Festival di Locarno 2025: Tabi to Hibi di Sho Miyake (Pardo d’Oro)

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Il regista Sho Miyake (1984), che aveva già partecipato al Concorso Internazionale di Locarno nel 2012 con la sua opera prima Playback e l’hanno scorso aveva presentato a Berlino il  film precedente All the Nights long (sezione Forum) ha ricevuto con merito  il Pardo d’Oro nell’edizione di quest’anno. Tabi to Hibi (Due stagioni, due stranieri) prende ispirazione da due opere, pubblicate negli anni ’60, del celebre mangaka Yoshiharu Tsuge (1937) e combina in un unico lungometraggio due suoi  lavori, Umibe no Yokei  (Scene da una spiaggia), e Hanyara-Dō no Ben-san; (Mastro Ben e l’igloo di Honyara), che si svolge invece su isolate montagne innevate.

Eun Kyung Shim

Le attrici hanno raccontato, entrambe, di conoscere bene, di amare i lavori di Sho Miyake e anche le opere di Tsuge, ma hanno voluto rileggerle per capire a fondo le storie e le misteriose connessioni fra di esse. Il regista, dal canto suo, ha dichiarato che non voleva copiare il manga, scritto nella forma tradizionale, ma trasformalo in un vero format cinematografico, perciò ha cambiato diverse aspetti della storia: nazionalità, mestiere, sesso dei protagonisti differiscono dall’originale. Innanzitutto perché Miyake voleva lavorare con l’attrice coreana Eun Kyung Shim, che aveva incontrato anni prima al Festival di Busan, e che lo aveva molto impressionato. L’altro motivo è stato quello per mettere in evidenza che sono due stranieri  a incontrarsi, due stranieri che ovviamente sono anche due estranei, come si conviene alla parola “stranger”. In Giappone, va detto, esiste ancora un po’ di diffidenza verso lo straniero, e la scelta della protagonista coreana conferisce maggiore plausibilità, una superiore profondità al film.

A collegare le due stagioni del film, troviamo la protagonista, una sceneggiatrice coreana di nome Lee (appunto Eun Kyung Shim), che vive in Giappone, e grazie la quale inizia una specie film dentro al film. Mentre lei lavora al suo nuovo copione, arriva la stagione in riva al mare. Vengono cioè visualizzate le scene a cui sta lavorando. È così che prendono vita un giovane uomo malinconico (Mansaku Takada) in geande difficoltà, e una ragazza (Yuumi Kawai). Grazie a questo incontro lui potrà aprirsi e dare voce alla sua disperazione.

La conferenza stampa del film

Quando nella sala cinematografica finisce la proiezione del film della spiaggia, arriva il momento del Q&A, dove vengono intervistati il regista e la sceneggiatrice Lee. Iniziamo così a seguire la vita di quest’ultima, scoprendo che oltre fare film ama anche viaggiare. Dopo la morte di una delle sue figure di riferimento, l’autrice che si sente “senza talento”, come dirà lei stessa
durante una lezione a degli studenti di cinema, decide di partire. Peccato, che la località scelta sia particolarmente turistica, e non trovando una stanza d’albergo disponibile, segue i consigli della gente del posto, finendo in mezzo a delle montagne isolate e innevate, dove l’unica locanda disponibile è gestita da Benzo (Shinichi Tsutsumi), un uomo anziano, con qualche grattacapo
economico, e non particolarmente comunicativo.

Guardando il film si può sentire questo sentimento di tristezza e sofferenza delle due figure maschili, ma troviamo anche i legami che vengono a crearsi tra le persone. È un film malinconico, sofferto, che ci rivela e mostra le “solitudini” dei protagonisti. L’incontro con i personaggi femminili, non cambia la complessità dei due protagonisti maschili, che nascondono uno, un dolore più intimo, e l’altro una “sofferenza” più legata a fattori di natura economica. Anche se solitamente gli esseri umani tendono a nascondere le difficoltà della vita, entrambi i protagonisti, in modo intenzionale o meno, riescono comunque, fra difficoltà e ritrosie, a condividere i propri affanni con chi appare sul loro cammino.  Ma su tale mood malinconico  – ed è questo uno dei pregi migliori del film – si innesta tuttavia anche un vena umoristica. Colpisce, infine, l’attenzione minuziosa, il cesello formale posta in ogni inquadratura, capace di restituire emozioni che le parole da sole non riescono a catturare. Sono istanti che soltanto il cinema – e un regista come Sho Miyake– riesce a fermare e a trasformare in pura esperienza sensibile.


Tabi to Hibi (tit. int.: Two Seasons, Two Strangers) – Regia, sceneggiatura: Sho Miyake; fotografia: Yuta Tsukinaga; montaggio: Keiko Okawa; interpreti: Eun Kyung Shim, Yuumi Kawai, Mansaku Takada, Shiro Sano, Shinichi Tsutsumi; produzione: The Fool, Bitter’s End; origine: Giappone, 2025; durata: 89 minuti.

Foto della conferenza stampa: Stéphanie-Linda Maserin

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