The Penguin di Lauren LeFranc (Golden Globe a Colin Farrell)

  • Voto
4

Per riprendere uno dei temi cari a Cronenberg, se è vero che l’aspetto fisico condiziona la percezione del sé e di conseguenza la mente e il modo di pensare, quanto deve essere stata profonda l’esperienza di Colin Farrell, che per mesi e mesi ha passato interminabili ore al mattino per trasformarsi nel pinguino, e quanto lentamente e progressivamente è egli stesso divenuto il pinguino, costruendone la gestualità, il maldestro e minaccioso claudicare, studiando le nuove espressioni che poteva costruire con quella maschera ed analizzandone l’effetto, la risata, gli sguardi, il ghigno. 

Già prima di portarsi a casa il Golden Globe come miglior attore in una miniserie, Colin Farrell si era espresso con entusiasmo riguardo all’esperienza, nonostante le sofferenze. Guardando lo show si assiste a qualcosa di effettivamente straordinario, l’interprete è stato capace di donare a la figura di Oz, un personaggio repulsivo e perlopiù privo di umanità, il carisma per essere non solo accettato, ma sostenuto da un pubblico che, nonostante intuisca ripetutamente la natura disperata e pericolosa del pinguino, non può odiarlo e neppure condannarlo, e considerando la turpitudine delle azioni compiute dal personaggio, si tratta di un risultato notevole. 

The Penguin, ennesima serie tv di alto rango targata HBO ci fa dimenticare in fretta, come fosse un brutto sogno, quello scempio passato al cinema qualche tempo fa che rispondeva al nome di Joker: Folìe a Deux,  su cui non è il caso di spendere altre parole. E se cercate il vero Villain targato DC dell’anno, lo scettro lo troverete sicuramente in mano ad Oz, e non ad Arthur Fleck 

The Penguin prende molti elementi convenzionali e li decostruisce progressivamente, portando la vicenda e il tono verso qualcosa di inedito. Nell’universo dove si muove il Pinguino non esiste il bene, l’innocenza è un ingombro di cui disfarsi in fretta, se si vuole sopravvivere in mezzo a squali e personalità disturbate che utilizzano il potere come esercizio di catarsi, lasciando dietro di sé una scia di vittime innocenti. 

Cristin Milioti e Colin Farrell

Pinguino, all’anagrafe Oswald Chesterfield Cobblepot, non ha amici, le sue alleanze sono sempre temporanee, e chiunque stringa patti con lui lo sa bene, tutti lo vorrebbero morto, tutti finiscono per allearsi con lui sperando di usarlo e farlo fuori in un secondo momento, il problema però è che in questo campo lui è il più abile e scaltro di tutti; più del capo della famiglia rivale, più della nuova erede della famiglia precedentemente alleata. Rispetto ad entrambi Pinguino è sempre due passi avanti. Certo, anche lui ha dei punti deboli, ma ancora nessuno sa quali siano. Forse vogliamo disperatamente amare il pinguino perché in fondo si tratta della manifestazione fisica di colui che è stato rifiutato, respinto, bullizzato, ma che mai per un secondo ha perso fiducia in sé stesso. Una fiducia necessaria, non al successo, ma alla sopravvivenza, temprata dalla rabbia e dalla frustrazione di chi sa, In fondo, che dovrà sempre essere solo con sé stesso. Con altre coordinate ed in un altro contesto la parabola di Pinguino potrebbe benissimo essere presentata come una storia edificante di riscatto personale, questo ci fa capire bene quanto scivolosi siano i contorni della questione. 

Ambientata pochi giorni dopo gli eventi di The Batman (2022, il regista del film Matt Reeves è qui in veste di produttore), la serie esplora dunque i complessi giochi di potere che emergono con la morte del boss mafioso Carmine Falcone (John Turturro nel film di Reeves, Mark Strong in The Penguin), lasciando un vuoto nel sottobosco malavitoso della città. 

Oz, inizialmente un sottoposto di Falcone, vede l’opportunità di affermarsi come leader, ma il suo cammino è ostacolato da Salvatore “Sal” Maroni (Clancy Brown) e Sofia Falcone (la sensuale e minacciosa Cristin Milioti), figlia di Carmine, che ritorna sulla scena per rivendicare il controllo dell’impero di famiglia. Una sera Oz becca un ragazzino che stava tentando di rapinagli l’auto, ed invece di farlo fuori decide di prenderlo con sé, il rapporto tra il ragazzo, Victor Aguilar (Rhenzy Feliz) ed Oz passa dal ricatto alla fiducia: Victor diventa il suo autista ed il suo braccio destro, e sarà uno degli elementi fondamentali per il culmine drammatico della vicenda. 

Otto episodi tesi e cupi, che scorrono lungo un ambiente ostile e decadente, ricreando meravigliosamente la violenza e l’oscurità di Gotham stessa, e contemporaneamente alla folle ascesa di potere di Oswald, assistiamo all’inesorabile inabissamento del suo quartier generale, fino a raggiungere il suo elemento naturale, le fognature labirintiche ed enormi del sottosuolo di Gotham. 

Scarface (1983), Gli intoccabili (1987), Morte di un allibratore cinese (1976), Il braccio violento della legge (1971), e tanti altri gangster movie sono stati utilizzati come modello, ed anche serie tv come I Soprano, accostabili per quella sottile ricerca di zone grigie nella moralità dell’essere umano. 

Rhenzy Feliz e Colin Farrell

Ma uno dei riferimenti principali per il personaggio del Pinguino non è cinematografico, spiega infatti la showrunner Lauren LeFranc Per il personaggio di Oz, ho tratto grande ispirazione da Buddy Cianci, sindaco di Providence, Rhode Island, per ben 21 anni. Durante i miei studi a Providence, ho avuto modo di conoscerne la figura. All’epoca, Cianci era in prigione, ma incredibilmente fu rieletto una volta scontata la pena. Era un personaggio carismatico e amabile, capace di conquistare le persone, ma al tempo stesso noto per la sua violenza, il suo comportamento spregevole e una corruzione dilagante. Nonostante tutto, la gente lo adorava perché si prendeva cura della comunità. La storia di Oz nel primo episodio, quando parla di Rex Calabrese, rappresenta un mio personale omaggio a Buddy Cianci e al complesso mix di tratti che incarnava, diventando per me una fonte di ispirazione. 

Dopo il finale della serie sappiamo bene chi è il pinguino, da dove viene e dove ha intenzione di andare. Ed ovviamente, quando lo vedremo comparire nel prossimo film di Batman (previsto per il 2027), l’investimento emotivo di cui si caricherà il personaggio avrà una portata enorme, e siamo veramente curiosi di capire come farà il regista a portarci nuovamente a parteggiare per Batman, perché al momento, tutti noi che abbiamo visto The Penguin, e siamo consapevoli delle mostruosità di cui è capace, continuiamo inesorabilmente, e nonostante tutto, a stare dalla sua parte.

Su Sky (e Now).


The Penguin– Showrunner: Lauren LeFranc; regia: Craig Zobel, Kevin Bray, Helen Shaver, Jennifer Getzinger; sceneggiatura: Lauren LeFranc; fotografia: Darran Tiernan; montaggio: Henk Van Eeghen, Meg Reticker, Andy Keir; musiche: Mick Giacchino; interpreti: Colin Farrell, Cristin Milioti, Rhenzy Feliz, Deirdre O’Connell, Carmen Ejogo, Theo Rossi; produzione: Warner Bros. Television, DC Entertainment; origine: Stati Uniti; durata: 8 episodi, ciascuno di circa 47–68 minuti; distribuzione: Sky. 

 

 

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