Shonda Rhimes riesce quasi sempre a conquistare i gusti del vasto pubblico proponendo intrecci accattivanti, spesso leggeri e romantici, che sfiorano, come in questo caso, tematiche delicate capaci di risuonare in profondità le corde emotive dello spettatore.
Dal successo di Grey’s Anatomy, che la ha consacrata al grande pubblico tanto da farle conquistare nel 2007 il Golden Globe per la miglior serie drammatica passando per Private Practice (spin-off di Grey’s Anatomy) e Scandal fino a Inventing Anna (2022), la nota sceneggiatrice conosce perfettamente le regole del gioco e sa come “mantenere” e accontentare il favore e i gusti del suo pubblico.
Nel caso della miniserie La regina Carlotta, una storia di Bridgerton, focalizzata sull’ascesa al potere della giovane regnante, l’amore è il motore principale, perché è capace di andare oltre l’apparenza, superando la diffidenza, gli ostacoli e persino l’ instabilità mentale e psicologica dell’altro.
L’ardore appassionato del sentimento si mostra sfacciato e senza paura sbattendo in faccia al mondo lo slancio e il desiderio di stare accanto al compagno nonostante la malattia, nonostante le difficoltà.
L’amore è qui anzitutto tra giovani, perché i due protagonisti, Carlotta e Re Giorgio III (India Amarteifio e Corey Mylchreest) sono poco più che adolescenti, ma non solo.
L’ intreccio di questo spin-off di Bridgerton mostra anche, negli episodi centrali, i dubbi, i contrasti, l’eccitazione e la passione sfrenata di donne molto meno giovani, che ” ritrovano” il piacere e la sensualità in età matura, riscoprendo passioni che ormai sembravano sopite.
L’ essere femminile ne La regina Carlotta è al centro della ” rivoluzione” e della rinascita intesa come evoluzione dell’ essere umano.
Qui, infatti, la donna, quella appartenente agli “alti ranghi”, cerca di dare un senso più profondo a livello sociale, relazionale e psicologico alla sua esistenza, a partire dalla protagonista, che inizialmente sembra dubbiosa, incerta, quasi “costretta” a contrarre matrimonio e poi, poco dopo, riesce a tenere in pugno le redini dei giochi di potere a palazzo, mostrando un carattere e una tempra piuttosto insoliti per la sua giovane età.
La storia, avvincente a partire dal terzo episodio, prende avvio proprio da un improbabile matrimonio combinato.
La giovanissima Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, nobile delle colonie, si ritrova, a causa di un contratto, costretta a sposare il Re in persona, Giorgio III, appunto. Inizialmente impaurita e offesa per essere stata data in moglie a un uomo sconosciuto senza il suo consenso, la giovanissima futura regnante tenta di fuggire ma viene fermata da un uomo giovane, carismatico e affascinante, che sa conquistarla senza troppa fatica.
Inutile dire che Carlotta viene stregata proprio dal re, amabile e avvenente, che sembra però avvicinarla e tenerla a distanza allo stesso tempo, perché alza un muro apparentemente indistruttibile.
L’incostanza caratteriale di Giorgio III nasconde purtroppo un segreto inconfessabile, che verrà fuori lentamente…la sua malattia mentale, capace di caratterizzare la narrazione di drammaticità, intensità ed enfasi. Il regnante, giovanissimo, in preda alle nevrosi diventa a tratti incontrollabile e incapace di lucidità e di stabilità.
L’ elemento della follia, che viene fuori lentamente nel corso degli episodi, riesce a rendere la storia d’amore tra il reggente e Carlotta più reale e piena di sfumature, insomma non la solita storia d’amore da copertina.
Ineccepibile, forse anche troppo, la reazione della protagonista, che subito si mostra forte e capace di stare accanto al suo uomo, comprendendo fin da subito la sua debolezza e le sue ferite profondamente.
La sua immediata maturità è il punto di debolezza più marcato di questo riuscito prequel, perché la regina, da ragazza spaesata, nel corso di poche puntate, diventa una donna forte, in grado di esercitare il suo potere con autorità e carisma, riuscendo a stare accanto a Giorgio con grande lucidità ed empatia al tempo stesso. Quasi incredibile per una ragazza di quasi vent’anni.
La regina Carlotta è una storia che si delinea al femminile, e le tre donne perno dell’ intreccio, Lady Agatha Danbury (interpretata da Arsema Thomas nel passato e da Adjoa Andoh nel presente) Lady Violet Bridgerton (Connie Jenkins-Greig nel passato e Ruth Gemmell nel presente), e la protagonista (India Amarteifio da giovane e poi Golda Rosheuvel) affrontano un percorso personale non privo di difficoltà e ne escono sempre con uno sguardo rinnovato, a testa alta.
Si tratta, come accennato, di donne appartenenti al bel mondo dorato dell’alta società: lo sguardo della Rhimes, appassionato e malizioso, non abbraccia le vicende e le microstorie dell’uomo o della donna comune, ma si concentra sull’ ascesa sociale di una cerchia ristretta di esseri umani, chiusi, a tratti ingabbiati nel loro piccolo mondo perfetto.
E la regina Carlotta, che trae ispirazione da fatti reali ma non vuole essere una trasposizione storica, riesce a intrecciare gli intrighi di un microcosmo fatto di corsetti stretti, parrucche raffinate, abiti ampi e luccicanti, ma che non è privo di debolezze umane e di contrasti chiaroscurali.
Passione, confidenze, incrinature e segreti si nascondono e si intrecciano dietro un universo apparentemente perfetto. L’ aspetto umano, viene fuori nel tentativo di allentare le maglie di un sistema ” sociale” stretto e poco accomodante. E in questa “piccola” rivoluzione, i personaggi, soprattutto quelli femminili, assaporano la libertà. Non mancano scene ad alto tasso erotico, tratto distintivo e ” gustoso” di Bridgerton.
Su Netflix dal 4 maggio 2023
La regina Carlotta, una storia di Bridgerton – Showrunner: Shonda Rhimes; regia: Tom Verica; sceneggiatura: Julia Quinn, Shonda Rhimes; fotografia: Jeffrey Jur; musica: Kris Bowers: interpreti: India Amarteifio, Corey Mylchreest, Arsema Thomas, Sam Clemmett, Golda Rosheuvel, Adjoa Andoh, Ruth Gemmell, Michelle Fairley, Hugh Sachs; produzione: Shondaland; durata episodi (sei): 54-86 minuti; origine: USA, 2023; distribuzione: Netflix.