A dirigere il remake Live action della fortunata trilogia di Dragon Trainer della DreamWorks troviamo lo stesso Dean DeBlois: coincidenza vuole che questo atteso lavoro quasi si sovrapponga per tempistiche all’uscita del remake del film d’animazione di Lilo & Stitch (2002), che era stato (co)sceneggiato proprio dallo stesso regista canadese.
In realtà, entrambi questi remake hanno la caratteristica di rimanere molto vicini ai rispettivi cartoon ed entrambi, sulla scia narrativa del regista, sanno affrontare con successo la tematica della diversità nella società, ma – ancor più – del conflitto che la diversità innesca all’interno della società stessa.
La trilogia di Dragon Trainer era già stata un grande successo per la DreamWorks, che in passato aveva già segnato dei punti importanti grazie a Madagascar (2005) o Shrek (2001), con i rispettivi sequel. Dunque, come la maggior parte dei live action, Dragon Trainer aveva il compito di attualizzare e spettacolarizzare il messaggio del cartoon originale, dovendo scegliere quanto rimanervi fedele o quanto – invece – discostarsi dal primo lavoro.
Come anticipato poc’anzi, la scelta del regista è quella di una fedeltà quasi assoluta, con qualche piccola modifica per alcuni personaggi, che anziché essere tutti dei vichinghi autoctoni dell’isola scandinava di Berk, provengono da diverse latitudini del pianeta.
Così come l’originale, uno dei motivi del successo di questo live action (di cui siamo già certi) sarà il focus sul mondo fantastico dei draghi: nonostante questa figura sia ricorrente nella mitologia e nelle leggende occidentali (pensiamo a quelle relative alla tavola rotonda e a Camelot), così come nell’immaginario asiatico del Giappone e della Cina (nel quale i draghi sono associati spesso all’elemento dell’acqua), non sono molti i titoli fantasy che hanno lasciato un segno duraturo nel mondo del cinema.
Sicuramente ad aver lasciato un segno è stato il Drago Falkor de La storia infinita (1984) e – con minore successo – quello di Dragonheart (1996), mentre quasi nel dimenticatoio è finita la suggestiva avventura fantasy della Disney Raya e l’ultimo drago (2021), ambientata in un universo dal sapore asiatico e medio orientale.

Dal punto di vista della spettacolarità questo Dragon Trainer soddisferà ampiamente le aspettative dei fan di sempre, così come di chi vi si interfaccerà per la prima volta: le scene tra il protagonista Hiccup (con la voce originale di Mason Thames) – giovane vichingo – e il drago amico Sdentato non colpiranno unicamente per la tenerezza, ma anche per i fantasmagorici voli a cavallo del drago, tra le splendide scogliere della Scandinavia – che possono trovare un paragone cinematografico soltanto se pensiamo alle scene de La storia Infinita tra l’amato drago Falkor e il protagonista Bastian.
Tornando allo script, a molti già noto, la storia ruota attorno al giovane vichingo Hiccup – ragazzo che preferisce un approccio di curiosità e studio verso il mondo dei draghi, piuttosto che la violenza brutale della caccia. Hiccup passa il tempo a studiare metodi per avvicinare e catturare i draghi, ma soprattutto vuole conoscerne la natura: in particolar modo il ragazzo è ossessionato da una specie di drago che nessuno ha mai visto, ossia la Furia Buia.
Inaspettatamente, proprio mentre continua ad esser deriso da tutti per il suo approccio ‘contemplativo’, riesce ad avvicinare ed in seguito a fare amicizia proprio con una Furia Buia, che affettuosamente chiamerà Sdentato.
Proprio nel bel mezzo della conoscenza e della nuova amicizia con il drago, Hiccup si troverà a dover mentire ai compagni del villaggio per proteggere il suo nuovo amico. Il sentimento di amicizia e protezione sarà ricambiato anche dal Drago. Pur rimandando il momento, arriverà un punto in cui le tensioni del conflitto tra draghi e vichinghi giungeranno al culmine: non solo Hiccup, ma tutto il villaggio, dovrà compiere delle scelte importanti. Restare fedeli alla tradizione o aprirsi al futuro?
Come accennavamo nell’incipit, Dragon Trainer non è solo una divertente storia fantasy sul mondo dei draghi: come Lilo e Stitch pone sul piatto della bilancia il problema del conflitto, e lo fa in maniera sincera e onesta. Conflitto vuol dire guerra. Non in senso metaforico, ma reale. Il conflitto pluriennale tra i coraggiosi vichinghi e gli indomabili draghi, le più temibili delle creature, altro non è che l’esemplificazione di due realtà che collidono e che sembrano non poter trovare un margine di convivenza pacifica. Dean DeBlois, ancora una volta, con la semplicità che solo i film di animazione sanno restituire, ci parla dell’esistenza di una terza via e della possibilità di ascolto reciproco tra mondi diversi, anche quando ciò sembrerebbe impossibile, se non addirittura completamente folle.
In sala dal 13 Giugno.
Dragon Trainer (How to Train Your Dragon) – Regia e sceneggiatura: Dean DeBlois; fotografia: Bill Pope; montaggio: Wyatt Smith; scenografia: Daniel Birt; musiche: John Powell; interpreti: Mason Thames, Nico Parker, Gerard Butler, Nick Frost, Julian Dennison, Gabriel Howell, Bronwyn James, Harry Trevaldwyn; produzione: Dreamworks; origine: USA, 2025; durata: 125 min; distribuzione: Universal Pictures
