Kinds of Kindness di Yorgos Lanthimos

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Kinds of Kindness, titolo dell’ultima fatica del premio Oscar Yorgos Lanthimos, sembra evocare di per sé un ossimoro, viste le storie di sadomasochismo e di aberrazione descritte nei tre episodi che compongono l’opera.
A meno di un anno dal Leone d’oro veneziano con Poor Things! , l’artista greco si è ripresentato  in Concorso al Festival Cannes 2024,  sostenuto e corroborato nel suo valore artistico grazie anche alla presenza di un gruppo di star: la fedele Emma Stone, Jesse Plemons (che ha vinto la Palma come Miglior attore), Willem Dafoe e la nuova stella Margaret Qualley. Nonostante l’apporto di questo cast superlativo, il film di Lanthimos che ora arriva anche nelle sale italiane, tuttavia, appare eccessivamente robotico, a tratti ripetitivo e con dei palesi rimandi alla sua prima filmografia, confermati dal ritorno alla collaborazione  con il suo amico e connazionale Efthimis Filippou con cui aveva scritto i film che lo hanno consacrato come regista dalla fama mondiale: Dogtooth, Il sacrificio del cervo sacro e The Lobster.
Sembrerebbe che Lanthimos abbia voluto sospendere il percorso artistico  con il brillante Tony McNamara (che per lui ha sceneggiato opere d’ispirazione eminentemente British, nell’essenza più prettamente vittoriana come La favorita e Poor Things!) per tornare ad uno stile contorto e di destrutturazione dell’animo umano, se dovesse esistere, visto il materialismo che stravolge e spazza via qualsiasi impeto e sentimento.

La ieraticità dei suoi riferimenti greci si impone in modo a tratti opprimente, seppur affascinante nelle spirali psicotiche di personaggi disfunzionali nella loro umanità più deformata e deformante.
Kinds of Kindness è suddiviso in tre racconti, di cui solo il primo sembra avere una compiutezza narrativa con un approfondimento delle psicologie dei personaggi e del plot.
Il primo è indubbiamente il più completo dei tre, dal titolo La morte di RMF. Il protagonista interpretato da Plemons è un uomo manipolato in tutta la sua esistenza da un losco figuro, un potente magnate nelle sembianze del grande Willem Dafoe. Esegue tutti i suoi ordini alla lettera e per evitare le conseguenti punizioni alla disobbedienza, compie dei gesti a dir poco disumani che lo conducono all’alienazione dell’io.
Nonostante il valore di questo episodio e dello sguardo attento del regista nello sviluppare in modo preciso la psicologia dei personaggi e degli ambienti che li rappresentano, possiamo riconoscerne la somiglianza con Dogtooth uscito nel 2009.

Nel secondo e terzo episodio abbiamo altre due storie di assoluto sadomasochismo o di autodistruzione dell’io, senza che però ci siano delle reali epifanie dei personaggi, senza che se ne intuisca la vera essenza. È evidente che il significato del film ruoti tutto attorno all’impossibilità di stabilire un confine nelle relazioni disfunzionali e di come l’unico comune denominatore sia il grottesco.
Indubbiamente, ci sono nei tre episodi delle scene esilaranti e spunti di riflessioni, che smontano anni di psicanalisi e privano l’individuo di qualsiasi parte nobile, però la grande intuizione di Lanthimos non sfocia in un film che possa sorprenderci rispetto a tematiche già trattate nella sua precedente filmografia.
I classici greci a cui a volte si ispira nella loro volontà distruttiva e arcaica, generano una catarsi: in Kinds of Kindness non si arriva a nessun tipo di significato altro che avvicini l’uomo a un livello superiore esistenziale. Peccare di estetizzazione e di uso smodato del rapporto pornografico tra vittima e carnefice non crea ma danneggia un film lungo e non centrato sull’umanità più profonda seppur perversa.

In sala dal 6 giugno


Kinds of Kindness – Regia: Yorgos Lanthimos; sceneggiatura: Yorgos Lanthimos, Efthymis Filippou; fotografia: Robbie Ryan; montaggio: Yorgos Mavropsaridis; sonoro: Jonnie Burn; musica: Jerskin Fendrix; interpreti: Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Dafoe, Margaret Qualley, Hong Chau, Joe Alwyn, Mamoudou Athie, Hunter Schafer.; produzione: Yorgos Lanthimos, Ed Guiney, Andrew Lowe, Kasia Malipan per Element Pictures, Film4, TSG Entertainment, Searchlight Pictures; origine: Gb/Irlanda/Usa, 2024; durata: 165′; distribuzione: Walt Disney.

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