Festival di Locarno (8) – Notizie e mini-recensioni

Piazza Grande

Todd Haynes e Kelly Reichardt sul palco

Todd Haynes, grande regista, sceneggiatore e produttore americano, ha premiato con il Pardo D’Onore l’amica e collega Kelly Reichardt. I film della filmmaker di Miami ci cambiano, mostrano un ruolo, una cultura, un tempo… oltrepassano i confini e raccontano la speranza nella disperazione. Reichardt è una delle autrici cinematografiche più talentuose e appassionate di cui si può dire che abbia deciso di fare cinema senza mai scendere a compromessi.
La Reichardt ha risposto a questa affermazione parlando del fatto di aver iniziato a lavorare con un gruppo di amici, solo per se stessi. Il film che hanno fatto, è piaciuto e il loro piccolo gruppo ha continuato a crescere assieme e a creare altri progetti. Ha concluso affermando di essere molto commossa che a consegnarle il premio fosse proprio Todd Haynes.
In omaggio alla regista è stato proiettato nella sezione “Histoire(s) du cinéma” il film Night Moves (2013).

Il regista Kilian Riedhof di “Vous n’avez pas ma haines”

– Vous n’aurez pas ma haine di Kilian Riedhof (Germania/Francia/Belgio, 102’) valutazione: ****
Il film parte dalla giornata del 13 novembre 2015, quella dell’attacco terroristico al Bataclan di Parigi. Basato sul libro autobiografico di Antoine Leiris (pubblicato anche in Italia con il titolo Non avrete il mio odio, Il Corbaccio 2016), si narra la storia di Antoine (Pierre Deladonchamps), che persa la moglie Hélène (Camélia Jordana) durante la strage parigina, resta vedovo con un figlio di tre anni da crescere (interpretato dalla giovane Zoé Iorio che fa la parte di un bimbo). Una notte, scrive di getto un post su Facebook per rispondere ai terroristi, ma invece di essere un messaggio d’accusa,  all’odio degli attentatori contrappone l’amore per il figlio. La sua risposta, molto toccante, diventa virale, e il protagonista si ritroverà a rilasciare un’intervista dopo l’altra, mentre deve superare il lutto e aiutare anche il bimbo a comprendere che la mamma non potrà mai più tornare a casa.
Pierre Deladonchamps, nel ringraziare il Festival, ha dichiarato di essere potuto entrato nel personaggio grazie sì alla lettura del testo, ma che è riuscito a renderlo meglio grazie alla spontaneità della piccola Zoé e alla recitazione della sua partner Camélia Jordana.
Il regista tedesco Kilian Riedhof ha infine aggiunto prima della proiezione: “I terroristi ci insegnano ad avere paura, perciò questa proiezione in Piazza Grande è una giusta risposta al loro atto di odio.”
Nonostante si riporti un fatto di cronaca drammatico, Vous n’aurez pas ma haine non vuole invitare alla vendetta bensì, nel narrare la storia di Antoine, invitare, commuovere e condividere, con il giusto tocco, insieme al pubblico un messaggio d’amore e di speranza.

– Alles über Martin Suter. Ausser die Wahrheit  (Everything About Martin Suter. Everything but the Truth) di André Schäfer (Svizzera/Germania, 90’) valutazione: ***
Non si tratta del solito documentario sulla vita di uno scrittore, infatti lo scrittore in questione, interpretato da se stesso nel film, fa parte anche della troupe della “fiction”. Martin Suter ha deciso di partecipare al progetto, perché gli piaceva il tutto, infatti: “Tutto su Martin Suter – eccetto la verità”. Il film è un intreccio tra interviste e pezzi recitati dei libri di questo autore secondo cui uno scrittore non deve parlare dei propri fantasmi, ma creare opere coinvolgenti.

Concorso Internazionale

Hikayat elbeit elorjowani (Tales of the Purple House) di Abbas Fahdel (Libano/Iraq/Francia, 184’) valutazione: **(*)
Già conosciuto per il suo documentario sui rifugiati siriani in Libano Bitter Bread, Abbas Fahdel torna con un nuovo doc per seguire le vicende della pittrice Nour Ballouk durante la pandemia in Libano. Con cenni storici ai conflitti passati (ad esempio contro Israele) e alle guerre ancora in corso contro il potere nel suo paese, si narra come si presti poca attenzione alle persone (non solo ai rifugiati) ma quasi si preferisca quando espatriano. Le sorelle della protagonista, infatti, vivono tutte all’estero.
La fotografia di Hikayat elbeit elorjowani è molto bella e ci sembra anche interessante il paragone tra i gatti della pittrice Nour, supercurati, e le persone abbandonate a se stesse – un’opera di tre ore, molto personale e intima, in definitiva più un video-diario privato che non un lavoro per il grande pubblico.

