A dieci anni dalla morte di Robin Williams

undefinedSono passati dieci anni dalla morte di Robin Williams  (Chicago, 21 luglio 1951 – Paradise Cay, 11 agosto 2014). Premettiamo che la nostra personalissima preferenza va a tre suoi film: Tempi migliori (1986) di Roger Spottiswoode; L’attimo fuggente (1989) di Peter Weir e Will Hunting – Genio ribelle (1997), di Gus Van Sant. E forse, Risvegli (1990) di Penny Marshall, al di sopra di tutti.

Uomo e attore straordinario, Robin Williams manca tantissimo al cinema e ai suoi spettatori che lo hanno amato nel corso della loro vita. Ha partecipato a molti film comici, ma l’umanità che trasmetteva nei ruoli drammatici rendeva nostro amico e maestro il suo personaggio e lui stesso come uomo vero, pur nella finzione, a testimonianza che il cinema è più vero del reale. Nella sua finzione lo svelamento della verità, una contraddizione propria dell’arte che la rende una insostituibile boccata di ossigeno, non inquinata dal mondo. Williams era grande in questo, un talento innato nel farci sentire a proprio agio, nell’essere accolti, nell’essere guidati in una storia rassicurante. Non una storia che non poneva problemi, ma una storia resa meno amara dalla sua calda presenza. Era davvero incredibile come potesse essere scatenato e calmo, pazzo e sensibile quieto, mai banale. Ricordiamo con tanto affetto le sue performances, ognuno di noi con uno o più personaggi preferiti, che hanno segnato, nel bene, il nostro percorso di vita. Abbiamo letto molto sul suo incredibile talento e sulla sua generosità, la cosa che più colpiva era che, sebbene avesse dovuto affrontare grandi debolezze, tutti, quando era ancora in vita, ne parlavano benissimo come di una persona che amava far star bene gli altri. Sorridere del mondo per non esserne depressi. Lezione di Robin Williams. Ci dimentichiamo così velocemente di tutto, e di tutti. Ma restano i film. Scrigni segreti di verità universali. Lettere d’amore ai posteri, per la loro stessa essenza di visioni indirette e magiche. Harry a pezzi (1997) di Woody Allen; Al di là dei sogni (1998) di Vincent Ward; Insomnia (2002), di Christopher Nolan. Altri bellissimi film che lo hanno reso immortale e che confermano la capacità del tutto unica di far ridere e commuovere con un senso della misura da cui tutti gli attori possono imparare.

Robin Williams affrontava i personaggi come tutti noi dovremmo affrontare la vita, scatenati, pazzi e poi tranquilli, consapevoli, equilibrati, perché c’è occasione per tutto, la costante deve essere solo l’amore. Tutto dipende dall’amore. Anche il cinema. Anche la vita. Come accennato, ha iniziato la sua carriera come comico, arrivando al successo internazionale con la serie Mork e Mindy (1978-1982) di Garry Marshall, in cui interpreta un alieno le cui movenze divengono molto celebri, come il suo buffo modo di salutare distanziando le dita della mano e ripetendo la formula “na-no na-no”. Interpreta poi film comici (Il mondo secondo Garp, 1982) fin quando, tra gli anni ‘80 e gli anni ’90, è protagonista di film drammatici di grandi registi che lo consacrano come attore di grande spessore e di grande umanità. Probabilmente sarà per sempre ricordato come il Professor Keating de L’attimo fuggente e del suo carpe diem rivolto agli studenti di tutto il mondo, ma sono tanti e tutti notevoli i film di questo periodo, da Good Morning, Vietnam (1987) di Barry Levinson a La leggenda del re pescatore (1991) di Terry Gilliam, passando per L’altro delitto (1991) di Kenneth Branagh. Per tutti gli anni ’90 Robin continua a recitare in film importanti e di successo, e nel 1998 vince l’Oscar come migliore attore non protagonista in Will Hunting – Genio ribelle, in compagnia delle giovani promesse Matt Damon e Ben Affleck che gli regalano, come autori della sceneggiatura, una parte tanto significativa da competere con l’interpretazione ne L’attimo fuggente. In questi due film, Robin Williams tocca letteralmente l’anima dello spettatore grazie a uno stile sobrio ma intenso, paterno ma brillante, intelligente ma complice.

Gli anni 2000 sono un po’ più difficili in termini di successo e di popolarità, ma ci sentiamo di ricordare Vita da Camper (2006) di Barry Sonnenfeld per gustare la sua intatta simpatia e l’imprevedibilità delle sue reazioni, da cui si può imparare tutti, spettatori, attori, e registi. Rimandiamo comunque alla sua grande, importante filmografia per vedere, scoprire e riscoprire un uomo generoso di grande talento, che rimarrà per sempre nella memoria collettiva, nel nostro bagaglio culturale e sentimentale.

Una scena per tutte. A un tavolo, con il paziente De Niro in Risvegli: entrambi gli attori sono eccellenti, perfetti, compassionevoli l’uno nei confronti dell’altro, due giganti della recitazione, la loro stretta di mano è vita al di là del dolore e della sofferenza. La figlia Zelda Williams dichiarò alla morte del padre che in sua assenza “il mondo sarà per sempre un po’ più triste, meno colorato e meno pieno di risate”.

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