Presentato in anteprima nello scorso maggio a “La Nueva Ola” – 18° Festival del Cinema Spagnolo e Latinoamericano, Il mio nome è Nevenka è il nuovo film della regista madrilena Icìar Bollaìn (vedi qui la nostra intervista) che arriva nelle sale italiane per accendere i riflettori su una tematica attuale più che mai: il #metoo e la violenza sulle donne.
Da sempre attenta al mondo femminile, la Bollaìn si è fatta conoscere internazionalmente proprio con un film dove la violenza è presente e a poco a poco spegne lo sguardo della protagonista: Ti do i miei occhi, nel 2003, con Candela Peña e Luis Tosar.
Anche in questo caso, abbiamo due interpreti d’eccezione: Mireia Oriol nel ruolo di Nevenka e Urko Olazabal in quello di Ismael. Quella della protagonista è una pagina significativa nella storia della Spagna contemporanea in quanto rappresenta il primo processo per molestie sessuali da parte di una donna nei confronti di un uomo potente, il sindaco di Ponferrada.
Il film si apre con la sensazione di angoscia che la donna prova: le riprese sono frenetiche, tremanti. Poi la vediamo di fronte al legale che le preannuncia fin da subito che non sarà affatto facile condurre una causa contro un politico. Da qui, il consiglio dello stesso avvocato di farsi seguire da una figura apposita, uno psicoterapeuta. Lo spettatore viene poi catapultato immediatamente nel rapporto di Nevenka e Ismael fin dagli inizi della loro conoscenza, da quando l’uomo le confida che la moglie è malata di un male terminale e le affida poi un incarico di grande responsabilità: la gestione delle finanze all’interno del Comune. Ismael, inizialmente, si presenta carismatico e sensibile, la riempie di lusinghe e la donna è sempre particolarmente ligia nel suo lavoro. Fa di tutto per instaurare un clima di amicizia e confidenza. Colpisce una frase con cui Ismael intende presentarsi apparentemente agli altri: “per noi contano le persone, non i partiti”. Inizialmente Nevenka cede alle sue avances ma poi entra subito in uno stato di confusione, non essendo sicura di ciò che sente per l’uomo ma al tempo stesso dichiarando l’intenzione di voler mantenere un rapporto di amicizia. Il sindaco le offre pertanto in regalo un gioiello, ma lei si rifiuta. Da quel momento in poi, percepiamo il crescente nervosismo dell’uomo nei suoi confronti, le svalutazioni velate da umorismo e le varie intenzioni di metterla in difficoltà sul posto di lavoro, nonché di farla sentire in colpa. Non mancano poi i messaggi ripetuti, i tentativi di controllo serrati in un’escalation di violenza.
Nonostante sia stata già girata nel 2021 una miniserie documentaria per Netflix, Nevenka: Rompere il silenzio di Maribel Sánchez-Maroto sulla vicenda di Nevenka, con questo lavoro l’intenzione di Icìar Bollaìn è stata quella di servirsi della finzione per far rivivere in prima persona le sensazioni della donna e per sottolineare le dinamiche del processo, con tutte le sue difficoltà, affinché vengano colte le varie sfumature della violenza e il doppio volto della manipolazione. Bisogna dunque riconoscere il gran lavoro compiuto con questo nuovo film con Isa Campo per quanto riguarda la stesura della sceneggiatura, ma anche l’abilità e la sensibilità dimostrate nel condurre al meglio la recitazione degli attori, affinché l’attrice Mireia Oriol non si sentisse sopraffatta dalla sensazione di violenza. Il risultato finale è lontanissimo ad ogni tentativo di spettacolarizzazione e sembra più il tentativo di donare dignità al racconto e prima di tutto alla stessa protagonista. Nonostante la vicenda risalga agli anni Novanta, lo spettatore si ritrova purtroppo faccia a faccia con un fatto di grande attualità. Se molto è stato fatto, la strada è ancora lunga. La storia di Nevenka si contraddistingue per il coraggio mostrato dalla donna ed è tuttora un esempio positivo di come la violenza possa essere contrastata attraverso la denuncia, non restando in silenzio.
In sala dal 20 novembre 2025.
Il mio nome è Nevenka (Soy Nevenka) – Regia: Icìar Bollaìn; sceneggiatura: Icìa Bollaìn, Isa Campo, Juan Josè Millás; fotografia: Gris Jordana; montaggio: Nacho Ruiz Capillas; musica: Xavi Font; scenografia: Mikel Serrano; interpreti: Mireia Oriol, Urko Olazabal, Ricardo Gómez; produzione: Kowalski Films, Feelgood Media e Nva Peli AIE, Garbo Produzioni; origine: Spagna, Italia, 2024; durata: 112 minuti; distribuzione: Exit Media.
