Muori di lei di Stefano Sardo

  • Voto
3.5

All’inizio del film ascoltiamo in off la voce del protagonista, Luca Messico alias Riccardo Scamarcio, che a mo’ di preambolo ci introduce nei fatti con le seguenti parole: “questa non è la storia di come sono diventato padre, ma questa non è neanche la storia di come la pandemia ha fatto deragliare le nostre esistenze. Questa è la storia di Amanda e di come mi ha rovinato la vita. Per lei ho fatto cose molto brutte”. E le danze si aprono subito…

Noto sceneggiatore – l’ultima sua opera, insieme ad altri, è L’arte della gioia per la regia di Valeria Golino (2024) – Stefano Sardo, qui alla sua seconda regia dopo Una relazione (2021), sembra quasi partire o almeno variare le tematiche del film precedente (e dell’omonimo libro) dove si narrava, su spunti autobiografici, di una coppia in crisi e delle conseguenze che la loro separazione comportava: l’amore, l’affetto e la difficoltà di restare fedeli a se stessi e, al tempo stesso, ai propri sentimenti. Ma in Muori di lei – titolo a dir poco capzioso – le cose si complicano e di molto, diciamo subito in maniera creativamente piuttosto positiva e sorprendente.

Il Luca di cui si parlava all’inizio è un insegnante di filosofia, frustrato nelle sue vocazioni accademiche, alle prese con una tesi di dottorato che non riesce a scrivere e che insegna, svogliatamente, in un Liceo. Ci troviamo a Roma nel periodo del lockdown in una gran bella casa panoramica comprata dal saccente suocero chirurgo (Paolo Pierobon) alla figlia, Sara (Maria Chiara Giannetta), che attende, ma non è del tutto sicura, di procedere ad una fecondazione assistita con il marito. La loro relazione di coppia, già incrinata dalla routine e dai non detti, non vive momenti molto felici malgrado la decisione ancora in bilico di avere un figlio – in più la donna, un medico, è molto impegnata in ospedale e quindi spesso assente. La situazione precipita quando apprendiamo dalla tv con Giuseppe Conte nello storico 9 marzo 2020,  che bisognerà stare tutti chiusi tappati in casa in isolamento, e così Sara verrà totalmente assorbita dall’emergenza in ospedale. Solo, svogliato e annoiato, Luca passa le giornate tra lezioni online e lunghe serate a fissare il soffitto ma la terribile monotonia che acuisce i suoi problemi, i suoi dubbi vengono improvvisamente interrotti dalla presenza, nell’appartamento accanto, di una nuova vicina, una donna misteriosa e affascinante, Amanda (Mariela Garriga). Inizialmente, Luca la spia dalla finestra, attratto dalla sua bellezza, osserva i pesanti litigi con un uomo piuttosto violento poi inizia, rotto l’isolamento e, step by step, a farne la conoscenza iniziando a intrattenere con la ragazza che è una cubana, quella che si definisce solitamente una relazione piuttosto pericolosa. Insomma, si passa dalla curiosità ad un’ossessione quasi morbosa, con tutto ciò che ciò comporta, innanzitutto nascondere la situazione alla moglie che sempre meno può rientrare in casa e cogliere quanto sta accadendo a Luca. E fin qui, niente di nuovo, sembrerebbe un banale film di desiderio e tradimento – in più ambientato nel periodo della pandemia -, una consueta storia su una relazione al tramonto quando compare una nuova, luminosissima stella d’amore, ma per fortuna le cose non stanno esattamente così. A questo punto è d’obbligo interrompersi per non rivelare il complesso mistero che si nasconde sotto le apparenze, dove ciò che appare potrebbe anche esser frutto di fantasia o della immaginazione dei protagonisti. Una risposta univoca che ci arriverà solo nel finale.

Maria Chiara Giannetta e Riccardo Scamarcio

Bisogna dar atto a Stefano Sardo e al suo co-sceneggiatore Giacomo Bendotti di averci consegnato un film piuttosto originale, a tratti spiritoso, che vuole, certo, esplorare le tante pieghe della psiche umana del protagonista intrappolato nella solitudine e insieme denudare quell’instabile, fragile equilibrio tra amore, ossessione e senso di colpa che si crea in casi del genere. In più, però, dopo un inizio lento e un po’ stereotipato che sembrerebbe incamminarsi in percorsi persino troppo prevedibili, Muori di lei ci narra, invece, anche una vicenda ricca di detour e di brillanti colpi di scena, sempre giocando sul tavolo verde della tensione e della percezione della realtà con uno bravo Scamarcio del tutto in parte. Al film, dunque, gli si possono, allora, perdonare alcuni intellettualismi e citazioni di troppo o qualche imperfezione (leggera) nel ductus narrativo, ma questo (semi)thriller quasi tutto (o quasi) girato in un unico ambiente, in uno spazio claustrofobico reso credibile dal periodo della pandemia, ci ha convinto – anche per il suo tono scanzonato che non si vuole troppo prendere sul serio. Con La citta proibita di Gabriele Mainetti, due buoni film italiani, abbastanza fuori dai consueti schemi di casa nostra, nel giro di una settimana … capitasse più spesso.

In sala dal 20 marzo 2025.


Muori di lei – Regia: Stefano Sardo; sceneggiatura: Stefano Sardo, Giacomo Bendotti; fotografia: Francesco Di Giacomo; montaggio: Sarah McTeigue; scenografia: Mauro Vanzati; interpreti: Riccardo Scamarcio, Mariela Garriga, Maria Chiara Giannetta, Giulio Beranek, Francesco Brandi, Paolo Pierobon, Federico Mancini; produzione: Ines Vasiljevic, Stefano Sardo, Jelena Mitrovic per NightSwim, Medusa Film, Film House Bas Celik; origine: Italia/Serbia, 2025; durata: 99 minuti; distribuzione: Medusa Film

 

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