Festival di Venezia (27 agosto – 6 settembre 2025): Écrire la vie. Annie Ernaux racontée par des lycéennes e des lycéens di Claire Simon (Giornate degli Autori)

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Nel 2012 Marco Federici Solari e Lorenzo Flabbi fondarono L’Orma Editore che ha avuto il merito impareggiabile di far conoscere in Italia  Annie Ernaux (1940-), premio Nobel nel 2022. Da allora la casa editrice romana ha pubblicato, se non ho contato male, ben 11 libri, tutti tradotti con grandissima maestria dallo stesso Flabbi, traduzione che sono valse all’Orma e al traduttore premi a non finire e una definitiva riconoscibilità di questi editori indipendenti nel panorama nazionale e anche internazionale – prova ne sia che la scoperta italiana ha dato la stura a fenomeni analoghi anche in altri paesi, la Germania fra tutti.

Una scoperta tardiva, perché fin dal 1974 Ernaux pubblica niente meno che per Gallimard e in Francia, ben prima del Nobel era ritenuta un classico, e come si fa con i classici li si studia a scuola. Come mai l’opera di Ernaux si presta a essere studiata a scuola? Perché la scrittrice francese è una maestra di quel genere che verrebbe spontaneo chiamare autofiction, ma che in realtà, a ben vedere, di fictional ha ben poco, poiché la straordinaria capacità della scrittrice è quella, di volta in volta, di individuare, anche a distanza di molti anni o di decenni, un episodio, un evento della sua vita ricca di esperienze e anche di traumi e di porlo al centro di ciascun testo: libri sulla madre malata di Alzheimer, sul distacco dalla famiglia, su una sorella morta e dai genitori taciuta, su storie extraconiugali, su una violenza subita, etc etc. Ogni episodio significativo della sua vita è finito al centro della sua opera, come una sorta di autobiografia permanente, fatta di episodi, sostenuta da una scrittura cristallina, piatta come la definisce lei, in grado di comunicare anche a persone non necessariamente riconducibili alla categoria dei lettori o delle lettrici forti, senza tuttavia mai scadere nel triviale, nel documentarismo. Fino ad arrivare a quello che, a mio personale avviso, è il suo libro migliore ovvero Les Années, (Gli anni) testo del 2008, tradotto da Flabbi nel 2015, un grandissimo affresco autobiografico, capace tuttavia, anche tramite il ricorso a materiali extraletterari come le fotografie, di raccontare la vita sociale e pubblica della sua generazione, cresciuta nel dopoguerra e grazie al ’68 passata a un livello sempre più alto di emancipazione e consapevolezza.

Va da sé che i temi e lo stile rendono la fruibilità di Ernaux particolarmente forte, soprattutto presso le lettrici. È partendo da questa premessa che la sua opera è semplicemente perfetta per essere fruita a scuola, permettendo agli adolescenti e soprattutto alle adolescenti un alto grado di potenziale identificazione.

Mi sono molto dilungato sull’opera di Ernaux, perché – a essere sinceri – quando si viene a parlare del film c’è ben poco da raccontare. Ché il doc. di Claire Simon, documentarista di dieci anni più giovane della scrittrice altro non è che una rassegna di lezioni/seminari in giro per le scuole francesi, in cui insegnanti (solo donne!) discutono con studenti ma soprattutto con studentesse (con cui, com’è ovvio il grado di identificazione è maggiore) le opere di Ernaux, ora l’una ora l’altra. Il metodo utilizzato da tutte le insegnanti è sempre lo stesso, ovvero un metodo interattivo, seminariale appunto, in cui, da un lato, le ragazze conoscono a meraviglia i testi nella loro interezza, cosa piuttosto sorprendente per le abitudini degli studenti italiani – liceali e anche universitari – e dall’altro sono in grado di esprimere un giudizio, di porre in relazioni le vicende raccontate dalla scrittrice con la propria esperienza, con il proprio vissuto o anche con congetture su che cosa avrebbero fatto/farebbero se si fossero trovate/si trovassero in situazioni analoghe a quelle vissute o raccontate dalla scrittrice. Tutte cose nobilissime ed esemplari, per carità, sul piano pedagogico, addirittura, pensando all’Italia, viene da domandarsi se una cosa del genere sarebbe plausibile, visto l’impostazione fondamentalmente cattedratica e autoritaria, ma l’impressione che comunica il film è quella di una grande ripetitività, malgrado di volta in volta vengano presi in esami testi diversi. La macchina da presa vaga da una studentessa all’altra, per poi passare dall’insegnante, ci viene fornito uno spaccato delle diverse etnie che si trovano in Francia, è anche un modo per vedere come ragazze appartenenti ad altre religioni si rapportano ad argomenti a tratti definibili come scandalosi. Ma il senso di ripetitività resta, come anche la sensazione che se lo spettatore/la spettatrice non conoscesse l’opera di Ernaux, capirebbe poco o nulla.


Écrire la vie. Annie Ernaux racontée par des lycéennes e des lycéensregia, sceneggiatura fotografia: Claire Simon; montaggio: Luc Forveille; produzione: Rosebud Productions, France Télévisions, Les Films Hatari; origine: Francia, 2025; durata: 90 minuti.

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