L’occhio della gallina di Antonietta De Lillo (Giornate degli Autori – Notti veneziane)

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L’Italia è un paese incredibile che stupisce sempre, nel bene (qualche volta) e nel male (troppo spesso) – basta guardare la cronaca di tutti i giorni, dal calcio alla politica, da Sangiuliano a Spalletti. Antonietta De Lillo ha voluto raccontare una storia che la ha, purtroppo, riguardato e che non è proprio edificante per il sistema cinematografico pubblico del Belpaese. Premettiamo da subito che il suo film – per anticipare una immediata, possibile critica di autoreferenzialità – non è per niente, almeno per qui scrive, auto commiserevole, anche se è lei stessa che si racconta, si mette in scena (con a tratti accanto l’amica attrice portoghese, Maria De Medeiros), disegnando così una sorta di autoritratto a cavallo tra la fiction e il documento con un ductus a tratti pungente, a tratti scherzoso come la scelta del titolo.

Mi piace citarla a riguardo: «L’occhio della Gallina vive dell’emozione di trovarmi dall’altra parte della telecamera per la prima volta nella mia carriera. La narrazione è in bilico tra memoria e presente, realtà e immaginario, per questo ho scelto un linguaggio ibrido tra finzione e cinema del reale. La forma cinematografica dell’autoritratto mi permette di porre l’emotività in primo piano, anche rispetto ai fatti […]».

Antonietta De Lillo (a sinistra) e Maria De Medeiros

Ma quali sono questi fatti? Iniziamo da questa domanda, la prima di numerose con cui vogliamo recensire questo film bizzarro e inusuale. Esattamente vent’anni fa, più o meno in questi stessi giorni, approda al Festival di Venezia (1-11 settembre 2004) Fuori Concorso Il resto di niente completato, dopo una lunga pausa in cui la lavorazione si era interrotta, in gran fretta e presentato in coda al Mostra. Tratto dall’omonimo romanzo di Enzo Striano e per la regia appunto di Antonietta De Lillo, tratta un dramma storico in cui si narra la vita e le vicende della nobildonna Eleonora Pimentel Fonseca (Maria De Medeiros) sullo sfondo della rivoluzione napoletana del 1799. Un bel film a detta di tutti, ma che per motivi in parte o completamente imperscrutabili non viene distribuito e mostrato come sarebbe stato necessario e possibile (come da contratti con l’Istituto Luce), tanto che un anno dopo, nel 2005, viene premiato con un Ciak d’oro quale Miglior film nella categoria “Bello e invisibile”.

Segue, ancora, la ricostruzione del successivo ventennio della carriera dell’autrice napoletana che non ha potuto realizzare da allora nessun’altro film di finzione ma solo documentari o “film partecipati” in collettivo, oltre ad aver affrontato una sfiancante battaglia legale che sembrerebbe essersi conclusa (definitivamente?) solo qualche mese fa. Sfilano dunque ne L’occhio della gallina tra siparietti, riprese dal vero e di famiglia, le principale stazioni di un lungo calvario dentro e fuori la aule di tribunale che ha opposto l’autrice alle istituzioni cinematografiche pubbliche del nostro paese. Che morale trarre dal tutto? Che interesse può avere per lo spettatore un film dal contenuto di cui si è detto?

Penso che la morale sia implicita nella annosa vicenda narrata, visto che poi nessuno della controparte (Ministero, Istituto Luce) si è veramente assunto, nel bene e nel male, le responsabilità di quanto accaduto al povero film (per altro abbastanza sfortunato di suo: una volta che è stato passato in televisione la presentatrice, ironia della sorta, lo ha attribuito ad un noto regista uomo…).

Per rispondere invece alla seconda domanda c’è da aggiungere che il docu-film di De Lillo –  per altro di suo un’eccellente documentarista – si segue con crescente interesse e piacere sino alla fine in una abile costruzione drammaturgica vivificata da una certa ironia, qualche sfottò, qualche documento antico o più recente e un gran gineceo di contorno.

Cosa c’entra, infine, l’occhio della gallina? È il film stesso a rispondere a questo quesito (ed è quindi il nostro un ulteriore invito ad andarlo a vedere) ma per quanti fossero impazienti c’è sempre il web che offre delle risposte a riguardo. Saranno, però, veramente in connessione con quanto ha pensato e dichiarato la regista? Chissà mai, vedere per credere.

Proiezione alla presenza dell’autrice lunedì 23 settembre ore 21 al Cinema Farnese di Roma (manifestazione “Venezia a Roma”)


 

L’occhio della gallina – Regia: Antonietta De Lillo; sceneggiatura: Antonietta De Lillo, Laura Sabatino con la collaborazione di Alice Mariani; fotografia: Cesare Accetta; montaggio: Elisabetta Giannini; musica: Daniele Sepe; interpreti: Antonietta De Lillo, Maria De Medeiros, Carolina De Lillo Magliulo, Elisabetta Giannini, Alice Mariani, Marcello Garofalo, Luca Musella, Adele Pandolfi; produzione: Antonietta De Lillo per marechiarofilm; origine: Italia, 2024; durata: 93 minuti; distribuzione: marechiarofilm

 

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