Festival di Venezia ( 27 agosto-6 settembre 2025): Ish di Imran Perretta (Settimana della critica – Concorso) – Premio del pubblico

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Presentato nella vetrina della Settimana Internazionale della Critica della Mostra del Cinema di Venezia 2025, Ish è l’esordio nel lungometraggio di Imran Perretta, un artista visivo, scrittore e compositore anglo-bengalese che, negli ultimi anni, si era distinto grazie alle sue installazioni multimediali di forte impronta politica. Non stupisce, quindi, la scelta dei selzionatori di includere la pellicola in concorso, non solo perché l’opera ha tutta l’irruenza arrabbiata di uno sguardo giovane e indipendente, memore certo del miglior cinema di denuncia inglese, ma soprattutto perché l’occhio dell’autore riesce a scavare nella realtà sociale europea per sublimarla in un racconto dal respiro universale. Accolto con un certo interesse anche dal pubblico della Mostra, il film brilla. infatti, per coraggio e per il suo linguaggio cinematografico già personale e in qualche modo riconoscibile.

La vicenda si sviluppa attorno all’amicizia di due dodicenni, Ish e Maram, che crescono nella periferia londinese. Le loro giornate, apparentemente simili a quelle di qualunque ragazzino — li incontriamo a inizio racconto mentre giocano nei boschi, quindi ben al di fuori del contesto urbano — sono scandite da una sorveglianza costante, da controlli di polizia spesso arbitrari e dal confronto costante con la loro condizione di “diversi” in un contesto sociale che guarda con sospetto il loro essere musulmani. La famiglia di Ish tenta di proteggere il ragazzo dalle ingerenze spesso brutali del mondo esterno, ma il loro è un tentativo destinato al fallimento. Poi, l’evento scatenante: una perquisizione brutale, un trauma che interrompe l’equilibrio fragile della loro infanzia e li costringe a misurarsi con il pregiudizio del mondo adulto. Non si tratta, dunque, di un evento narrativo, ma di una soglia simbolica che misura l’ineluttabile fine di un’infanzia e l’inizio di una consapevolezza segnata dal dolore. La sceneggiatura, co-firmata dallo scrittore Enda Walsh, riesce ad evitare miracolosamente ogni didascalismo, affidandosi ai silenzi che riempiono sempre di più l’esistenza dei ragazzi.

Un elemento decisivo per l’autenticità del racconto è la scelta quasi neorelastica di lavorare con attori non professionisti. Farhan Hasnat e Yahya Kitana, rispettivamente Ish e Maram, riescono a portare nei loro personaggi una freschezza e una verità rari nel cinema di oggi. Perretta li dirige con mano discreta,  senza forzature. I dialoghi frammentari, le esitazioni, gli sguardi persi nello spazio diventano parte integrante della costruzione dei personaggi, e l’imprecisione stessa della macchina spesso a mano e degli stacchi di montaggio nervosi e iperrealisti si trasforma in materia poetica.

Ciò che colpisce in Ish non è, quindi, solo la tematica, ma lo stile franto, rabbioso con cui si affrontano di petto questioni urgenti come il razzismo istituzionale, la marginalizzazione delle minoranze e l’impatto delle tensioni internazionali sulla vita quotidiana di chi appartiene a comunità diasporiche. Il tratto distintivo dell’opera è la sua forma, normale se consideriamo i precedenti di Perretta come artista visivo. La fotografia in bianco e nero, essenziale e mai compiaciuta, non si limita a estetizzare la materia narrata: trasforma gli spazi in paesaggi interiori. Il regista non è in cerca un realismo documentaristico (di qui il distacco dalle pratiche neorealiste, ma anche dal cinema alla Loach), ma una sorta di lirismo disseccato, in cui le ombre e le luci isolano i corpi dei ragazzi rendendoli alla stregua di figure in lotta contro un mondo di grigi.

Sul piano sonoro, Perretta dimostra altrettanta sensibilità, grazie anche alla sua esperienza da compositore. La colonna sonora qui non è semplice accompagnamento, ma parte integrante del racconto. I silenzi improvvisi, il fruscio degli alberi, il rombo costante degli aerei che sorvolano la città, i rumori metallici dei controlli di polizia creano una tessitura acustica organizzata secondo i principi della musica concreta.

Il risultato è un’opera prima interessante, che certo contiene ancora qualcosa di acerbo, ma che brilla comunque per la sua forza espressiva. Il debutto di Imran Perretta, insomma, non ci pare solo la promessa di un futuro percorso autoriale foriero di possibili importanti sviluppi, ma una prova di una maturità capace di reggere, senza troppi rossori, il confronto con i maestri del cinema sociale e poetico europeo.


IshRegia: Imran Perretta; sceneggiatura: Imran Perretta, Enda Walsh; fotografia: Jermaine Canute Edwards; montaggio: Adam Biskupski; musica: Imran Perretta (compositore), Lucy Bright (music supervisor); scenografia: Elena Isolini; interpreti: Farhan Hasnat, Yahya Kitana, Avin Shah, Sudha Bhuchar, Joy Crookes, Arman Mohammed, Is’haaq Hasan Haque, Hasnain Shah, Zubin Varla; produzione: Primal Pictures (produttori Dhiraj Mahey, Bennett McGhee, Mike Goodridge), in associazione con Calculus Media, Good Chaos, Home Team; origine: Regno Unito / USA (con supporto di BBC Film, BFI, Calculus Media, Out of Order); anno: 2025; durata: circa 88-90 minuti; distribuzione / sales: Global Constellation (sales agent).

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