L’omicidio avvenuto in una camera chiusa è il più complesso. La porta della stanza è serrata e un corpo giace all’interno, ucciso, ma il modo con cui si sia consumato il delitto non soltanto è difficile da capire, addirittura rasenta l’ “impossibile”. E farci un film, invece? Non all’interno di una stanza, ma di una sola casa? La casa è situata a Casablanca, non ci sono morti né ammazzati, e la narrazione è quella di una famiglia e di una nazione, il Marocco. In The Mother of All Lies, la regista Asmae el Moudir racconta di ciò che è avvenuto, sia dentro che fuori, senza che dalla porta di casa mai si esca. Come? Per esempio, ricreando all’interno ciò che è fuori. Sino al più piccolo dettaglio.
Perché mi avete fatto così brutta?
La nonna si gira tra le mani se stessa, in versione legno e tessuto, e poi si vede collocata dal figlio nel mezzo del quartiere in miniatura, in fase di costruzione. Dopo tanto tempo, e nonostante lo faccia sotto forma di burattino, finalmente l’anziana signora esce dalle mura domestiche. In passato ha trascorso decenni all’ingresso di casa, a tenere sott’occhio la vita del circondario per proteggere la famiglia, e poi d’un tratto è rientrata e non ne è più uscita. Perché? Mistero. Ma attenti a dirlo perché
I muri hanno le orecchie.
Questo è uno dei tanti segreti che circolano nella casa di Asmae, come il segreto su una fotografia che la ritrarrebbe da piccola o quelli relativi alla rivolta del Pane del 1981, quando la porta di casa fu serrata da qualcuno perché nessuno uscisse. La regista li vuole sciogliere tutti e pian piano comprendere come i segreti, una volta disvelati, portano con sé un problema: minano l’identità di una persona perché rendono pericolanti i pilastri sopra cui ci si poggiava sino a poco prima. Ma i nodi vengono al pettine, e una pennellata dopo l’altra, un lampioncino sistemato qua e là, un burattino a seguirne un altro, l’intero quartiere prende forma. E all’interno di una stanza, in pochi metri quadrati, finisce per ricostruirsi e consumarsi la storia di una vita, tante vite di una famiglia.
Dopo Cannes 76 (vincitore del Un Certain Regard), il lavoro della regista marocchina Asmae el Moudir sbarca in concorso al 29° MedFilmFestival e porta un lavoro di fioretto sulla gestione dei ricordi e l’identità che ne consegue. Ogni cosa parte da lei, la nonna, la capofamiglia che è custode dei segreti, lei che è amata e odiata e influisce in ogni modo sulla vita dei famigliari. Quella presente e quella passata. Operando quindi sulla memoria, riscrivendola, e partendo anche dai più piccoli strumenti oggettivi:
Perché proibisci le foto, nonna?
Questo per esempio chiede Asmae, memore di quando da piccola dovette persino fuggire da casa durante una festività per farsi fotografare, commettendo però peccato contro la religione, contro la famiglia. E il motivo è lampante: farsi fotografare vuol dire creare una prova, una prova del proprio passato che non può essere né discussa né passata al vaglio della nonna né (forse) falsificata. E allora cosa è fare un film se no non scattare un alto numero di fotografie e quindi ricostruire la verità?
Questo mi permette di mettere in discussione i miei ricordi, che sono intrappolati tra finzione e realtà, tra verità e menzogna. E mostro quanto sia difficile costruire la propria identità quando ogni memoria che si possiede è in dubbio.
The Mother of All Lies ha la cura (e l’intelligenza) di un enigma da camera chiusa nonché la sofisticatezza di un lavoro che porta il vasto della vita – bugie, tradimenti, amori – nel piccolo della miniatura. Si distingue inoltre per un’ottima fotografia – bella la grana dell’immagine – e per un buonissimo montaggio. La regista opera perché ogni cosa diventi piccola e possa essere contenuta nel plastico del quartiere, e alla fine si ha al sensazione che un cambio di punto di vista è necessario per rendersi conto di cosa siamo fatti – mezze verità e mezze falsità -, sia che il cambio di vita operi nel plurimo – quello dei vari componenti di famiglia – sia nel piccolo – trasformazione di ognuno in burattino. Sia in entrambi i casi: tanti piccoli burattini da creare e disporre come si preferisce. Per una volta, alle spalle della nonna.
The Mother of All Lies – regia: Asmae ElMoudir; sceneggiatura: Asmae ElMoudir; fotografia: Hatem Nechi; montaggio: Asmae El Moudir; musica: Nass El Ghiwane; suono: Michael Fawzy; interpreti: Mohamed El Moudir, Asmae ElMoudir, Zahra Jeddaoui, Said Masrour, Ouardia Zorkani, Abdallah Ez Zouid; produzione: Insight Films, Fig Leaf Studios, Al Jazeera Documentary, Red Seaa Fund; origine: Marocco/ Egitto/ Qatar/Arabia Saudita, 2023; durata: 96’.