Indonesia anni Sessanta del secolo scorso: con un colpo di stato il generale Suharto spodesta il governo di Sukarno e sale al potere avviando un regime dittatoriale destinato a durare trent’anni. Uno dei suoi primi atti è l’avvio di purghe violente tra le forze armate e nella società civile, con annullamento della libertà di stampa e lo scioglimento dei sindacati. L’epurazione anticomunista porta all’eliminazione fisica di oltre mezzo milione di persone, per lo più contadini e appartenenti alla minoranza cinese del paese.
I fatti storici sono fondamentali per lo svolgimento della vicenda raccontata nel film Nana (titolo internazionale Before, Now & Then) della regista di Jakarta Kamila Andini, ma rimangono volutamente sullo sfondo. A tratti se ne fa cenno, ma sempre in modo sfumato, con la conseguenze che il film perde un po’ di concretezza storica, ma in compenso acquisisce lo status di apologo universale sul tema dei traumi collettivi e dell’autodeterminazione femminile.
Al centro del film è Nana, interpretata da un’ottima Happy Salma, una donna che si trova a vivere un delicato momento storico di trasformazione in cui gli ideali pesano decisamente sulle scelte di vita e sulla quotidianità. La scena iniziale è intensa ed emozionante: avvolta da una luce crepuscolare vediamo la donna seduta su una pietra mentre allatta il figlio in compagnia della sorella. Stanno fuggendo nella foresta, inseguite dai nemici e discutono il da farsi. Il padre ha esortato le sorelle a scappare per non finire nelle mani dei vincitori e probabili spose di qualche pezzo grosso del nuovo regime.
Sul dialogo tra le due donne si innestano sequenze oniriche in cui si vede il marito di Nana, Incang (Ibnu Jamil), scomparire nella foresta, e il padre barbaramente trucidato con un colpo di machete alle spalle. L’intreccio tra sequenze reali, reminiscenze del passato e sogni della protagonista è una costante del film, che conferisce un’atmosfera lirico-magica che spiazza lo spettatore costretto a ricostruire i pezzetti del mosaico. Ma questo stile narrativo scelto da Kamila Andini – arricchito dalla bellissima fotografia di Batara Goempar e dalle musiche con strumenti a corda che rievocano atmosfere alla Wong Kar-wai – lungi dall’essere un difetto, produce un effetto affascinante che coinvolge fino alla fine.
Nella sequenza successiva troviamo Nana in un momento successivo, l’“adesso” del titolo (Before, Now & Then). Sono passati più di dieci anni e la protagonista vive una villa riccamente arredata, moglie del più anziano Darga (Arswendy Bening Swara), un ricco possidente di terre nonché uomo molto vicino alla nomenklatura del regime. È madre di quattro figli e conduce un’esistenza decisamente borghese e agiata, ma non sembra affatto soddisfatta e non tanto perché il marito la tradisce, bensì per il peso dei ricordi e il rimorso del “tradimento” compiuto rispetto alle sue origini e ai suoi ideali. Nana conserva gelosamente i ricordi del passato in uno scrigno e in sogno le appaiono costantemente immagini dei traumi vissuti.
È soprattutto l’amicizia con la macellaia Ino (Laura Basuki), per altro l’amante del marito, che libera le energie per una scelta di autodeterminazione: con l’amica scatta la confidenza, con lei può parlare del suo “prima”, con lei può scoprire la gioia del sentirsi libera (simbolicamente rappresentata in una scena nella quale le due amiche si tuffano in mare saltando da una scogliera). Quando poi improvvisamente e inaspettatamente ricompare il primo marito, il cuore di Nana ricomincia a battere, fino al dilemma finale se separarsi dal potente marito e ritrovare la perduta indipendenza oppure continuare a vivere in un mondo dorato rinnegando sé stessa e le sue origini. Il “poi”, che non si capisce se sia realtà o soltanto un auspicio onirico, consiste in un divorzio consensuale che sancisce la raggiunta capacità di scegliere da sé e per sé.

«La protagonista del film rappresenta le nostre madri, le nostre nonne, tutte le donne che amiamo. Attraverso i suoi errori comprendiamo il senso della vita», ha dichiarato la regista dopo la proiezione al Festival di Berlino precisando anche che lo scopo della pellicola è quello di «mostrare le molte forme di pressione che continuano ad opprimere le donne oggi».
Già in passato ospite della Berlinale, Kamila Andini con questo Nana ha raggiunto la piena maturità artistica, dopo film come The Mirror Never Lies (2011), The Seen and Unseen (2017) e Yuni (2021) con cui ha vinto il Platform Prize al Toronto International Film Festival.
Cast & Credits
Nana (Before, Now & Then) – Regia: Kamila Andini; sceneggiatura: Kamila Andini; fotografia: Batara Goempar; montaggio: Akhmad Fesdi Anggoro; musica: Ricky Lionardi; costumi: Retno Ratih Damayanti; interpreti: Happy Salma (Nana), Laura Basuki (Ino), Arswendy Bening Swara (Mr. Darga), Ibnu Jamil (Raden Icang), Rieke Diah Pitaloka (Ningsih), Chempa Puteri (Junge Dais), Arawinda Kirana (Dais); produzione: Fourcolours Films, Jakarta (Indonesia); origine: Indonesia 2022; durata: 103’distribuzione internazionale: Wild Bunch International.