Italia- Macedonia del Nord. Sconfitta o umiliazione?

Sconfitta. Non umiliazione, come ho letto in giro. Perché il calcio è anche questo: inafferrabilità, sorpresa, disordine, imprevedibilità. Libertà fino alla crudeltà. Per fortuna. È la sua parte più bella. Inespugnabile dalle aggressioni del denaro, della politica, del potere. Ribelle al blasone, alla tradizione. Incurante della storia e del pronostico. Superiore al calcolo e al ragionamento. È speranza per i deboli, materia per sognare.

C’è una “clear side of the football”, nel momento lancinante dell’altra sera, la sera a Palermo di Italia- Macedonia del Nord, che dobbiamo sempre riconoscere, accogliere anche quando ce l’abbiamo di spalle, anche quando è difficile farlo. Quando siamo incudine. Perché fa male che al Mondiale non ci andremo. Per la seconda volta di fila. Noi che ne abbiamo vinti quattro e siamo campioni d’Europa. E siamo l’Italia di pane e pallone. E non è giusto che stiamo a casa a guardare gli altri, anche gli improponibili, durante le prossime (strane) feste di Natale.

Dobbiamo essere bravi, però, bravissimi, anche per dare un senso al fastidioso bruciore che ci turba da quel giovedì notte, a vedere la bellezza in quell’abbraccio enorme, selvaggio, romantico, vero che più vero non si può, di quei rossi quasi senza nome che valevano meno di noi – tecnicamente – e hanno tirato im porta una volta sola, a tempo scaduto, dopo che dieci, venti, trenta palloni nostri avevano sfiorato e centrato la loro, di porta, ma senza attraversarla mai, senza trafiggerla e far saltare di gioia la folla dello Stadio Renzo Barbera.

Dobbiamo trovare gli occhi e il cuore, nell’aspra sera di primavera siciliana, per apprezzare l’impresa di uomini comuni, lavoratori del calcio, per godere del miracolo sportivo dei giocatori macedoni, capaci di resistere, soffrire, spazzando, chiudendo a modo loro, a volte anche goffamente, e poi di superare una cultura di calcio gigante. Dobbiamo applaudire la fatica, la voglia e la fortuna che hanno portato quel grappolo di maglie vermiglio a schizzare una addosso all’altra a una velocità e a un desiderio folle.

Meritano un complimento quelli che si sono stretti forte dopo essersela giocata senza darsi per vinti, compreso il loro allenatore, pure lui felice e incredulo, sfigurato dall’entusiasmo, sfrenato dentro l’area tecnica. Dobbiamo fare in modo che quella bellezza diventi anche nostra e non venga divorata o snobbata, pestata, dai nostri soliti, sterili, egocentrici e stanchi perché.

I vivai, gli stranieri, le scelte del tecnico, le dimissioni, le teste che devono saltare, il processo, il fondo toccato, bla bla bla. Dobbiamo accettare, che ci piaccia o no, che quel tiro a incrociare beffardo e doloroso –  e pure un sacco bello – è un inno al calcio, un’efficace arringa difensiva contro le accuse di falsità e dittatura industriale di cui soffre lo sport che amiamo. Un attimo sportivo selvatico e pulito che fa male a noi, ora, ma fa bene a tutti, sempre. Che è ribellione al già scritto, al dovuto, che è esempio di autenticità che rende vivo e salvo, in salute il calcio.

Che ci fa venire voglia di vedere le partite, di credere ai valori e alla verità sopravvissuta di questo complesso e amato sport. Il promemoria che rende possibili e commoventi i Roma Barcellona 3 0, i Leicester, i Verona, che fa uscire il PSG dalla champions e consente quelle favole che una volta ci fanno piangere di gioia e un’altra ci fanno chiedere come mai sia stato possibile. Che mai ci lasciano indifferenti, però. Dobbiamo empatizzare con i parziali e definitivi eroi macedoni anche se quella rasoiata nel paletto lontano passa dolorosamente per una nostra memorabile, leggendaria, stordente sconfitta. Che però, proprio per la sua complessità e persino ricchezza, non va considerata mai, per carità,  come un’umiliazione.

6 thoughts on “Italia- Macedonia del Nord. Sconfitta o umiliazione?

  1. Incurante della storia e del pronostico. Superiore al calcolo e al ragionamento. È speranza per i deboli, materia per sognare….. è la realtà che i sogni esistono…
    Però e che c…o un altro Mondial a casa no….🥺

  2. la realtà è che grazie all’enorme visibilità che ha il calcio in ambito mondiale…in molti paesi il livello tecnico e tattico è cresciuto in maniera esponenziale.
    in serie A ad esempio grazie a campagne acquisti mirate e ricerche minuziose, le squadre minori hanno potuto mettere in campo giocatori dignitosi…basti vedere l’enorme fatica che fanno le prime della classe a vincere partite con le compagini di medio bassa classifica, e la cosa si è riflettuta in campo europeo e mondiale…mandando squadre blasonate come Italia e Portogallo agli spareggi…e la Macedonia del nord mettendo in campo più determinazione e agonismo ha portato a casa meritatamente la qualificazione allo spareggio finale
    come si dice comunemente: “non ci sono più squadre materasso”

  3. Secondo il mio punto di vista, i settori giovanili italiani ormai sono tutte marchette.
    Complimenti all’autore di questo pezzo Edoardo Zaccagnini

  4. Gran bel pezzo lucido condivisibile e puntuale senza scadere nella retorica di scendere dal carro dei vincitori dove troppo spesso c’è puzza di ipocrisia.

  5. È il bello dello sport e del calcio parafrasando il grande Gianni Minà. Una squadra di onesti lavoratori della pedata che manda a casa i milionari nostrani, poi la figura barbina di lasciare uno spogliatoio in condizioni disastrose come una scolaresca discola in vacanzastride con l’immagine di Mister Olsen che nella serata di Milano che ci lasciò fuori dai mondiali del 2018 portò fuori cartacce e bevande. Comunque Davide sconfigge Golia una volta di più ma forse i nostri già sapevano che sarebbero andati fuori in Portogallo e hanno solo anticipato la ritirata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *