The Burdened di Amr Gamal (Festival di Berlino – Panorama)

  • 3,5
3.5
Il regista Amr Gamal

Forse non tutti conoscono l’esistenza del FSI, la sigla sta per Fragile State Index, indice di fragilità degli Stati. Al primo posto, nell’ultima edizione pubblicata, che è quella del 2022, c’è lo Yemen, seguito dalla Somalia, dal Sud Sudan e dalla Siria. Non starò qui a raccontare le ragioni di questo primato, chi è interessato non deve far altro che andarsi a leggere la storia politica dello Yemen negli ultimi, diciamo, venti o trent’anni.  Dall’instabilità politica deriva, com’è noto, anche quella sociale, economica e culturale. E l’instabilità economica e culturale si ripercuote anche sul cinema, col risultato che di fatto in Yemen non esiste una cinematografia.

Va dunque salutata con sorpresa ed entusiasmo la presenza nella sezione Panorama di Berlino di un film yemenita, l’autore si chiama Amr Ganal e il titolo internazionale è The Burdened, ovvero Gli oppressi.  

Ci sono film che, una volta di più ti fanno capire quanto grande, quanto importante sia stato il Neorealismo italiano come tentativo di riduzione formale, di concentrazione estetica da parte di autori che per ragioni sociali e politiche si trovano a dover partire o ripartire di zero. E spesso questo grado zero non intercetta solamente una cruda realtà ma una verità poetica che trascende la mera fattualità e il colorito sociale e locale.

È accaduto e continua spesso ad accadere – ad esempio – nel cinema iraniano o nel cinema rumeno ed è accaduto in quel piccolo gioiello che è The Burdened, film ambientato ad Aden, celeberrima città portuale sull’omonimo golfo, una città che ci viene mostrata in amplissimi scorci, con una macchina da presa attenta a intercettare qualche lacerto di vita quotidiana, la presenza incombente dei militari, molti edifici in pessime condizioni, così come in pessime condizioni versano un po’ tutti perché – è un Leitmotiv di tutto il film – anche gli impiegati statali chi da un mese, chi da tre, chi da sei non ricevono lo stipendio e fanno davvero fatica a sbarcare il lunario. Le riprese sono assai poco spettacolari e, come raccontava il regista alla première del film, si sono potuto avvalere della collaborazione dei normali cittadini, felici di poter partecipare a questa piccola impresa, pur non sapendo la maggior parte di costoro che tipo di film si stesse girando. Se lo avessero saputo, chissà, forse l’entusiasmo sarebbe stato inferiore.

Perché il film tratta di un tema ancora e sempre scabroso, ma che in un paese musulmano lo è ancora di più, ossia l’aborto. I protagonisti sono una coppia con tre figli, colpiti in pieno dalla crisi economica e sociale in cui il paese versa, senza che sia alle viste una qualche prospettiva di miglioramento. La coppia (di comune accordo!) decide prevalentemente per ragioni economiche di abortire, pur fra mille esitazioni e tribolazioni e non senza essersi – la donna – informata su cosa detta la dottrina al riguardo: fino alla dodicesima settimana, dicono gli interpreti della legge islamica, si può fare perché il corpo del feto esiste ma non ancora l’anima. Chiarito questo aspetto c’è poi da trovare qualcuno disposto a praticarlo e questo è un altro punto saliente dell’odissea di Ahmed e Isra’a, la coppia protagonista. A complicare il tutto anche l’obbligo di un trasloco perché i due non sono in grado di far fronte all’aumento della pigione. Lo spettatore e la spettatrice non fanno fatica ad accompagnare i due oppressi nella loro odissea.

Basato su un episodio occorso ad amici del regista, The Burdened è un film a tratti straziante ma raccontato con pacata sobrietà, senza alcun eccesso patetico e con un grande rigore stilistico –sperando che qualcuno decida di distribuirlo oltre i ridotti confini di un festival.


Cast & Credits

Al Murhaqoon  –  regia, sceneggiatura: Amr Gamal; fotografia: Mrinal Desai; montaggio: Heba Othman; interpreti. Khaled Amdan (Ahmed), Abeer Mohammed (Isra’a), Samah Alamrani (Muna); produzione: Adenium Productions; origine: Jemen-Sudan-Arabia Saudita 2023; durata: 91’

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