Festival di Venezia (27 agosto – 6 settembre 2025): Eojjeol suga eopda (Nessun’altra scelta) di Park Chan-wook (Concorso)

Il regista sudcoreano Park Chan-wook porta al Lido la variazione di un soggetto sempre molto attuale: la crisi economica e la carenza di posti di lavoro. A quanto pare la drammatica crisi finanziaria asiatica del 1997 è ancora radicata nella memoria. Così dopo il meno conosciuto Peppermint Candy (2000) scritto e diretto da Lee Chang-dong e il più famoso Parasite (2019) di Bong Joon Ho, ora, dopo una gestazione di ben diciassette anni Park porta a compimento, così,  con No Other Choice la realizzazione di un’altra amara e grottesca satira sociale sulla disoccupazione.

Park è riuscito a terminare così un suo ambito progetto, quello di portare sul grande schermo un adattamento del romanzo The Ax dello scrittore americano Donald E. Westlake. La prima versione, uscita in Italia con il titolo di Cacciatore di teste (2005), aveva visto alla direzione il regista greco naturalizzato francese Costa-Gavras che ancora ne detiene i diritti d’autore. Annunciata nel 2009, la versione sudcoreana ha invece richiesto qualche anno e qualche film di mezzo (fra i quali Mademoiselle e Decision to Leave) prima che Park Chan-wook riuscisse a realizzarla. Per l’occasione il regista torna a lavorare con l’attore Lee Byung-hun (molto popolare fra i fans di Squid Game) con il quale aveva lavorato insieme nel lontano Joint Security Area (2000), e non per niente uno dei film preferiti da Quentin Tarantino.

Dopo venticinque anni di completa dedizione al lavoro l’impiegato Man-su (Lee Byung-hun), tecnico specializzato nella produzione di carta industriale, si ritrova vittima di una ristrutturazione messa in atto dai nuovi proprietari americani dell’azienda, la Solar Paper. Messo alla porta e all’improvviso disoccupato, Man-su vede crollare il rassicurante e borghese modo di vivere che aveva tanto amato, mentre tutta la famiglia è costretta ad una drastica riduzione degli standard di vita a cui era abituata. La moglie, interpretata dalla brava attrice Son Yej-in, torna a lavorare come igienista dentale e prende in mano le redini della famiglia: vende mobili, affida i cani, smette di giocare a tennis, disdice il corso di ballo, come anche l’abbonamento a Netflix, così da poter pagare il mutuo della casa con giardino, che altrimenti non potrebbero più permettersi. Ma la precaria situazione lavorativa non migliora e Man-su vede allontanarsi la speranza di tornare a lavorare nell’industria cartacea: i concorrenti nel settore sono troppi per trovare un impiego, anche se meno qualificati di lui. Dopo mesi di disoccupazione e molti colloqui di lavoro andati a vuoto a Man-su viene un’idea che per quanto malata e folle gli permetterebbe di riavere il suo agognato posto di lavoro: individuare i possibili concorrenti per l’impiego nella cartiera e farli fuori, uno per uno. Così prontamente si rimbocca le maniche e si ingegna per realizzare il suo piano. E lo fa come se si trattasse di allontanare un dente marcio, con sofferenza ma deciso. Tanto con grande empatia verso le vittime, con le quali condivide la grande passione e amore per la carta, quanto con il sadismo e la meticolosità necessarie per portare a termine un lavoro da macellaio, ma senza lasciare tracce e venire quindi scoperto.

No Other Choice è lontano dalla perfezione di Old Boy. Non c’è niente della tragica epica, della narratività, del dinamismo, del montaggio perfetto di quello che è stato considerato un capolavoro cinematografico. Tanto più che Park Chan-wook sembra affidarsi ad una costruzione lineare e cronologica della storia che nemmeno Costa-Gavras aveva mantenuto nella sua versione. Eppure, e la dedica al regista francese nei titoli di coda lo sottolinea, c’è molto di Costa-Gavras in No Other Choice. Innanzitutto, il ritmo, poco sostenuto, quasi troppo lento per il cinema d’oggi. Quasi che il regista voglia andare sul sicuro invece di osare un montaggio più azzardato, quando avremmo preferito qualche campo e contro-campo in più, per esempio nella scena che precede la sparatoria del primo omicidio. E invece la macchina da presa ci mostra tutti e tre i protagonisti insieme, con un triste calo di tensione e un tirare i tempi per le lunghe. Le due ore e venti di lunghezza forse non erano così necessarie.

Ciò che accomuna i due registi è la stessa visione di un cinema che sia atto politico, un mezzo quindi che permette di sintetizzare come i processi politici si riflettano nella vita quotidiana. E qui l’autore sudcoreano si spinge forse più in là del suo predecessore nella visionaria sequenza finale che ci mostra la logica conseguenza alla quale la nostra società è votata dal paradosso tecnologico che stiamo vivendo. Non mancano certo le chicche da maestro del grottesco sanguinolento, dialoghi pieni di doppi sensi, ma tutte abbastanza ‘contenute’ e niente che non sia già stato visto. Leitmotiv del film rimangono gli alberi, fonte da cui nasce la carta: nel film servono spesso da nascondiglio, e vengono più volte piantati, poi sradicati, modellati (fino alla rottura), tagliati e infine trasportati. Anche le case dei protagonisti sono tutte immerse nel verde dei boschi o hanno vasti giardini. Un natura che osserva e tace per quanto brutali possano essere i delitti.

Per quanto Park Chan-wook abbia definito No Other Choice il film di una vita, e non solo per l’incredibile protrarsi nel tempo del progetto, ma anche perché può essere vista come una metafora della dedizione al lavoro artistico e quindi beninteso anche cinematografico del regista. L’opera presentata in questi giorni è  sicuramente un buon thriller, ma è lontana dal conquistarci ed entusiasmarci come hanno fatto altri suoi film.


Eojjeol suga eopda (Nessun’altra scelta):  – Regia: Park Chan-wook; sceneggiatura: Park Chan-wook, Lee Kyoung-mi, Jahye Lee, Don McKellar; fotografia: Kim Woo-hyung; montaggio: Kim Sang-beom, Kim Ho-bin; musica: Cho Young-wuk; scenografia: Ryu Seong-hie; ; costumi: Cho Sang-kyung; effetti visivi: Lee Seungje; interpreti: Lee Byung-hun, Son Yej-in, Park Hee-soon, Lee Sung-min, Yeom Hye-ran, Cha Seung-won; produzione: Moho Film, KG Productions; origine: Corea del Sud 2025; durata: 139 minuti; distribuzione: Lucky Red.

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