Joker: Folie à Deux di Todd Philips

  • Voto
3


Folie à Deux apre con una sequenza di animazione ispirata ai corti dei Looney Tunes, nella quale intravediamo una locandina che omaggia il De Niro di Re per una Notte (il capolavoro di Scorsese a cui il precedente Joker era fortemente debitore), per poi piombare nel cupo carcere dove Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) è rinchiuso, a seguito degli avvenimenti del primo capitolo.
Arthur Fleck, e non il Joker, è dunque il protagonista della prima parte del film, scorrevole ed avvincente, che si occupa anche di chiarire al pubblico che strana creatura ha di fronte: Joker: Folie à Deux è un film che oscilla tra court-drama e musical; ritroviamo inalterata la potenza visiva del primo film, ma tutto il resto cambia, l’esperimento si rivela interessante, ma al contempo problematico.

Andiamo per ordine: Arthur viene avvicinato da una detenuta, Harley Quinn (Lady Gaga), apparentemente una piromane che ha dato fuoco alla palazzina della madre. I due si studiano brevemente, ma ci vuole poco per entrare in empatia con il povero Arthur, qui ancora più indifeso che nel primo capitolo.

Nasce una storia d’amore affettuosa e megalomane, e i due si lasciano trasportare da danze e duetti di cabaret che descrivono ed annunciano il ritorno in pompa magna del Joker. Dopo due anni, il messia che ormai attendono in molti.

È da qui che parte l’enorme tragedia che permea tutto il film: tutti vogliono il Joker, nessuno, neppure Harley, vuole Arthur Fleck. E soprattutto, tutti si ostinano a separare le due entità, creando un’ulteriore frammentazione di una psiche già estremamente fragile.
Il film è volutamente oscuro su questo punto: il Joker è veramente un’entità che si produce a seguito di una condizione schizofrenica, o è l’ultimo disperato tentativo di Arthur Fleck di essere visto e percepito? E chi è veramente avido di avere questa risposta? L’avvocato che lo difende? Le orde di adepti che inneggiano a lui? Harley Quinn? Tutti vogliono che Arthur diventi ciò in cui loro credono, ciò di cui loro hanno bisogno. Tutti vogliono definirlo. Tutti, tranne Arthur.
Ma se è questo che il pubblico desidera, così sia: Arthur torna ad essere il Joker, mette in scena il suo spettacolo di cabaret e torna ad essere amato e odiato. Ricopre l’unico spazio che gli viene concesso, per poi offrire al pubblico l’ultimo grande colpo di scena, che lo porterà ad essere nuovamente rifiutato e ripudiato da tutti. Anche da colei che pensava fosse l’unica ad averlo compreso.

Il tentativo di costruire una sorta di musical attorno alla vicenda non si sviluppa felicemente. Potremmo imputare la responsabilità ai brani poco accattivanti, ma è la stessa connotazione musicale a risultare posticcia e non convincente. Si soffre quando canta lei, meglio quando canta lui, meglio ancora quando non canta nessuno.
Lady Gaga è l’anello più debole del film: una presenza eccessiva in scena, e una serie di battute e situazioni poco ispirate la rendono sempre meno tollerabile. Non c’è, a nostro avviso, sufficiente carisma, ma neppure, come dicevamo, una adeguata caratterizzazione.
Phillips ha sempre percepito il Joker di Phoenix come un essere in cui scorrevano grazia e musicalità, che nel primo capitolo si esprimevano attraverso una lenta e primordiale danza. Aggiungere il canto e trasformare questi momenti in ancore immaginifiche di salvezza riduce, a nostro avviso, la portata della suggestione.
Ogni volta che il film recupera tensione e torna a decollare, parte un intermezzo solista, oppure un duetto tra i due protagonisti. In conferenza stampa, Phoenix e Gaga si sono soffermati a descrivere il processo di creazione delle coreografie, e risulta evidente che il lavoro creativo, fatto di ripensamenti e rivisitazioni, ha prodotto un risultato discontinuo che forse non esprime tutto ciò che vi sta dietro.
Che questo fosse un film fortemente voluto da Phoenix, si intuiva già al termine del primo Joker. Già in quell’occasione infatti, Phoenix aveva manifestato il suo entusiasmo per la collaborazione con il regista  e la volontà di approfondire ulteriormente il personaggio. L’impressione è che Todd Phillips, stavolta, non sia riuscito a mantenere saldo il timone creativo come nel precedente capitolo, lasciandosi influenzare un po’ troppo dalle due superstar.

Torniamo a vedere le scale rese celebri dal primo capitolo della storia, e il film è costellato da tante altre piccole citazioni e riferimenti, (tra cui uno molto brillante che riguarda Harvey Dent) e questo vale anche per il linguaggio del corpo dello stesso Joker, ma le movenze sinuose ed ipnotiche che ci avevano affascinato nel primo film si trasformano qui in una posa, una sorta di cifra stilistica, leggermente meno dirompente.
Ci siamo forse soffermati troppo sulle note dolenti, ma tutta la parte, piuttosto consistente, che si svolge in tribunale ritrova lo smalto della precedente opera di Todd Phillips . Quando il Joker diventa avvocato di sé stesso, Phillips, tornato anch’egli in sé, costruisce le varie udienze in modo da rendere imprevedibile e inaspettato l’atteggiamento di Arthur. Tra gli imputati troviamo vecchie conoscenze, come Zazie Beetz e Leigh Gill, l’amico nano di Arthur, che si confronta con il Joker cercando una sintesi tra le due facce, sintesi che Arthur rifiuta categoricamente, in una delle scene più significative del film.
I colori vividi e bruciati di Lawrence Sher rappresentano un’evoluzione ed un’espansione luminosa del primo capitolo, sempre fedele alle varie declinazioni del verde e del rosso cupi. Delle canzoni abbiamo già parlato, ma la musica di atmosfera rende bene e fa il suo dovere.
Nonostante l’osservazione sul compiacimento di certe pose ripetute, Joaquin Phoenix si conferma un gigante della recitazione e la sua dedizione al personaggio è commovente. L’inventiva con cui sperimenta con il gesto e l’espressività facciale ci fa desiderare che il film torni ad essere, malgrado il titolo, un puro one man show. Anche per questo, forse, Lady Gaga ne esce malconcia, ma probabilmente non ne avrà a male, dato i 12 milioni percepiti per interpretare il ruolo.

In Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2024.
In sala dal 3 ottobre 2024.


JokerFolie à Deux – Regia: Todd Phillips; sceneggiatura: Scott Silver, Todd Phillips; fotografia: Lawrence Sher; montaggio: Jeff Groth; scenografia: Mark Friedberg; costumi: Arianne Phillips; musiche: Hildur Guðnadóttir; suono: Erik Aadahl, Ethan Van der Ryn; effetti visivi: Brendon O’Dell; interpreti: Joaquin Phoenix, Lady Gaga, Brendan Gleeson, Catherine Keener, Zazie Beetz; produzione: Joint Effort (Todd Phillips, Emma Tillinger Koskoff, Joseph Garner); ; origine: USA, 2024; durata: 138 minuti; distribuzione: Warner Bros Pictures.

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