“Possiamo ricordare molte pietre miliari della nostra vita con perfetta chiarezza: le nostre prime mestruazioni, il nostro primo bacio, un litigio o un incidente che abbiamo avuto. Situazioni o aneddoti che ci hanno fatto crescere o imparare. Ma qual è stato il momento esatto in cui abbiamo appreso che i nostri corpi non bastano? Quando il nostro aspetto è diventato così importante? Chi ci ha insegnato il concetto di bellezza, quali strumenti ha utilizzato?”.
Florencia Wehbe riesce a raccontare con efficacia, senza enfasi ed eccessi l’ universo complicato dell’adolescenza e con il suo Paula porta sullo schermo gioie, dolori e nevrosi di quel momento dell’esistenza difficile e complesso.
In particolare, l’ adolescenza e i suoi drammi sono filtrati dallo sguardo di una quattordicenne come tante, la Paula del titolo (Lucia Castro), che, dietro a un sorriso accogliente, nasconde e soffre l’ inadeguatezza tipica di quell’età ingrata e delicata.
Prima di sbocciare e di fare l’ ingresso nel mondo adulto ci si sente acerbi, insicuri, mai soddisfatti della nostra faccia, mai contenti della nostra personalità, sempre inquieti e in fermento.
Il corpo cambia e lo specchio, mai generoso, rimanda un’immagine ben lontana dalla perfezione patinata e poco raggiungibile dello stereotipo imposto dai modelli di bellezza femminili.
Paula è solare, molto dolce, bella ma non in senso classico; scontenta del suo corpo formoso è in carne e vorrebbe essere ammirata dalle sue amiche fidate, essere corteggiata dai ragazzi, entrare a tutti i costi nel vestito della sorella super magra, Sofi, forse il suo modello e il suo obiettivo più raggiungibile.
La famiglia della ragazza sembra unita nel supportarla e accanto a lei ha un gruppo di amiche fedeli e complici con cui condividere le giornate. Eppure si sente sbagliata, non ama se stessa, la sua vita e il suo corpo.
La mattina, davanti scuola con il gruppo di amiche inseparabili si ritrova a fumacchiare aspettando l’ inizio delle lezioni e la sera, trasformate tutte in piccole dive piene di glitter e strette in abiti aderenti si divertono a osare, giocando, ingenuamente, a sedurre i propri coetanei.
E per tutto il tempo, da mattina a sera, la percezione di sé e l’ immagine riflessa allo specchio rappresenta un punto fondamentale per loro. Soprattutto per Paula.
L’ accettazione di sé stessa diventa quasi una lotta, che la protagonista comincia a combattere contro un corpo troppo evidente, troppo pieno, troppo visibile.
Lo specchio deforma e peggiora la realtà nella sua testa già confusa e l’ orrore compare nei suoi sogni, che diventano progressivamente sempre più inquietanti. L’ inconscio notte dopo notte, le suggerisce una trasformazione necessaria e un evoluzione, anzi, un cambio di pelle vero e proprio.
L’incubo cresce senza strappi ed eccessi: il ritratto del suo cambiamento – prima di tutto mentale – sembra vero, reale, senza enfasi eccessiva o esagerazioni.
Spinta dal desiderio di piacere e piacersi di più, la protagonista, navigando ansiosamente nel web scopre un blog per perdere peso velocemente e la sua mente comincia ad aprire le porte a un meccanismo di imposizioni pericoloso e potenzialmente distruttivo in cui l’ unica soluzione possibile sembra il divieto assoluto di ingurgitare cibo e schifezze, con la speranza di entrare nel vestito d’ argento laminato di Sofi. L’obiettivo immediato diventa quindi qualche chilo in meno e la speranza di perdere peso velocemente. e con poco sforzo.
È un percorso, quello di Paula, che comincia quasi come un gioco e rischia di diventare altro mostrando le deviazioni che si intrecciano quando l’ oscurità del mondo social incontra l’ insicurezza e il terrore di non essere accettati e di sentirsi eternamente nel posto sbagliato e nel corpo sbagliato, soprattutto.
Un binomio pericolosamente possibile che la regista Florencia Wehbe dipinge dettagliatamente portando sullo schermo contraddizioni, piccole gioie e tratti chiaroscurali di adolescenti tipiche che tipiche però non si sentiranno mai.
Ed è questa l’ eterna lotta interiore che viene fuori, con semplicità e genuinità nel delicato, malinconico e intenso film intitolato Paula.