada per salvare la principessa. E poi un giorno gli si dice: “No, non c’è nessun drago, quella non è una spada, e quella principessa non esiste lassù”. Tutti i suoi sogni muoiono. Come attore, credo sia nostro compito tornare a quei giorni in cui vediamo quel drago, lo sconfiggiamo e salviamo quella principessa.
Nelle vesti di Captain America, che suggerimenti daresti al nuovo Presidente Donald Trump?
Gli direi di essere comprensivo e di avere pietà. Gli suggerirei, inoltre, di avere una mentalità aperta, compassione e pietà.
Quanto è stato importante prepararsi fisicamente?
Il lavoro di preparazione è stato molto impegnativo. Avevamo un team fantastico e abbiamo sviluppato insieme al regista il film, provando a realizzare il miglior prodotto possibile. La sequenza d’apertura era la scena Marvel per eccellenza. Allacciate le cinture di sicurezza perché sicuramente entrerete catapultati nel film. Migliorare l’aspetto fisico per un attore è la cosa più semplice: vai in palestra, mangi l’insalata e il pollo mentre rendere questi personaggi memorabili rappresenta la cosa più difficile, affinché il pubblico possa creare un rapporto con essi.
Il ruolo della Marvel e soprattutto di Captain America, è proprio questo: far riprovare una esperienza memorabile. Sapete, l’ultima volta che abbiamo visto Steve Rogers in Avengers: Endgame, era in piedi su una rupe con un intero esercito di fronte a lui, che stavamo per travolgerlo. Tutti noi abbiamo pensato: “Oh, no. Steve morirà.” Tutti hanno avuto quell’esperienza emotiva.

Abbiamo visto che il rapporto tra il tuo personaggio e quello di Thaddeus “Thunderbolt” Ross (Harrison Ford) ruota attorno al tema della fiducia. Cosa puoi dirci, a proposito di ciò?
È sicuramente così. L’intero Universo Marvel ha sempre a che fare con la fiducia. In Captain America c’è per lo più l’idea della fiducia che viene infranta. Ross e Sam, essendo entrambi militari, hanno una certa intesa tra loro. Tuttavia, tutti e due risultano indipendenti. Non sempre vanno d’accordo per tutto.
Com’è stato lavorare insieme a Harrison Ford?
Straordinario a dir poco. Per altro gli piace la cucina all’italiana. Un giorno, finito il set, siamo andati a mangiare insieme e lui mi ha detto di amare il “cibo italiano leggero”. Lavorare con lui non è semplicissimo. Un attore, sul set, aveva una sola battuta insieme a lui. Durante la scena, davanti ad Harrison si è scordato tutto quanto – non riusciva a recitarla per l’emozione. È stato licenziato e la cosa mi ha spezzato il cuore… L’attore successivo, invece, è stato molto bravo.
E invece come ti sei trovato con Giancarlo Esposito che interpreta il villain, il supercriminale Sidewinder?
È stata sicuramente una bella esperienza. Ho chiesto appositamente la sua partecipazione al film ed è capitato che lui fosse disponibile. È stato divertente. Lavorare con un attore di quel calibro non può far altro che conferire spessore al personaggio e all’intero film.
