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El Diablo Fuma (y guarda las cabezas de los cerillos quemados en la misma caja), l’opera di debutto nel lungometraggio del messicano Ernesto Martinez Bucio, può essere definito un vero e proprio studio antropologico sul fallimento della famiglia dal punto di vista dei figli, vittime di un’infanzia violata a causa di un’esistenza sfortunata e misera. Nonostante la brutalità della situazione a dir poco squallida, la magia dei piccoli sta nel fatto che, nonostante tutto, non perdono il loro potere immaginifico.
I protagonisti del film sono cinque fratellini abbandonati da dei genitori molto probabilmente inadeguati nel loro ruolo: per antonomasia il ghosting di un adulto nei confronti di un bambino è paragonabile solo a un reato grave, a un atto disumano, visti gli irrimediabili danni materiali e psichici che può provocare. Un giorno entrambi i genitori spariscono, lasciando loro, invece che una lettera, un commiato piuttosto surreale: delle scarpe nuove.
L’unico adulto rimasto ad “accudirli” è la nonna, una figura molto ambivalente, ossessionata da idee esoteriche e che si esibisce in racconti degni di un rituale locale, narrando in modo inquietante che: il diavolo è come le mosche si posa su di te quando la tua carne comincia a deteriorarsi, e non importa quante volte le cacci, torneranno sempre. Inoltre compie gesti che mettono a repentaglio la sicurezza dei nipoti: fa staccare il campanello dal portone, barrica le porte con mobili e copre le finestre con teli di plastica. L’atto più grave è il divieto di giocare fuori, una mancanza che per dei bambini rappresenta un loro potenziale enorme disagio, visto che sono in un range d’età tra i 5 e i 12 anni.
L’ambiente scelto dal regista messicano potrebbe essere accostato alla scena di un lavoro frutto di letteratura tratta dal realismo magico, in cui le varie idee e immagini si fondono senza poter distinguere il vero dall’onirico.
Un fatto realistico di sicuro avviene, un giorno arriva la polizia, chiamata da uno dei bambini che sente dei rumori sospetti.
L’evento, quasi come se fosse un’inconsapevole richiesta di aiuto da parte dei cinque fratelli, ha come conseguenza la richiesta degli agenti dei servizi sociali per analizzare le condizioni di vita dei minori che dalle informazioni prese, sarebbero stati trasferiti in una nuova casa.

È da questo momento che il mondo infantile a tratti ricco di giochi e scherzi, si incupisce, dando un aspetto drammatico a tutte le scene del film, in cui i dialoghi e i visi dei protagonisti assumono espressioni incredibilmente realistiche: ci si domanda come abbia fatto il regista a creare una sintonia così profonda tra attori bambini che non sono fratelli veri. Nella discussione dopo la proiezione, Ernesto Martinez Bucio ha risposto che il segreto è stato farli vivere assieme e farli entrare in armonia.
Opera a low budget ma dalla regia matura, El Diablo Fuma, nonostante alcune 0scurità, volute o meno riguardo alla trama, in cui, ad esempio, non si capiscono le cause dell’abbandono da parte dei genitori, come ad evitare un giudizio di responsabilità, si è confermato una presenza fresca e emozionante nella nuova sezione, Perspectives, inaugurata nella prima edizione della Berlinale diretta da Tricia Tuttle.
