Partendo da L’odio (Mathieu Kassovitz,1995) fino ad arrivare a Les Misérables (Ladj Ly, 2019, presentato a Cannes e vincitore dell’European Film award alla sceneggiatura), Romain Gavras – figlio del grande cineasta greco Costa-Gavras – racconta una tragedia contemporanea che esplode ad Athena, una periferia urbana, dopo l’omicidio di un ragazzino di tredici anni di origine arabe per mano della polizia.
Si comincia in medias res: la macchina da presa segue passo passo la guerriglia dei ragazzi poco più grandi dell’assassinato in un susseguirsi di inseguimenti rabbiosi e violenti, incendiari (fuochi d’artificio usati come fucili), filmati come una guerra. Idril, Karim, Abdel, Moktar: quattro fratelli di età diverse si ritrovano ai due lati di una barricata che mette a repentaglio la loro vita: il martire, il capo dei ribelli, il poliziotto, lo spacciatore. Il quinto protagonista è Jérôme, un poliziotto biondo di corporatura robusta che vediamo, nelle prime scene, scrostarsi le unghie da uno smalto blu che apprendiamo gli è stato verniciato sulle mani dalle figlie gemelle di pochi anni: ha un’aria bonaria, spaventata, non in grado di fare male volontariamente.
Sono tutti vittime di un sistema, vittime che si trasformano in carnefici per colpa di qualcosa di più grande di loro: giovani innocenti che non si fidano più delle autorità, di qualcuno che decide per loro cosa pensare e cosa fare, senza tenere conto delle differenze, senza dare loro strumenti altri che non siano l’oppressione, il ricorso alla violenza verbale e poi fisica, il sopruso del più forte sul più debole. La vendetta – sentimento scivoloso e rabbioso come la giovinezza – diventa presto in ognuno dei protagonisti il motore unico della vita: una vita che andrà sprecata nonostante l’amore per i genitori, nonostante l’aver scelto di portare ordine, nonostante il prezzo da pagare vada ben oltre ogni aspettativa.
Trattasi di una vera e propria guerra tra civili e polizia senza esclusione di colpi che diviene guerra fratricida quando due dei fratelli muoiono e gli equilibri cambiano: Abdel, il poliziotto richiamato a casa dalla madre al momento del decesso del figlio minore, all’inizio rimane nella sua veste di poliziotto: alla morte di Karim, il secondo fratello piccolo – schierato contro la polizia e leader della sommossa, che viene ucciso sotto i suoi occhi, anche Abdel trova in sé la necessità di vendetta diventando capo dei ribelli.
Sono belli questi ribelli che si battono contro l’ingiustizia sociale: la vivono sulla loro pelle, nelle cicatrici che portano in viso, per sé stessi ma anche per le generazioni future e quelle passate, combattono con i mezzi che hanno, assediando, a mani nude, con armi impari rispetto alle forze dell’ordine, fuggendo e inseguendo, sparando e picchiando, urlando dolore e furia, spavento e desiderio di rivalsa.
C’è un continuo rimando di informazioni: tutti gli abitanti delle palazzine dove avviene lo scontro, che ancora non hanno evacuato il condominio, guardano la televisione e vedono ciò che accade fuori dai loro appartamenti, riportato dalla stampa; i ragazzi si filmano con armi rubate alle guardie, postano sui social network le loro imprese: c’è un continuo rimando alla stampa, all’informazione, alla cronaca della faida che viene definita – come sottotitolo sullo schermo televisivo – guerra civile in Francia.
Di maestria stilistica e formale (lo spettatore sprovveduto a volte si chiede come siano state realizzate le riprese: droni molto spesso), il film è pervaso di una tensione crescente costante, tiene incollati allo schermo con la vibrante forza di una violenza che degenera e infiamma la vista e il cuore. Altro film Netflix.
Athena – Regia: Romain Gavras; sceneggiatura: Romain Gavras, Ladj Ly, Elias Belkeddar; fotografia: Matias Boucard; montaggio: Benjamin Weill; musica: Gener8ion; interpreti: Dali Benssalah, Sami Slimane, Anthony Bajon, Ouassini Embarek, Alexis Manenti; produzione: Iconoclast, Lyly Films, Romain Gavras; origine:Francia; durata: 97; distribuzione: Netflix