Bang Bang Baby di Michele Alhaique, Giuseppe Bonito, Margherita Ferri

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Ispirata a una storia vera raccontata nel libro L’intoccabile di Marisa Merico e ambientata nel pieno degli anni Ottanta, in cui passano distrattamente in tv spot della Big Babol, sigle di Happy Days e l’eco del videogioco Pac-Man, in una Milano bene che non è solo il cuore della città ma nasconde dintorni inquietanti e angoli sconosciuti ai più, Bang Bang baby, creata da Andrea di Stefano e prodotta da The Apartment e Wildside, ha tutte le carte in regole per competere con produzioni europee e internazionali. 

Anzitutto il contesto anni Ottanta che questa serie originale si porta dietro con tanto di musiche di Blondie e George Michael, capelli cotonati e parrucchini, colori sfavillanti e luci al neon è solo lo sfondo del racconto, una lente d’ingrandimento, esteticamente molto curata e accattivante, attraverso la quale tutto ha inizio e che permette di approfondirne l’intreccio, di lasciarsi travolgere dagli eventi e di goderne pienamente. 

Le atmosfere quindi, rese perfettamente da un punto di vista estetico, sono solo funzionali alla narrazione e il tutto pullula di trovate azzeccate e di scene a tratti visionarie, a tratti  “maledette”: un’atmosfera reale che non è mai sempre omogenea ma sa essere, al tempo stesso, rassicurante come le pubblicità ripulite e ovattate  del Mulino bianco e inquietante proprio come quegli angoli  sconosciuti della Milano della malavita che la nostra antieroina Alice andrà a scovare.

I primi cinque episodi (gli altri arriveranno dopo il 19 maggio) sono un insieme azzeccato ed efficace in cui elementi tra loro apparentemente incompatibili risultano magicamente armonici: in Bang Bang baby coesistono crime, romanzo di formazione, un pizzico di magia e una sotterranea -ma sempre presente- evocazione del destino, come elemento di inevitabile compimento e di dannazione della sorte dell’essere umano. Entriamo nei dettagli.

Alice (Arianna Becheroni), una ragazza adolescente, timida e chiusa ha un passato già molto duro: suo padre (Adriano Giannini) è morto ucciso  alle giostre una decina di anni prima  davanti ai suoi occhi e allo sguardo della dolce e rassicurante madre (Lucia Mascino).

Le sue giornate trascorrono distrattamente e noiosamente finché da una pagina di cronaca la giovane adolescente scopre un volto a lei familiare, proprio quello di Santo Barone (Adriano Giannini), suo padre. Perché sua mamma le ha nascosto la verità durante questi anni?

Alice, che in fondo non ha mai chiuso quel cerchio paterno ed è in cerca di risposte, si reca a Milano sulle tracce del padre, uno dei boss più potenti della ‘ndrangheta, e in maniera lenta ma inarrestabile la sua innocenza lascerà il posto a cinismo, spietatezza, ma anche, in un certo senso, a consapevolezza e una certa dose di tenerezza: la giovane protagonista diventa il membro più giovane della “cosca” non per ambizione o soldi, ma ancora una volta, per conquistare l’amore dell’irraggiungibile padre.

Lo sguardo spaventato e curioso di Alice, infatti,  trova un apparente approdo quando Nonna Lina (la sorprendente Dora Romano) la accoglie a braccia aperte insieme alla “ritrovata”  famiglia calabrese e la conduce da suo padre in carcere.

Alice finalmente guarda negli occhi suo padre Santo, che la seduce, guarda caso chiedendole di aiutarla, puntando proprio a quell’affetto che è il suo grande vuoto.  Lei, quasi imbambolata ma ancora speranzosa di riconquistarlo, si mostra  disposta a tutto pur di mettere assieme i pezzi del suo passato affettivo perché l’amore “ci fa fare cose contro la logica e contro noi stessi, solo per essere amati. Ma basta un attimo e il sogno si trasforma in un incubo”. E l’incubo sarà proprio la sua discesa all’inferno, alla scoperta di quel mondo corrotto e spietato, in cui lei si troverà coinvolta.

La motivazione psicologica che spinge la protagonista – che guarda caso si chiama Alice – ad affrontare il suo passato e intraprendere un percorso di presa di consapevolezza che sa di discesa agli inferi, è un’altra chiave – questa volta affettiva – di interpretazione del racconto.

L’aspirazione all’amore e l’affetto sono infatti  la spinta forte per ritrovare quello sguardo paterno che non si è mai posato sul suo volto. 

 Bang Bang Baby quindi, non convince soltanto per l’ intreccio ben sviluppato e per l’insieme di elementi sapientemente armonizzati tra di loro ma  ha anche alla base, una forte dominante psicologica e, su tutti vigila, potente, il destino beffardo che prima o poi, farà il suo corso.

Arianna Becheroni (in foto), che aveva recitato in Mio fratello rincorre i dinosauri (2019, Stefano Cipani) è un’attrice che ci auguriamo di rivedere molto presto. Enigmatica, piena di sfumature, “dannata” quanto basta e a tratti abbastanza pulita da far emergere sul suo volto una traccia di candore, veste  con la giusta “distanza” e inquietudine i panni della diciassettenne Alice di cui non vediamo l’ora di conoscere la futura evoluzione.

Avvincente, interpretato da un cast di altissimo livello (dai protagonisti ai ruoli di contorno), condito con una buona dose di approfondimento psicologico e  filtrato dalle chiassose e coloratissime atmosfere anni ottanta, Bang bang Baby merita di essere visto, diffuso e conosciuto ampiamente. E siamo ansiosi e curiosi di seguire i prossimi cinque episodi 

Ps: una nota di merito particolare a Nonna Lina (Dora Romano, che abbiamo già visto in E’ stata la mano di Dio, 2021, regia di Paolo Sorrentino): spietata, intraprendente, doppiogiochista, tirata al punto giusto: tutte “qualità” perfette per il ruolo da boss che riveste.

Su Prime Video dal 28 aprile i primi cinque episodi

Cast&Credits
Bang Bang Babyshowrunner: Andrea di Stefano; Regia: Michele Alhaique, Giuseppe Bonito, Margherita Ferri; interpreti principali: Arianna Becheroni, Adriano Giannini, Antonio Gerardi, Dora Romano, Lucia Mascino, Giuseppe De Domenico  produzione:  The Apartment e Wildside; origine: Italia, 2022; durata: 50′ per cinque episodi ; numero episodi: 10; distribuzione: Prime Video;

1 thought on “Bang Bang Baby di Michele Alhaique, Giuseppe Bonito, Margherita Ferri

  1. confermo il piacevole giudizio aggiungendo che dobbiamo smettrla di fare gli esterofili , quando abbiamo al nostro interno prodotti simili !!!!!!!

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