Boris 4 di Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo

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Se una serie televisiva prende in giro le serie televisive – in passato soltanto in onda sulle tv generaliste, ora anche sulle piattaforme digitali – la tautologia che ne consegue, se scritta bene, scatena conseguenze comiche inenarrabili: con una regia liscia e oliata da mani esperte la ricetta esplode in un ritmo ilare intelligente e acuto – non misero e miserabile come in casi triviali di molti commedianti che usano la volgarità come strumento di Captatio della risata – come pochi.
Boris 4 fa parte di una ristretta cerchia di serie televisive che funziona su più livelli: il primo, più superficiale, l’esito di produrre buon umore nello spettatore con effetto catartico; un secondo livello, meno evidente, di satira sugli attori:  un bambino dice alla madre, aiuto regista (Caterina Guzzanti), con sufficienza: “ho capito, mamma, non sono scemo, non sono un attore!”; sulla regia: René Ferretti, il regista (Francesco Pannofino)  che da sempre buona la prima, che continua a sognare di fare un film serio, tutto suo; sulla produzione: Stanis La Rochelle, il protagonista (Pietro Sermonti) che investe nella serie  La vita di Gesù  e, con la velleità di sdoppiarsi in attore e produttore, parla di sé in maniera schizofrenica, come fosse due entità scisse. Infine c’è un terzo livello meta-cinematografico in cui ogni scena riflette su se stessa in maniera, si potrebbe dire, ontologica: il capogiro compiuto dall’operatore di macchina (Carlo De Ruggieri) che per battere l’algoritmo (che ha l’ultima parola sul placet per qual si voglia progetto) assume droga lisergica per spiazzare, disorientare, mandare in tilt un sistema di calcolo che pochi comprendono.

Come le prime due stagioni della serie (scritte e dirette dal trio Torre-Ciarrapico-Vendruscolo, la terza – meno riuscita – diretta invece da Davide Marengo), ogni episodio segue maggiormente un personaggio, mettendone a fuoco qualità e, più spesso, difetti parodistici: magnifica la settima e penultima puntata (dal titolo ‘Perdona loro perché non sanno quello che fanno’)  in cui il personaggio di Mariano, ossessionato dall’uccidere il padre (sarà un caso che l’attore che lo interpreta, Corrado Guzzanti, sia figlio del noto giornalista e politico Paolo Guzzanti, figura decisamente ingombrante? O trattasi dell’ennesima, geniale capriola formale?), fa un monologo surreale sull’uso delle armi in Italia e quanto sarebbe bello se si insegnasse a impugnare una pistola sin dalle scuole elementari ai bambini dai sei anni.
Ottimo montaggio (Cristiano Travaglioli), ottima sceneggiatura (Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico), ottima musica (Giuliano Taviani e Carmelo Travia). Esilarante cameo di Fabrizio Gifuni.
Figure fondamentali i tre sceneggiatori  interpretati da Massimo De Lorenzo, Andrea Sartoretti, Valerio Aprea, quest’ultimo figura fantasmatica che viene visto solo dagli altri due, evocando il terzo compagno di strada, autore teatrale, televisivo, regista scomparso in troppo giovane età Mattia Torre, ringraziato con un commovente cartello finale: “A noi, il mondo, l’hai cambiato. Manchi collega, sempre di più”.

Dal 26 Ottobre su Disney+ 


Boris 4Regia: Giacomo Ciarrapico, Luca Vendruscolo; sceneggiatura: Giacomo Ciarrapico, Luca Vendruscolo; fotografia: Alfredo Betrò; montaggio: Cristiano Travaglioli; musica: Giuliano Taviani, Carmelo Travia; interpreti: Francesco Pannofino, Pietro Sermonti, Carolina Crescentini, Caterina Guzzanti, Alessandro Tiberi, Valerio Aprea, Massimo De Lorenzo, Andrea Sartoretti, Paolo Calabresi, Ninnì Bruschetta, Carlo De Ruggieri, Luca Amorosino, Corrado Guzzanti, Antonio Catania, Alberto Di Stasio; produzione: The Apartment; origine: Italia, 2022; durata: 20’ circa a episodio; distribuzione: Disney+.

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