30 notti con il mio ex di Guido Chiesa

  • Voto
3.5


Prodotta dalla Piperfilm di Iginio Straffi, da Colorado film, con la partecipazione di Netflix, 30 notti con il mio ex, pur con qualche imperfezione, dietro l’apparente leggerezza della rom com o, meglio ancora, della commedia del ri-matrimonio, mette in luce una delle caratteristiche salienti della commedia tout court (di quella buona, per lo meno): il suo offrirsi a noi spettatori come uno spaccato sociologico.

Quanto sopra è tanto più vero se poniamo a confronto la definizione che ha dato uno degli uomini più potenti del mondo della parola “empatia”, giudicata come “La debolezza fondamentale della società occidentale”, con uno dei dialoghi più significativi del film: “Non riuscire a uscire dalla propria malattia è una questione molto seria, ma non riuscire a entrare nella malattia dell’altro è una questione ancora più seria”.

La vita di Bruno (Edoardo Leo), ex giocatore professionista di calcio che non ha mai compiuto il grande salto, è fatta di una routine quasi ossessiva, creata nella speranza di mettere al riparo se stesso e sua figlia Emma (Gloria Harvey, esordio convincente il suo) dagli imprevisti della vita. Una propensione alla meticolosità e all’ordine che Bruno riversa in qualsiasi ambito della propria vita, premurandosi di annotare in un dettagliato planning settimanale qualsiasi scadenza: dagli alimenti ai farmaci, dagli appuntamenti lavorativi a quelli della vita privata sua e della figlia. È, a suo avviso, l’unico modo per poter conciliare il suo status di padre single con gli altri suoi numerosi impegni. È una persona che preferisce navigare vicino la costa, non avventurandosi in mare aperto. Minimizzare il rischio è la sua parola d’ordine. Anche a lavoro. A far saltare questa sua sicura routine che, per inciso, lo sta allontanando da Emma, ci penserà Terry (Micaela Ramazzotti), ex moglie di Bruno e madre di Emma. La donna, infatti, è in procinto di essere dimessa da una comunità specializzata nella cura dei disturbi mentali, dopo anni di degenza. Terry in passato ha avuto un forte esaurimento nervoso che, senza scendere troppo nei particolari della trama, hanno determinato il suo allontanamento dalla famiglia e la fine del matrimonio. Il piano delle dimissioni protette prevede che Terry venga ospitata per trenta giorni dalla sua ex famiglia, una sorta di periodo cuscinetto o di “esperienza ponte”, come viene chiamata nel film. Se la donna, che non nasconde le proprie fragilità e le proprie cicatrici, dopo il lungo periodo riabilitativo e di accettazione, si dimostrerà in grado di gestire se stessa all’interno del microcosmo familiare, allora, probabilmente, riuscirà a farlo anche fuori, nel mondo. Cosa ancor più importante è che madre e figlia abbiano finalmente l’opportunità di riavvicinarsi, dopo anni di separazione forzata. Per il povero Bruno, che nel frattempo si è rifatto una vita, si prospettano i trenta giorni più lunghi della sua vita.

Coppia lavorativa e nella vita privata, Guido Chiesa e Nicoletta Micheli sono, se non andiamo errati, alla loro quinta collaborazione assieme nelle vesti di regista e sceneggiatrice e da poco è stato premiato al Festival di Bari un altro loro film insieme: Per amore di una donna.

Anche in questo film, commedia sentimentale e degli equivoci impreziosita da un ottimo cast (tra cui, oltre quella dei tre protagonisti, va segnalata la prova di Matteo Scattaretico) tornano alcuni loro temi ricorrenti: la famiglia innanzi tutto, disfunzionale, magari, e in cerca di nuovi assetti. Una figura maschile non granitica, cui affiancare una donna che sfugge ai cliché, sfaccettata, contraddittoria. Né angelo del focolare, né modello molto contemporaneo di “donna, madre e cristiana”, Terry è una persona fragile, rotta (come i vasi che ripara attraverso l’arte del Kintsugi), ma che non rinuncia ad affermare la propria dignità, la propria indipendenza.

Se l’orizzonte unico pare essere quello del valore, dove forse si è disposti ad accettare il rischio finanziario ma non quello legato al mondo degli affetti, la malattia mentale non può che essere qualcosa da nascondere: “Parlare davanti a tutti dei tuoi problemi mi mette in difficoltà!”, dirà a un certo punto Bruno.

Ma, come sa bene Terry, in una certa misura, la sensazione di non sentirsi all’altezza, sbagliati, fallibili e soli è fattore che accomuna l’esperienza umana tutta, soprattutto quando a essere inseguita è la perfezione e ciò che si rompe deve essere scartato. Occorre dunque ripartire dall’accettare se stessi e l’altro, imparare a utilizzare l’empatia come quel filo dorato in grado di aggiustare ciò che si è rotto, impreziosendolo (con buona pace di plutocrati e geni della Silicon Valley).

Film dall’apparente leggerezza, dicevamo, ma che non rinuncia a parlarci.

In sala dal 17 aprile 2025.


30 Notti con il mio ex – Regia: Guido Chiesa; sceneggiatura: Nicoletta Micheli, Guido Chiesa, Gersten; fotografia: Emanuele Pasquet; montaggio: Luca Gasparini; musica: Francesco Cerasi; interpreti: Edoardo Leo, Micaela Ramazzotti, Gloria Harvey, Claudio Colica, Francesca Valtorta, Matteo Scattaretico, Luca Massaro, Beatrice Arnera, Andrea Pisani, Anna Bonaiuto; produzione: Iginio Straffi, Alessandro Usai; origine: Italia, 2025; durata: 102 minuti; distribuzione: Piperfilm Film.

Foto: Loris T. Zambelli

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