Torino Film Festival (Fuori Concorso/Surprise): Les intranquilles di Joachim Lafosse

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Assistere alle quasi due ore di Les intranquilles è come fare una immersione in apnea in un acquario di piranha durante una furia autolesionista. La prima scena toglie il fiato: un bambino e suo padre stanno facendo un bagno in mezzo al mare, hanno una piccola barca a motore, il padre decide di farsi un ultimo tuffo e dice al piccolo di guidare lui fino in spiaggia, dove lo raggiungerà. Davanti all’esitazione infantile lo incoraggia dall’acqua: “sei in grado di farlo”. La madre, quando il piccolo giunge alla spiaggetta dove lei li aspettava, si complimenta. L’attesa del padre però rasenta i limiti della preoccupazione: sta nuotando per divertimento e ha perso il senso del tempo o è annegato? Al tramonto l’uomo si scorge all’orizzonte: è tornato, è vivo.

Damien è un pittore di discreto successo, ha un gallerista che gli pianifica mostre e vendite, è un padre amoroso col figlio. Leila, sua moglie, restaura mobili e sta dietro all’educazione del figlio. Amine, il figlio di sette-otto anni, è un ragazzo dolce e calmo, obbediente, giocoso, attento. Sono una bella famiglia, hanno una bella casa con giardino nei pressi di un laghetto, ricevono visite, hanno amici e parenti vicini. Il problema è che Damien spesso non dorme per giorni per lavorare di notte ispirato e caotico, fisico nell’approcciarsi alla tela, discontinuo e pieno di idee di cose da fare (cucinare il pesce, andare a giocare con gli amichetti del figlio, aggiustare biciclette). È colto da una frenesia creativa che va peggiorando col passare delle ore fino a divenire crisi psicotica. Leila ha la pazienza abituata di chi ama: ogni volta cerca di assecondarlo con calma, di prevenire gli sbalzi d’umore, gli sta accanto e cerca di evitare che Amine si spaventi o veda più del necessario. Dopo un primo ricovero forzato Damien torna a casa deciso a cambiare. Ma è più forte di lui: vuole dipingere ma non lo riesce a fare col controllo necessario.

In una escalation di scenate pubbliche a scuola, nei negozi, in casa col padre, la situazione degenera senza lasciar vedere una soluzione. Dopo la peggiore esternazione ai limiti della violenza, il padre di Damien e la moglie riescono a farlo sedare dagli infermieri e farlo portare in ospedale per l’ennesima volta. Tutti hanno paura: il piccolo dopo una piazzata in classe, Leila che ha raggiunto il limite, Damien stesso perché non vuole essere ricoverato, conoscendo la sedazione ubriacante a cui lo sottoporranno. Passare la vita da vegetale o crescere come pittore a costo di una vita normale? Il quesito non ha risposta perché non si tratta di un quiz alla televisione. Il film incalza lo spettatore mettendolo costantemente a disagio: ci si muove sul sedile scomodi in ogni posizione davanti a tanto dolore, tanta incapacità di fare la cosa giusta, mentre Amine fa i compiti, si addormenta da solo nel letto come un grande ma, a volte, si sveglia con il corpo ingombrante del padre che gli è crollato addosso esausto.

Cinema intimista, familiare, che tratta temi scomodi come la malattia mentale (in questo caso il bipolarismo) con un realismo crudo come uno schiaffo in mezzo alla strada da parte di uno sconosciuto: perfetta la performance dei due attori (Leïla Bekhti e Damien Bonnard) in stato di grazia, naturali e profondi i dialoghi (scandagliati nelle ambiguità e nelle incertezze inevitabili), montaggio così fluido da non sentirsi, un film che, nel suo tormento voyeur, mette in luce situazioni molto più diffuse nelle famiglie di quanto venga dichiarato. Les intranqulles  è un opera per tutti, in senso educativo e catartico assieme.


Cast & Credits

Les intranqulles Regia: Joachim Lafosse; sceneggiatura: Joachim Lafosse, Anne-Lise Morin, Juliette Goudot, François Pirot, Chloé Léonil, Lou du Pontavice, Pablo Guarise;  fotografia: Jean-François Hensgens; montaggio: Marie-Hélène Dozo; musica: Olafur Arnalds, Antoine Bodson; scenografia: Anna Falguères; interpreti: : Leïla Bekhti, Damien Bonnard, Gabriel Merz Chammah, Patrick Descamps, Alexandre Gavras; produzione: Stenola Productions, Samsa Film, KG Productions, Prime Time; origine: Francia/ Belgio,  2021; durata: 117′.

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