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Dedicato al padre Vittorio, scomparso tre anni fa, Cùntami di Giovanna Taviani è uno splendido documentario di una settantina di minuti (passato in anteprima alle “Giornate degli Autori” di Venezia 2021), che attraversa la Sicilia partendo dalle profondità del mare di Salina e passando attraverso città (Palermo, Trapani ma anche la Gela dell’industria petrolifera), paesaggi (saline, tonnare, cave, le pendici dell’Etna), paesi densi di storie e di strazi, come la Partinico di Danilo Dolci, al centro altresì di molti episodi di mafia.
Questo road movie, solo apparentemente pauperistico, ma in realtà sorretto da una regia e da una fotografia a dir poco sontuose, che ti fa venire voglia di prendere il primo aereo per la Sicilia, viene compiuto a bordo di un camioncino rosso, guidato da vari personaggi che impariamo a poco a poco a conoscere e “abitato” da una selezione dei più bei pupi, creati e ricreati dalla fantasia e dalle mani di colui che in questo film è l’autentico nume tutelare ovvero il grandissimo Mimmo Cuticchio, il celeberrimo “cuntaro”, ovvero narratore orale e puparo, dal quale per studio e per filiazione tutti gli altri personaggi che incontriamo lungo il cammino non possono non dirsi allievi. Poiché il road movie di Giovanna Taviani è in primo luogo una ricognizione, tutt’altro che erudita e didascalica, bensì animata da uno straordinario afflato epico, antropologico e umano, della tradizione, appunto, dei cuntari, i narratori orali siciliani che tengono viva, alimentano, continuamente arricchiscono una tradizione antichissima.

Veniamo così in contatto, oltreché con Cuticchio – che a più riprese ritorna e al quale viene riservato l’onore di preludere alla chiusura del film attraversando, in una scena memorabile, Corso Vittorio Emanuele a Palermo a cavallo nei panni di un Don Chisciotte ormai sconfitto e morente, con il suo allievo iracheno Yousif Latif Jaralla novello Sancho – con personaggi noti anche nel mondo del cinema, della televisione, del teatro e della musica come Vincenzo Pirrotta, Gaspare Balsamo, Mario Incudine e Giovanni Calcagno, capaci non soltanto di mettere in scena, attualizzandoli, spettacoli che vedono protagonisti alcuni personaggi classici della tradizione dei pupi (Orlando, Angelica, Ulisse, Polifemo, Don Chisciotte appunto) ma di farli interagire sia con la ricchezza dei paesaggi siciliani sia con le vicende anche tragiche della storia e della cronaca più o meno recente che hanno segnato quella terra (l’interazione di Don Chisciotte e Peppino Impastato, la vicenda di Salvatore detto Turiddu Carnevale, il sindacalista ucciso nel 1955 a cui Ignazio Buttitta aveva dedicato un indimenticato lamento e a cui Paolo e Vittorio Taviani, insieme a Valentino Orsini, si erano ispirati per il loro primo film Un uomo da bruciare, 1962, primo dei molti film ambientati dai fratelli in Sicilia).
Verrebbe voglia di citarli e omaggiarli tutti gli episodi di cui è composto questo commovente ma mai patetico documentario: dalla riedizione del lamento di Buttitta, recitata da Balsamo in una cava, al lamento di Polifemo innamorato sulle pendici dell’Etna recitato da Calcagno, a un’esecuzione memorabile di Vitti ‘na crozza da parte di Mario Incudine, capace davvero di farci riascoltare questa canzone celeberrima, sullo sfondo delle ciminiere di Gela (ad esemplare una contraddizione irrisolta fra arcaismo e modernità, autentico basso continuo del film ), privandola di una certa melodicità corriva e riportandola alla sua originaria natura di straziato lamento per un umile lavoratore morto insepolto.
A questa celebrazione nient’affatto archeologica ma concreta di una tradizione vivacissima che esalta la potenza del mito, la grandezza del racconto come valori inestimabili, fondanti e in continua evoluzione, Giovanna Taviani affianca anche una serie di consapevoli e in parte forse inconsci omaggi ai film di padre e zio che in fondo sono stati coloro che l’hanno, per primi, introdotta alla potenza del racconto e del mito – omaggi che sanciscono una virtuosa circolarità che permette, attraverso la narrazione, di provare persino a sconfiggere l’inesorabilità della morte, come ci ricorda l’esecuzione di Etta Scollo di Quannu moru della grande Rosa Balistreri, con cui si chiude il film, accompagnata dalle parole in off di Giovanna che non sono altro che le parole di un messaggio di suo padre a Mimmo Cuticchio, poco tempo prima della morte.
In sala dal 24 maggio 2023
Cast & Credits
Cuntami; Regia e sceneggiatura: Giovanna Taviani; fotografia: Clarissa Cappellani; montaggio: Benni Atria; musica: Mario Incudine; interpreti: Mimmo Cuticchio, Vincenzo Pirrotta, Gaspare Balsamo, Mario Incudine e Giovanni Calcagno, Yousif Latif Jaralla; produzione: Cloud 9 Film, Raicinema, Regione Sicilia; origine: 2021 Italia; durata: 70 minuti; distribuzione: GA&A Productions.
