Il critico – Crimini tra le righe di Anand Tucker

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Che cosa sarebbe il cinema britannico (e alla fine anche americano) senza i grandi attori di formazione teatrale? Si comincia, ovviamente, con la generazione dei vari Laurence Olivier, Charles Laughton, John Gielgud e si arriva a John Hurt, a Anthony Hopkins e Ian McKellen, strepitoso protagonista di The Critic (in italiano Il critico – Crimini tra le righe), presentato a Toronto nel 2023 e adesso nelle sale italiane?

E proprio di teatro parla il film – tratto dal romanzo Curtain Call di Anthony Quinn, lo scrittore e non l’attore, com’è ovvio – , che esordisce con una precisazione terminologica ed etimologica che è tutto un programma, laddove il critico teatrale Jimmy Erskine (interpretato appunto da McKellen) fuori campo spiega al pubblico che la parola inglese “critic” deriva dal greco e dal latino e significa “giudice”. Questo dato spiega in modo inequivocabile il delirio di onnipotenza del protagonista (che verso la fine dirà di non credere a Dio, al giorno del giudizio e a qualsivoglia forma di trascendenza), che da decenni dalle colonne del “Daily Chronicle” non risparmia nessuno, provando un inaudito sadismo nell’umiliare e nel distruggere le carriere degli attori e delle attrici, con un uso compiaciuto e ampolloso del linguaggio. Così stanno le cose all’inizio.

Peccato che alla morte del direttore del giornale, il figlio David (Mark Strong) decida di tagliare i costi e di disfarsi, appena possibile, di antichi collaboratori non particolarmente inclini a venire a patti con una linea editoriale che adesso vuol diventare complessivamente più morbida e moderata, anche data la violenza imperante nel paese, con individui poco raccomandabili di chiara impostazione fascista, razzista e omofoba che si aggirano per Londra. L’occasione per liberarsi anche di Erskine la fornisce la sua vita privata non esattamente impeccabile: di notte se ne va per i giardinetti a incontrare giovanotti con cui si lascia andare a sfoghi di sesso violento; per il resto convive con Tom, un segretario dalla pelle nera (Alfred Enoch) con cui, almeno in passato, intratteneva una relazione. Ecco l’occasione che cercava David per disfarsi di Jimmy. Ma il titolare del giornale ha sottovalutato le capacità, l’ambizione, la spregiudicatezza di Jimmy, che decide di non lasciare nulla di intentato pur di riconquistare il posto, il ruolo, nell’assoluta convinzione di meritarlo finché pensione, anzi morte non sopravvenga. Il critico diventa così il giudice, inappellabile, delle vicende umane. E per far ciò stringe un patto che, convenzionalmente, si definisce faustiano che, com’è ovvio, non rivelerò, ma che vede coinvolta l’attrice Nina Land (Gemma Arterton) e altri personaggi, ciò che impone una virata, nella seconda parte del film, su una modalità decisamente thriller. L’ardita transizione dal racconto articolato della scena teatrale londinese alla vicenda thriller funziona abbastanza bene, secondo me, anche se il titolo italiano esplicita un po’ troppo questa transizione.

Come accade alla stragrande maggioranza dei film inglesi, segnatamente dei period film, la cosa migliore sono gli attori, a parte McKellen, tutti bravissimi, ma davvero tutti. A questo si aggiunga il livello a dir poco impeccabile di scenografia e costumi, quasi al limite dello stucchevole. E anche sui dialoghi c’è veramente poco da dire. Non è sgradevole neanche la fotografia che predilige i primi piani, in alcuni casi anche i primissimi piani, soprattutto del protagonista. Quel che invece convince meno sono gli esterni, con una nebbia, un fumo di Londra che cerca di nascondere che tutto, ma proprio tutto è girato in studio, ciò che finisce per rendere la mise en scène complessiva decisamente posticcia.

In sala dal 3 aprile 2025.


Il critico – Crimini tra le righe (The Critic) –  Regia: Anand Tucker; sceneggiatura: Patrick Marber; fotografia: David Higgs; montaggio: Beverley Mills; interpreti: Ian McKellen (Jimmy Erskine); Gemma Arterton (Nina Land), Mark Strong (David Brooke), Romola Garay (Cora Wiley), Ben Barnes (Stephen Wiley), Alfred Enich (Tom Turner); produzione: BKStudios, Fearless Minds, Seven Stories; origine: Gran Bretagna 2023; durata: 101 minuti; distribuzione: Universal Pictures.

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