Un passato misterioso e triste, il carisma innegabile di Denzel Washington – il film è già fatto, è necessario essere onesti come autori e come spettatori.
Fino all’ultimo indizio di John Lee Hancock solleva domande sulla possibilità di incastrare, condannare e anche uccidere chi lo merita con metodi non ortodossi: fino a che punto può spingersi un poliziotto per fermare un criminale è una domanda molto interessante perché riguarda tutti, non solo i custodi della legge. La vendetta è il motore delle azioni degli uomini, chi la immagina per una vita, chi la soddisfa in un fulmineo momento di follia, chi la vive ogni giorno con rabbia e frustrazione, chi ne prova il gusto malgrado una natura fondamentalmente buona. Tutti sperimentiamo la vendetta ed essa condiziona le nostre scelte, pochi riescono a emanciparsi da questo temibile e purtroppo comune movente del nostro comportamento. Vorremmo vendicarci anche di piccole cose, vere e proprie sciocchezze che feriscono il nostro smisurato orgoglio.
Il personaggio interpretato da Denzel Washington si è rovinato la vita professionale e sentimentale con un caso che a distanza di anni sembra riaffiorare con le indagini dell’altro protagonista del film, ovvero l’altrettanto eccellente Rami Malek. I due attori sono il film e il regista li segue sapientemente, li mette sempre in scena, dolenti o grintosi, delusi o motivati. François Truffaut sosteneva che gli attori sono angeli e non possiamo non convenire con questa riconoscenza da parte del regista che forse li ha più amati; quando sono sul palcoscenico gli interpreti smettono di essere delle persone comuni e diventano i nostri amici, i nostri nemici, il nostro amore e la nostra vendetta, sono angeli il cui carisma ci ammalia, ci seduce, ci esalta e ci commuove.
E in questo bel thriller anche il serial killer è ben interpretato da un ottimo Jared Leto, tanto viscido da giustificare la nostra repulsione e il nostro senso di giustizia. Ma la giustizia è giustizia secondo la legge dello Stato, non secondo il nostro arbitrio, non per assecondare il nostro desiderio di vendetta. Caso mai possiamo non seguire la legge dello Stato per una superiore legge morale che tuteli la vita, ma mai possiamo porci come giudici e condannare una vita per quanto brutta e meschina.
Il giustiziere risulta affascinante e il cinema ne racconta spesso le gesta e lo fa spesso bene come in questo film, ma le risposte non sono convincenti e le domande comunque restano.
Le interpretazioni dei tre attori, l’orrore non del tutto svelato e un ottimo ritmo fanno di Fino all’ultimo indizio un film molto bello che ci interroga su questioni imprescindibili per condurre una vita buona, per cercare di condurre una vita buona. Un serial killer perverso e vigliacco ha sempre diritto prima alla giustizia della legge, poi alla giustizia di Dio, per chi ha il dono e la grazia di crederci. Ciò che è sicuro è che la vendetta, tanto cercata, non riesce mai a placarsi e per questo conviene coltivare altri sentimenti, sia per i credenti che per coloro che credono solo nell’uomo. Gli attori sono angeli, i registi saggi alchimisti e noi fortunati spettatori che attraverso la fascinazione cinematografica fanno anche un po’ di filosofia.
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Fino all’ultimo indizio (The Little Things) – Regia: John Lee Hancock; sceneggiatura: John Lee Hancock; fotografia: John Schwartzman; montaggio: Robert Frazen; musica: Thomas Newman; interpreti: Denzel Washington, Rami Malek, Jared Leto, Sofia Vassilieva, Natalie Morales, Tom Hughes, Chris Bauer, Terry Kinney, Jason James Richter, Stephanie Erb, Michael Hyatt, Adam Harrington, Kerry O’Malley, Isabel Arraiza, Joris Jarsky; produzione: Gran Via, Warner Bros.; origine: USA, 2021; durata: 128’; distribuzione cinema: Warner Bros.