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Voto
La gloria e la gentilezza
Sir Gawain e il Cavaliere Verde, distribuito purtroppo solo su Amazon Prime Video dal 16 novembre, così relegato al piccolo schermo per colpa della pandemia, è un fantasy sorprendente, stratificato e umanista. Ma soprattutto, non è un film per spettatori passivi.
Tratto dal famoso romanzo cavalleresco allitterativo inglese del XIV secolo – ne esiste un’edizione tradotta e commentata addirittura da J. R. R. Tolkien -, il film è stato scritto, diretto e montato da David Lowery – A ghost story (2017) e Old man & the gun (2018) -, regista talentuoso e capace di modellare le “sue” storie in forme chiaroscurali e intimiste, sfruttando appieno la complessità psicologica ed emotiva di protagonisti spesso incastrati in un contesto a loro avulso.
Così le gesta del lascivo e ozioso sir Gawain (interpretato da un Dave Patel mai così brillante!), desideroso di sedere alla tavola rotonda, al fianco dei leggendari eroi alla corte di suo zio re Artù, assumono non solo le dimensioni di un racconto di formazione e presa di consapevolezza dei propri errori e debolezze, ma riescono a incantare per come riflettono e scandagliano l’arbitrarietà e la causalità delle azioni di individui imperfetti, ma ambiziosi e bisognosi di assumersi quelle responsabilità da cui fuggono e continueranno – forse – a fuggire, anziché accettare il proprio destino mortale.
Dall’incontro con il Cavaliere Verde, fino al termine del suo lungo peregrinare, Gawain – che non potrebbe nemmeno fregiarsi del titolo di “sir”, considerato il suo lignaggio solamente “acquisito” – è la personificazione di un antieroe cavalleresco, che non mette a rischio la propria incolumità per salvare qualcun altro o il proprio regno, ma per scoprire chi è davvero e quali sono le potenzialità che si nascondono dentro di sé. Così non c’è da stupirsi se si lascia fregare ingenuamente da una scalcinata banda di predoni, o se chiede a un gruppo di giganti di portarlo sulle loro spalle, evitando così le fatiche del viaggio; oppure non c’è da stupirsi se cede senza opporsi alle avance della signora del castello (sublime Alicia Vikander), fino al momento della fuga desiderata, una volta al cospetto del Cavaliere Verde. Fino a quella visione, la visione presente e futura di un fallimento epocale ed esistenziale; in quel momento, Gawain assurge all’ambito ruolo di cavaliere, sconfiggendo non il “mostro”, ma se stesso, la sua indole rinunciataria e debole. Lowery è, in questo senso, esplicito: ogni azione ha le proprie conseguenze e il fallimento di una vita è sempre dietro l’angolo. A volte, basta semplicemente accettarlo e restare comunque fieri di sé.
A metà tra una favola dark e innumerevoli fantasy di stampo canonico – specialmente dagli anni Ottanta in poi -, Sir Gawain e il Cavaliere Verde è un film in cui la regia di David Lowery strizza l’occhio alle geometrie e ai lenti movimenti di macchina di autori della sua generazione, tra tutti Ari Aster – geniale il movimento a ruotare in cui Gawain “vede” il suo scheletro sconfitto dall’arrendevolezza, dopo essere stato catturato e legato dai predoni, proprio a voler “mimare” un’ellissi fisica ed emotiva; notevole anche la carrellata a ritroso dell’incipit, in cui Gawain sogna il rapimento di Elena di Troia, prima di svegliarsi nel bordello, così come il già citato pre-finale mascherato da visione.
Colorato da una fotografia tenebrosa e pittorica, l’uso delle tonalità sgargianti – su tutte l’arancione, il rosso e il verde – rendono il film un esercizio visivo incalzante e intrigante, edulcorando la struttura fantastica di un fantasy che non è mai solo intrattenimento, ma piccola opera possente e finemente moralista.
Lungometraggio ecologista e, a suo modo colto – sono innumerevoli i rimandi alla cultura pagana, a cominciare dalla figura del Cavaliere Verde/Green man celtico, e ai miti letterari classici -, Sir Gawain e il Cavaliere Verde è un film sul peso di essere vivi e sul potere rigenerativo della redenzione; una rielaborazione del mito cavalleresco, adulta e profonda; un piacere assoluto per gli stimoli e lo sguardo attento per chi comprende fin da subito di non avere a che fare con un semplice passatempo.

The Green Knight – regia: David Lowery; fotografia: Andrew Droz Palermo; montaggio: David Lowery; musica: Daniel Hart; scenografia: Jade Healy; interpreti: Dev Patel, Alicia Vikander, Joel Edgerton, Sarita Choudhury, Sean Harris, Ralph Ineson, Barry Keoghan, Erin Kellyman, Kate Dickie, Emmet O’Brien, Atheena Frizzell; produzione: Ley Line Entertainment, Bron Creative, Wild Atlantic Pictures, Sailor Bear; origine: Stati Uniti d’America, Canada; durata: 130′; distribuzione: Amazon Prime Video.
