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Voto
Un uomo si addormenta durante una live, le iscrizioni al canale si moltiplicano perché le persone lo vogliono vedere dormire. Quando si sveglia, una marea di “no” in chat lamenta l’accadimento e abbandona l’evento. Stacco, e Donald Trump insiste:
La giri, gira la camera, signora. La punti dietro di lei!
Stacco, e alcuni soldati dell’ISIS fanno i loro bloopers nel cercare di filmare un discorso di terrore, finché uno non sbotta
Qualcuno faccia tacere quell’uccello.
Stacco, e…
Il Manchester United è la prima squadra al mondo a vendere i primi diritti d’immagine.
Stacco, e la prima fotografia ritraente un umano vede una figura stropicciata farsi lustrare le scarpe. Stacco, siamo agli albori della fotografia:
Un laboratorio e un cortile, nel sud della Francia. Ore di esposizione per ottenerla.
È il 1826.

Il duo registico svedese composto da Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck ci racconta la storia dell’immagine, con le implicazioni politiche e sociali e in toto umane che ne corrisponde. Lo fa alternando un viaggio cronologico a un viaggio tematico, risalendo il tempo e comunque ponendo le immagini del passato affianco a immagini del presente. L’idea imperante è che
Ogni fotografia è un capitolo autentico della storia del nostro mondo
E il discorso vale tanto per i filmati dei fratelli Lumière che consideravano la fotografia in qualità di scienza, quanto per un video amatoriale di una coppia che fugge da un orso, di un uomo che insegna COME COSTRUIRE UNA BOMBA ARTIGIANALE o una donna che insegna COME SBRINARE LA GHIACCIAIA. Tessendo un racconto fatto di divertimento, banalità, segretezza e storicità, il documentario corre via veloce, con superficialità apparente perché le domande si sommano: è più importante l’immagine o ciò che viene ritratto? Quanto può essere manipolata una fotografia? È più reale ciò che viene filmato o il filmato? Quanto dipendiamo dalle immagini al giorno d’oggi?
Perciò se un secolo fa l’incoronazione del re inglese veniva girata in studio prima che avesse luogo, per essere mostrata in contemporanea all’incoronazione reale, quale è la differenza tra questo escamotage e le riprese odierne dei nostri leader democratici come dei dittatori? Dove la verità, una volta che è affidata alla cellulosa o al digitale? Come disse Leni Riefenstahl, regista del Terzo Reich:
Non è stato difficile montare discorsi politici?
La politica non c’entra nulla. è una questione di tecnica.
E ancora:
Per mantenere l’illusione, certe cose devono rimanere nascoste.

Presentato in anteprima nella sezione “Freestyle” alla Festa del Cinema di Roma del 2023, And the King said, What a Fantastic Machine, titolo originale, in italiano ridotto a Fantastic Machine, per non affaticarci nella comprensione, è un buon documentario per aprirci gli occhi, farci rendere conto del mondo in cui siamo immersi e di come progressivamente è diventato quel mondo. Negli occhi ci rimane la testimonianza dell’antropologo Carpenter che racconta come un indigeno abbia capito dopo una ventina di minuti di tenere tra le mani il suo ritratto. Poi non si è separato in breve del suo io fotografato, anzi, si è custodito gelosamente.
In sala dal 9 maggio.
Fantastic Machine – Regia: Axel Danielson, Maximilien Van Aertryck; sceneggiatura: Axel Danielson, Maximilien Van Aertryck; fotografia: Axel Danielson, Maximilien Van Aertryck; montaggio: Maximilien Van Aertryck, Axel Danielson, Mikel Cee Karlsson; voce narrante italiana: Elio Germano; produzione: Plattform Produktion; origine: Danimarca, Svezia, 2023; durata: 88’; distribuzione: Teodora Film.
