Una storia di sopravvivenza oltre ogni limite, di solidarietà e di fede profonda, coltivata dai protagonisti in condizioni di disagio estremo.
Trent’anni dopo Alive- sopravvissuti, celebre film del 1993 diretto da Frank Marshall che rese nota al grande pubblico la tragedia delle Ande in cui persero la vita molte persone, tra cui ragazzi giovanissimi e loro familiari, lo spagnolo Juan Antonio Bayona, già regista di The Impossible (2012), film sulle conseguenze del terribile tsunami thailandese del 2004, dirige con efficacia La Società della neve, una cronaca realistica e al tempo stesso trascinante e coinvolgente dei 72 giorni vissuti dai protagonisti di questa terribile vicenda, tratta, purtroppo, da una storia vera raccontata nell’omonimo libro (2009) di Pablo Vierci.
Come è noto, il 13 ottobre del 1972 l’aereo che trasportava una squadra di rugby uruguaiano in Cile, si schiantò sulle Ande, a causa di condizioni meteorologiche sfavorevoli e particolarmente ostili. 12 passeggeri persero la vita immediatamente durante lo schianto e altri 29 non riuscirono a sopravvivere alle temperature estreme, alla mancanza di cibo, alle ferite e al ritardo dei soccorsi. Solo 16 si salvarono, riuscendo a vincere la morte anche grazie a scelte estreme, come quella di cibarsi del cadavere dei propri compagni. Il cannibalismo come ultima possibilità di salvezza, fu una decisione profondamente combattuta, che mise in difficoltà la statura morale dei protagonisti. Fu una scelta obbligata, in un certo senso.
Rispetto ad Alive – già secondo adattamento della tragedia dopo un primo film messicano, I sopravvissuti delle Ande del 1976, diretto da René Cardona -, La società della neve privilegia la coralità della prospettiva, concentrandosi sulla pluralità di voci e non su uno o due protagonisti in particolare. Non c’è quindi un eroe che porta alla salvezza o un volto che spicca tra gli altri (in Alive, come noto, il protagonista era Ethan Hawke), ma la speranza di vivere risiede nella capacità di collaborazione e nello spirito di solidarietà umana che viene fuori nei momenti più difficili e in condizioni di estremo disagio psicologico e fisico.
Il trascorrere dei giorni in un luogo a dir poco inospitale, viene narrato da uno dei protagonisti, Numa Turcatti, che immerge lo spettatore nell’inferno di quei momenti: il deterioramento fisico che porta allo sfinimento, la valanga che sommerge tutto, le scelte difficili e sopra ogni cosa, la fede, alimentata da un filo di speranza e dal desiderio di vincere la morte, a qualunque costo.
Juan Antonio Bayona, che ha deciso di girare il film nei luoghi dell’incidente, sceglie quindi una prospettiva emotiva condivisa, che rende espliciti, realistici e poco romanzati i momenti più difficili vissuti tra la vita e la morte e riesce ad unire senza eccessiva esasperazione il filone catastrofico ad alto impatto emotivo, con un realismo brutale che lascia poco spazio alla fantasia. È noto che dopo due mesi di attesa e di sospensione in quel luogo infernale senza tempo, Fernando Parrado e Roberto Canessa decisero di sfidare proprio quelle montagne inospitali, tentando l’impossibile impresa di raggiungere il Cile. E fu proprio la fede, appesa a un filo sottile di speranza, a permettere ai due ragazzi di salvare anche gli altri compagni.
E anche in questo caso, il regista spagnolo non intende sottolineare l’eroismo dell’impresa, ma la speranza di vita che accomuna i due ragazzi all’intero gruppo. Non esistono personaggi vincenti o protagonisti più deboli perché è la fede profonda vissuta interiormente e condivisa da tutto il gruppo il centro di questa opera particolarmente ispirata.
Bayona confeziona quindi un film corale, trascinante e realistico: il regista non vuole cercare l’approvazione del suo pubblico puntando l’acceleratore sul pietismo e l’esasperazione dei personaggi, ma tenta di raccontare la “cronaca” emotiva di quel percorso, il rapporto complesso e al tempo stesso viscerale che unisce i sopravvissuti di quella terribile tragedia e la loro incredibile capacità di resistenza.
Ispirato e particolarmente coinvolgente.
Presentato in anteprima come film conclusiva della Mostra di Venezia 2023.
Su Netflix dal 4 gennaio 2024
La società della neve – Regia: Juan Antonio Bayona; sceneggiatura: Juan Antonio Bayona, Nicolás Casariego; fotografia: Pedro Luque; montaggio: Jaume Martí; musica: Michael Giacchino; interpreti: Enzo Vogrincic, Esteban Bigliardi, Rafael Federman, Agustín Pardella, Matías Recalt; produzione: Cimarrón Cine, El Arriero Films; origine: Uruguay/ Spagna/ USA/ Cile, 2023; durata: 144 minuti; distribuzione: Netflix.