-
Voto
A quanto sembra, sarebbe dovuta essere Cristina Comencini, il cui nome è restato nel novero di quanti firmano la sceneggiatura, a dirigere questo Le assaggiatrici, scelto ad aprire il Festival di Bari 2025 sotto la nuova direzione di Oscar Iarussi, film tratto dall’omonimo bestseller di Rosella Postorino (Feltrinelli, 2018), tradotto in molte lingue e basato su una storia vera, quella di Margot Wölk (1917 – 2014). Che è rimasta l’unica superstite di una terribile, quasi unica, esperienza, e cioè quella, con altre 14 malcapitate, di essere stata chiamata/obbligata ad essere l’assaggiatrice preventiva del cibo del Führer, per evitare che potesse essere avvelenato. Ciò avveniva, durante la II° Guerra mondiale, nella caserma di Krausendorf nei pressi della famosa “Wolfsschanze”, La Tana del Lupo, uno dei quartieri generali di Hitler sul fronte orientale, vicino l’attuale cittadina di Kętrzyn (allora Rastenburg), oggi in Polonia, all’epoca nella Prussia Orientale. La vicenda, in verità poco nota, è stata rivelata nel 2012 dalla novantacinquenne sopravvissuta poco prima di morire ed è diventata la base del libro di Pastorino e ora del film di Silvio Soldini, con un nome cambiato. Come ha spiegato la scrittrice d’origine calabrese “ho scelto di raccontare la sua storia perché racconta la guerra dal punto di vista delle donne, che restano a casa ma che in questo caso fanno parte a loro volta di un piccolo esercito, un esercito senza armi se non il proprio corpo, e che come soldati sono costrette a sacrificare la propria esistenza per una causa più grande: il Terzo Reich”.

A partire dall’autunno del 1943 sino quasi alla fine della guerra, seguiamo una segretaria berlinese, Rosa Sauer (Elisa Schlott), che per sfuggire ai bombardamenti nella capitale, si rifugia nel villaggio natale del marito, che si trovava a combattere sul fronte russo. Qui, Rosa, appena arrivata nella casa dei suoceri contadini, viene reclutata, insieme ad altre ragazze della zona (nel film sono sette) a svolgere il compito, per cui sono persino pagate, tanto privilegiato quanto altrettanto pericoloso, il compito, come si accennava, di assaggiare i pasti destinati a Hitler. E così, nel corso delle varie stazioni del film, seguiamo il loro rituale di lavoro e le paure connesse all’incarico, osserviamo le dinamiche interne che si sviluppano tra le ragazze con le loro amicizie/rivalità e un segreto decisivo di cui verremo messi a parte riguardante Elfriede (Alma Hasun), la più ostile e carismatica del gruppo; poi, dopo l’arrivo di un nuovo ufficiale Albert Ziegler (Max Riemelt) con cui Rosa intesse un rapporto ambiguo di odio-amore, cresce il terrore e assistiamo al graduale peggioramento della situazione soprattutto a seguito degli echi dell’attentato (purtroppo fallito) al Führer da parte del Conte von Stauffenberg il 20 luglio 1944 proprio nella “Wolfsschanze”; e, poi, tanto altro ancora, eventi su cui non ci possiamo dilungare per non scoprire troppo le carte con lo spettatore né togliergli il piacere dell’intrigo.

Insomma, le varie esperienze, via via vissute dalla protagonista, porteranno Rosa a confrontarsi con paure profonde, sensi di colpa, legami forse inaspettati e molti dilemmi morali, sino ad essere obbligata a prendere delle decisioni sul crinale della collusione con il Male o dettate dal semplice istinto di sopravvivenza. Soprattutto nella sua figura, dunque, e in parte anche in quella dello zelante e insieme romantico ufficiale nazista si riflettono le tante zone grigie dell’esperienza umana in tempi terribili di conflitto in cui la propria vita è sempre sul filo del rasoio.

Ben fotografato dal grande Renato Berta, costruito in gran parte come un Kammerspiel psicologico e con una recitazione (tutta in tedesco e con attori tedeschi) che si adegua a tale impianto narrativo, Le assaggiatrici è, dunque, un film di livello che ci permette per lunghi tratti di riconsiderare l’epos finale della Götterdämmerung nazista da un’inedita ottica al femminile e da una prospettiva abbastanza originale. Non è la prima volta, poi, che Silvio Soldini si è avventurato, con successo, nel difficile compito di girare una sua opera in una lingua straniera, come era già avvenuto per lo meno nel 2002 con Brucio nel vento.
Dato per acquisito il valore testamentario di questa quasi paradossale vicenda, Le assaggiatrici si lascia seguire con un sicuro interesse e anche con una certa commozione per quanto veniamo scoprendo nel corso dei fatti narrati. Ricostruzione d’epoca e la recitazione dei protagonisti ci sono sembrati all’altezza, tuttavia, a tratti, il film sarebbe potuto essere più conciso e meno ridondante, anche se non cade mai nel melodramma più melenso. Temiamo, infine, che tutto doppiato in italiano, possa perdere parte della sua credibilità storico-artistica e quindi a chi interessasse vederlo, raccomandiamo caldamente la versione in originale tedesco con i sottotitoli. Dopo l’anteprima di Bari, ora nei nostri cinema.
Film d’apertura del BIF&ST 2025
In sala dal 27 marzo 2025.
Le assaggiatrici – Regia: Silvio Soldini; sceneggiatura: Doriana Leondeff, Silvio Soldini, Cristina Comencini, Giulia Calenda, Ilaria Macchia, Lucio Ricca, dal romanzo omonimo di Rosella Postorino; fotografia: Renato Berta; montaggio: Carlotta Cristiani, Giorgio Garini; scenografia: Paola Bizzarri; interpreti: Elisa Schlott, Max Riemelt, Alma Hasun, Emma Falck, Olga Von Luckwald, Thea Rasche, Berit Vander, Kriemhild Hamann; produzione: Lionello Cerri, Cristiana Mainardi, Joseph Rouschop, Katrin Renz, Stefan Jäger per Lumière & Co., Tarantula, Tellfilm, Vision Distribution; origine: Italia/Belgio/ Svizzera, 2025; durata: 123 minuti; distribuzione: Vision Distribution.