Semaine de la critique

Maayo Wonaa Keerol (The River is not a Border) di Alassane Diago (Francia/Senegal/Germania, 105’) valutazione: ***(*)
Viene qui ripercorsa la triste vicenda dei massacri intercorsi nel 1989 tra Senegal e Mauritania. Il fiume sembra dividere questi due paesi, ma in realtà molti senegalesi sono haratin deportati in Senegal, forse a causa del colore della loro pelle. Il regista Alassane Diago ha così riunito testimoni e vittime degli eventi, per ricostruire e capire meglio la drammatica vicenda. Ne risulta che tutti i partecipanti sono convinti che quanto ha portato ai combattimenti trai due paesi, sia stato una guerra intestina iniziata in Mauritania a causa della rivalità tra la maggioranza maura e la minoranza nera. Durante l’incontro, in cui si evocano insieme quei dolorosi ricordi, si concorda sul fatto che è necessario fare un passo in avanti verso la riconciliazione tra Senegal e Mauritania.
Una raccolta di interviste molto forti e toccanti, che lascia intendere come il fiume non costituisca un confine bensì qualcosa che unisce i due popoli, perché tutti sono fratelli l’uno dell’altro.

Pardo d’oro Concorso Cineasti del presente per il miglior film

 

Svetlonoc (Nightsiren) di Tereza Nvotová (Slovacchia/Repubblica ceca 109’) valutazione: ****(*)
Dopo aver ringraziato tutti quelli che l’hanno sostenuta, attrici, crew, marito e produttori, Tereza Nvotová ha affermato che si è trattato di un progetto molto duro e difficile da portare avanti. Con  questo film – ha detto – ha cercato di sconfiggere la mitologia arcaica riguardo alla femminilità e mettere a nudo le antiche superstizioni e la misoginia, che ancora esistono nel mondo moderno.
In Svetlonoc una giovane donna torna nel suo paese natale in montagna, perché convocata per l’eredità lasciatale dalla madre. Arrivata, scopre che nessuno le ha inviato la lettera riguardo all’eredità, e non avendo un posto dove dormire (la casa della madre era bruciata anni prima), trova rifugio nella baita di una donna considerata una strega. In quel luogo “infestato” cerca risposte sulla sua infanzia tormentata e su chi l’ha fatta tornare nel paese natio. Mentre la donna prova a scoprire la verità, antiche leggende del luogo portano i suoi compaesani ad accusarla di stregoneria e omicidio; il film si trasforma allora in un thriller ricco di colpi di scena, che critica la società misogina e alimenta l’aggressività e la violenza maschiliste.

Panorama Suisse


Und morgen seid ihr tot di Michael Steiner (Svizzera/Germania, 101’) valutazione: ****
Il film di Michael Steiner ha aperto lo Zürich Film Festival del 2021. Solitamente nella sezione “Panorama Suisse” si presentano soltanto documentari, qui, invece, si è fatta un’eccezione dato che questo è un lungometraggio di fiction basato su una storia realmente accaduta e tratta dall’omonimo libro-reportage di Daniela Widmer e David Och.
Steiner viveva in Medio Oriente all’epoca dei fatti, nel 2011, quando i due protagonisti, appunto Daniela Widmer (Morgane Ferru) e Daniel Och (Sven Schelker), in un viaggio sulle tracce di Marco Polo, vennero presi in ostaggio dai talebani nelle vicinanze della città di Loralai in Pakistan. Le famiglie dei due prigionieri furono contattate per ottenere un riscatto e dai favori dalla Svizzera, ma il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) non ha permesso di pagare il riscatto né avrebbe potuto accontentare le richieste di liberare dei talebani dalle prigioni americane o pakistane. I due prigionieri dunque vennero lasciati a se stessi e avrebbero dovuto cavarsela da soli.
Anche se si conclude con un “lieto fine” in cui i due prigionieri, come nella realtà, sono riusciti a fuggire dai loro carcerieri dopo 259 giorni di prigionia, Und morgen seid ihr tot è un film difficile che ci lascia con l’amaro in bocca riguardo ad un paese che ha abbandonato a se stessi i suoi concittadini.  Oltre alla denunzia dei fatti, è comunque anche un buon film d’azione, con sangue e sparatorie, ricco di ritmo e colpi di scena e una fotografia degna di nota.

In copertina Vous n’aurez pas ma haine di Kilian Riedhof . Foto dalla Piazza di Locarno di Stéphanie-Linda Maserin.

 

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