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È quasi la vigilia di Natale, il 20 dicembre. Neve dappertutto. Dalla Abetana Saint Loup parte un pick-up nero. Nella foresta un gruppo di migranti infreddoliti cerca la strada, forse un confine. Una vettura di signori eleganti si ferma nel nulla, la donna non si trattiene e dietro la vettura si accovaccia a far pipì, il marito parla al telefono con qualcuno. Un orso si aggira da quelle parti ed è la miccia che innesca il motore di tutto: una fuga, un incidente stradale a catena, vittime e assassini innocenti.
Il sangue sulla neve si infiamma, la morte nei ghiacci è presto cristallizzata, il gelo annienta la capacità di agire in fretta. Michel (interpretato dallo stesso regista Franck Dubosc, anche co-sceneggiatore) non ha pagato l’assicurazione della macchina, è sperduto, ha paura, non chiama la polizia sebbene ciò che è capitato non è che un imprevisto, sanguinoso incidente. Tornato a casa con una contusione in viso Michel si confessa a Cathy, sua moglie (Laure Calamy), che lo tratta con la condiscendenza scontata di chi si sta insieme da lungo tempo. Appassionata di libri gialli è la prima a pensare come uscire fuori da una storia noir come quella capitata al marito: Niente corpo, niente incidente, niente omicidio.
Ci troviamo in una piccola località tra le montagne del Giura (dipartimento francese della Borgogna al confine con la Svizzera), poco di nuovo accade tra gli alberi, molti dei quali abeti che la coppia di protagonisti vende in occasione della festività natalizia. La polizia locale si annoia, i due funzionari – Roland (Benoît Pooelvoorde) e Florence (Joséphine de Meaux) – si barcamenano nell’ordinarietà ed empatizzano col gruppo di migranti pachistani che non parla né inglese né francese che sono stati trovati dispersi nella neve. È Natale per tutti, per i buoni e per i cattivi, per i ricchi e per i poveri. Roland vive con la bella figlia ventenne, ha invitato a cena la sera della vigilia la sua ex moglie col nuovo compagno, vecchio dentista di famiglia, vuole fare buona figura, se non fosse per il ritrovamento di un cadavere nel folto del bosco che lo trattiene oltre la mezzanotte: è più importante la funzione pubblica che si svolge o il proprio ruolo privato, di padre ed ex marito?
Comportarsi bene o provare a vivere meglio, la tentazione è forte per Michel e Cathy: con i due milioni di euro trovati nel bagagliaio dei due sfortunati che sono morti potrebbero comprare molte cose di cui hanno bisogno, un enorme televisore al plasma, 2.300 € di gasolio per riscaldarsi, dei giochi per il figlio dodicenne Doudou che ha qualche disturbo comportamentale e che si addormenta suonando l’armonica a bocca. Ma sono dei dilettanti, delle brave persone, hanno difficoltà ad inventare un alibi, a occultare cadaveri senza rubare borsette, telefoni satellitari di ultima generazione o cuffiette per ascoltar la musica.

Passano i giorni, Natale si avvicina, i veri criminali senza refurtiva non si danno pace, i poliziotti si insospettiscono, Michel e Cathy cadono ogni giorno di più in una nuova tentazione, la spirale vortica, i momenti paradossali si moltiplicano.
Ambientare una commedia dark in un orizzonte candido di neve non può che far tornare alla mente dello spettatore il clamoroso esempio di Fargo (1996) dei fratelli Coen: nel Giura non vivono esemplari di orsi – primo evento paradossale – la vita scorre banale nelle miserie piccole di una comunità che si guarda l’uno con l’altro, che sa tutto di tutti, che nemmeno frequentare un locale per scambisti ti esime dall’essere riconosciuto (È più facile essere una donna facile che una donna sola). Nel Giura non si è cinici, forse solo un po’ opportunisti, non si sprezza la vita e nemmeno la morte, ci si ritrova alle strette con poco e si cerca di farla franca andando a parlare col prete, di cui sarebbe meglio non fidarsi.
La trama di Un crimine imperfetto è lineare, ricca di colpi di scena e trovate semplici (il miele che dovrebbe attirare l’orso), poco originali a parte la decontesualizzazione meno classica, lo humour nero funziona in larga parte per merito di una recitazione di buon livello (Calamy, Pooelvoorde, Dubosc), la caratterizzazione dei personaggi a volte un po’ troppo marcata alza il livello di comicità, allegri i piccoli ruoli laterali (bel cameo di Emmanuelle Devos nel ruolo della maîtresse del Cul-pidon).
Su nero, a fine film, appare una scritta: A volte la formica mangia la balena. Accade principalmente nelle commedie, un po’ meno nella vita reale.
In sala dal 9 ottobre 2025.
Un crimine imperfetto (Un ours dans le Jura) – Regia: Franck Dubosc; sceneggiatura: Sarah Kaminsky, Franck Dubosc; fotografia: Dominique Fausset; montaggio: Audrey Simonaud; musica: Sylvain Goldberg; interpreti: Franck Dubosc, Laure Calamy, Benoît Poelvoorde, Joséphine de Meaux, Kim Higelin, Mehdi Meskar, Timéo Mahaut, Emmanuelle Devos, Louka Meliava, Jean-Louis Loca, Christophe Canard, Anne Le Ny, Anne-Lise Heimburger; ; produzione: Sidonie Dumas per Gaumont Production; origine: Francia/Belgio, 2024; durata: 109 minuti; distribuzione: Movies Inspired.
