Il mio posto è qui di Cristiano Bortone, Daniela Porto

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Il mio posto è qui, scritto e diretto da Cristiano Bortone e Daniela Porto, e tratto dall’omonimo romanzo di quest’ultima pubblicato da Sperling e Kupfer (Mondadori), è ambientato in un piccolo paese calabrese all’indomani della Seconda guerra mondiale. Protagonista della storia è la giovane Marta (Ludovica Martino) una ragazza madre promessa in sposa a un uomo vedovo e più grande di lei, per salvare l’onore della sua famiglia. Rimasta incinta del fidanzato partito per il fronte e mai tornato, ora è mamma del piccolo Michelangelo, ed è la vergogna dell’intero paese e per questo è costretta ad accettare un matrimonio riparatore. Ma è un momento storico, quello del dopoguerra, in cui ci sono repentini cambiamenti sociali, politici e culturali e l’incontro con Lorenzo (Marco Leonardi), l’organizzatore gay di matrimoni del paese, illuminerà la coscienza di Marta, aprendola a una prospettiva di libertà e autonomia che non credeva possibile per il suo futuro.
Il film ci conduce nella dimensione del mondo femminile. Un lungo percorso quello dell’evoluzione della condizione delle donne, che continua, non senza difficoltà ancora oggi. La donna è madre e cresce i bambini, la donna è colei che con empatia si prende cura della famiglia, è colei che contemporaneamente lavora, ed è colei che è oggetto dei desideri sessuali. Eppure, non è considerata al pari degli uomini, proprio da quegli uomini che conservano per tradizione un innato orgoglio maschilista.
Ci sono luoghi nel mondo in cui le donne non hanno alcun diritto, e la parità tra uomo e donna non esiste nemmeno nei paesi occidentali più evoluti, soprattutto al sud: non c’è ancora parità di trattamento, le opportunità lavorative non sono le stesse, e sono molti, purtroppo, i casi di violenza fisica e di femminicidio.
Il film, ambientato negli anni ‘40, offre un vero e proprio spunto di riflessione a tutto tondo: cosa è cambiato realmente da allora per le donne? E proprio come per il grande successo di Paola Cortellesi, C’è ancora domani, il discorso portato avanti rimane lo stesso: tra le campagne della Calabria e le borgate di Roma, in fondo, per le donne non sembra fare grande differenza, e lungo è il percorso per affermare i propri diritti.

Per rendere il film credibile e il più possibile realistico Bortone e Porto si sono ispirati alle fotografie originali della campagna italiana del dopoguerra, si sono distaccati totalmente dal film in costume o da un approccio televisivo e patinato, e hanno cercato di restituire l’estrema povertà dei luoghi, le case erano nella maggior parte dei ruderi, e le persone quasi non avevano abiti, la stessa energia elettrica era una rarità. Solo con questa sincerità si poteva collocare Marta nel suo posto di origine, nella sua dimensione arcaica, e seguire la sua lenta ma costante evoluzione, grazie anche all’interpretazione di Ludovica Martino che dopo il successo della serie Skam si smarca finalmente dai ruoli adolescenziali.
Marta non aveva diritto all’istruzione e al lavoro, solo nel 1946 le donne acquisiscono il diritto al voto. Eppure grazie a Lorenzo si affaccia al mondo, proprio lui decide di regalarle una macchina da scrivere e di iscriverla al corso di dattilografa nella sede del PCI, lì ha la possibilità di vedere l’organizzazione delle donne nel partito, impegnate nel sociale, e di capire che, attraverso il lavoro e un’autonomia economica, potrà decidere del suo futuro e di quello di suo figlio: libera del giudizio sociale della comunità e dalle costrizioni della sua famiglia, e libera dal terribile matrimonio di riparazione che l’aspetta.
Il film è volutamente realistico, eppure tra le righe si rivive quel sapore di film come Nuovo Cinema Paradiso, forse anche solo per la semplice suggestione che rimanda l’interpretazione di Marco Leonardi. Nel finale la regia cede a uno stile più da fiction, senza perdere comunque di autenticità, e conducendo i suoi protagonisti verso la meta: la consapevolezza dei propri diritti sociali e della loro individualità.
Marta e Lorenzo sono anime moderne, sono i precursori dei nostri modelli contemporanei, sono i personaggi che nella storia con determinazione spingono, insieme ad altri, verso l’emancipazione collettiva.

In sala dal 9 maggio 2024


Il mio posto è qui Regia e sceneggiatura: Daniela Porto Cristiano Bortone; fotografia: Emilio M. Costa; montaggio: Claudio Di Mauro; interpreti: Ludovica Martino, Marco Leonardi, Bianca Maria D’Amato, Francesco Biscione, Adele Bilotta, Annamaria De Luca, Francesco Aricò, Edoardo Malerba, Michele Brando Larosa, Antonino Sgrò, Saverio Malara, Ivan Artuso, Giorgia Arena, Gianvincenzo Pugliese; produzione: Orisa Produzioni, con il sostegno della Fondazione Calabria Film Commission, Apulia Film Commission e della Regione Lazio, Fondo Lazio Cinema International; origine: Italia/ Germania, 2024; durata: 110 minuti; distribuzione: Adler Entertainment.

 

 

 

 

 

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