La riunione di condominio di Santiago Requejo

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Succede non di rado che un film venga “gonfiato” partendo da un cortometraggio – e quasi sempre si vede. È questo il caso di Votamos/Votemos (vedi sotto) che nell’edizione italiana è stato ribattezzato La riunione di condominioIl cortometraggio risalente al 2021 dura 14 minuti e ha ricevuto diversi riconoscimenti (lo si può vedere comodamente online), ciò che probabilmente ha indotto il regista a compiere l’operazione di cui sopra. Dal punto di vista formale si tratta di due film molto diversi: il cortometraggio è tutto girato in piano sequenza, il lungometraggio invece si serve di continui stacchi di montaggio, campi e controcampi.

Due parole sulla trama per poi passare alle differenze sostanziali fra il corto e il lungo. Siamo nel pieno di una riunione di condominio (uno di quegli obblighi, di quei riti detestati da tutti). All’ordine del giorno c’è un unico punto: una pesante ristrutturazione dell’ascensore vecchio e ammalorato. Quasi en passant uno dei proprietari racconta che ha appena affittato l’appartamento a Joaquin, tutti, ignari si complimentano.  Ma: il prossimo inquilino è un suo collega assunto in ditta nel quadro di un programma di reinserimento di individui con un passato problematico, nella fattispecie problemi di salute mentale, persona squisita e affidabile, ma le referenze ormai non servono a nulla. Apriti cielo! Chi prima, chi dopo tutti mostrano grandissima preoccupazione, una vera e propria ansia da contatto nei confronti di questa persona che neanche conoscono, al punto da dichiararsi disposti a farsi collegialmente carico dell’affitto (sarà l’ascensore a farne le spese), addirittura maggiorato, pur di non avere questo vicino di casa su cui fin da subito pende uno stigma – e con questa risoluzione finisce il cortometraggio, denso, compatto, leggermente ellittico e che “sconta” la scelta del piano sequenza con una marcata distanza dai volti dei personaggi. L’unica figura un po’ più approfondita è quella di un personaggio femminile, Nuria (la ritroveremo anche nel lungometraggio), che coglie l’occasione di rivelare agli altri di essere essa stessa affetta da una malattia mentale (schizofrenia paranoide), ma che questa malattia, nel corso degli anni, non ha minimamente prodotto guai, come ogni vicino potrà testimoniare. Gli altri personaggi invece restano piuttosto sfumati e diciamo così formano soltanto una specie di coro.

Nel passaggio al lungometraggio, oltre alle succitate trasformazioni di natura formale, il regista Santiago Requejo (quarantenne originario dell’Estremadura, questo è il suo terzo film) compie diverse scelte sulla carta interessanti.

In primo luogo approfondisce la psicologia dei personaggi che assumono tutti una loro specifica identità, col comune risultato che nessuno di loro si salva, che dietro le loro innumerevoli fobie, la loro paura da contatto con il diverso, nascondono problemi che emergono a poco a poco, al punto che presto o tardi lo spettatore non può fare a meno di domandarsi: ma chi è qui il matto? ciascuno di loro o per l’appunto il prossimo inquilino contumace? Inutile dire che questa impostazione si rivela un po’ meccanica: possibile che tutti ma proprio tutti siano così messi male? La donna sola dimenticata da tutti, la madre abbandonata con figlia adolescente, il figlio di papà, alternativo e dedito agli stupefacenti, la suddetta ragazza schizofrenica, il tassista fascista e puttaniere, il professore che dietro la sua patina di eleganza (è quello vestito meglio di tutti) è un campionario di tutti peggiori pregiudizi.

Da questa impostazione deriva, in secondo luogo, l’estrema verbosità del testo, che a tratti si incista un po’ su sé stesso anche in conseguenza del fatto che la claustrofobia diventa a un certo punto insostenibile, ciò che accade quasi sempre per questo tipo di film di marcato impianto teatrale –  a meno di non essere Luis Buñuel de L’angelo sterminatore, lo Hitchcock di Nodo alla gola o su un altro livello, evidentemente, ma assai  più compatto del nostro film in termini di sceneggiatura. di non essere il  Paolo Genovese di Perfetti sconosciuti.

In terzo luogo il film vira a tratti (non senza successo) verso la commedia proprio perché i personaggi oltre a essere più o meno tutti stronzi finiscono più volte per cadere nel ridicolo.

In quarto luogo a un certo momento Joaquín arriva davvero…

Non ci vuol molto a capire che i film (sia il corto che il lungometraggio) siano da leggersi come allegoria un po’ sempliciotta di un fenomeno uguale e contrario alla cultura woke: qui nessuno accetta nessuno, tutti odiano tutti, fino a un caos generale, un homo homini lupus elevato a potenza. E la democrazia, più volte decantata nel corso del film, diventa un’imposizione: se il cortometraggio infatti s’intitolava Votamos, prima persona plurale dell’indicativo, il lungometraggio s’intitola Votemosal modo imperativo. Ed è tutto un programma.

In sala dall’11 settembre 2025.


La riunione di condominio  (Votamos) – Regia: Santiago Requejo; sceneggiatura: Santiago Requejo, Raúl Barranco, Javier Lorenzo; fotografia: Kiko de la Rika; montaggio: Lucas Sánchez; interpreti: Raúl Fernández de Pablo, Clara Lago, Tito Valverde, Gonzalo de Castro, Neus Sanz, Christian Checa, Charo Reina, Pepe Carrasco; produzione: Pris and Batty Films, 2:59 Films, Amazon Prime Video, TeleMadrid; origine: Spagna ,2o25; durata: 88 minuti; distribuzione: BIM Distribuzione.

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