Ancora due film da France Odeon: in Chronique d’une liaison passegère – presentato al 75° Festival di Cannes nella sezione “Cannes Première” – Charlotte (Sandrine Kiberlain) è una madre single che vuole vivere la sua vita intensamente mentre Simon (Vincent Macaigne) è un uomo sposato al primo incontro extraconiugale. I due decidono di frequentarsi, condividendo l’intenzione di una relazione solo sessuale, secondo il motto “dobbiamo smetterla di farci domande e fare del bene a noi stessi senza pensare al futuro” – intenzione, però, che non riusciranno a mantenere. Emmanuel Mouret scrive e dirige una storia d’amore complessa con tocco leggero, intimo, delicato: qui sta la genialità del suo film, nel descrivere una relazione effimera, che dovrebbe essere per definizione leggera, come complessa, attraverso una regia, questa sì, leggera, quando potevamo aspettarcene una più elaborata e più sofisticata.
Non si può non pensare a Woody Allen, soprattutto per le lunghe e contradditorie conversazioni trai due protagonisti e per essere una più sicura e forte e l’altro un pochino nevrotico, ma l’atmosfera francese e il tocco talentuoso di Mouret rendono questo film gradevole e forse addirittura più credibile rispetto alle “commedie drammatiche” del maestro newyorkese. Che essendo un genio come tale a volte lo si sente distante, come se le sue storie appartenessero solo a lui, al suo mondo, ma questo è forse un problema che riguarda gli artisti più grandi, capaci di creare universi straordinari che ammiriamo, senza provare però una esperienza veramente personale, una immedesimazione pura. Il che non fa certo perdere di valore ad esempio ai film di un Federico Fellini, di Michelangelo Antonioni o di Carl Theodor Dreyer Carl tanto per citare dei maestri, ci mancherebbe, le loro opere sono stupende, sono bellissime, tanto belle e rigorose da essere moralmente ineccepibili qualunque sia la loro morale, ma a volte la sensazione, almeno per chi qui scrive, è che si stia vedendo l’artista nell’atto di creare e meno la sua creazione.
Quello di Emmanuel Mouret è dunque un’opera riuscita e piacevole, che ci rende partecipi e ci sensibilizza sulla nostra esigenza di amare e di essere amati, ma forse prima di tutto di essere compresi, di non essere soli. Il regista marsigliese ce lo fa intuire fin dalla prima inquadratura, ma ciò non rende la storia noiosa o appunto prevedibile, perché la vita dei protagonisti è la nostra vita. La sceneggiatura offre quindi solidità alle immagini eleganti, le parole danno vita a ciò che vediamo in un gioco armonico prezioso e intelligente – compresa l’ottima interpretazione dei due protagonisti.

La commedia di Ludovic Boukherma e Zoran Boukerma, L’année du requin, tratta, invece, di due giovanissimi gemelli in una cittadina costiera nel sud-ovest della Francia in massima allerta dopo la scomparsa di un surfista. Ben presto si andrà rivelando l’incredibile verità: uno squalo si aggira nel porto. Il pensiero non può che correre immediato al celebre film di Steven Spielberg, tuttavia questo pur lodevole e apprezzabile omaggio, va detto, non funziona molto, nonostante la bravissima protagonista (Marina Fois Rad). Parte della sceneggiatura non è da buttar via, alcune gag sono molto divertenti e girate con talento, ma, forse, era materiale sufficiente solo per un cortometraggio. Il film dei due giovani registi, alla fine, lascia la sensazione di essere più un gioco che un prodotto compiuto. Comunque c’è passione, talento e tenacia. E quindi la loro ultima fatica, pur non equilibrata né del tutto riuscita, contiene in fieri delle idee e delle scelte che forse gli garantiranno un futuro da cineasti maturi.
Chronique d’une liaison passegére – Regia: Emmanuel Mouret; sceneggiatura: Emmanuel Mouret, Pierre Giraud; fotografia: Laurent Desmet; montaggio: Martial Salomon; suono: Maxime Gavaudan; interpreti: Sandrine Kimberlain, Vincente Maicagne, Georgia Scalliet; produzione: Moby Dick Films; origine: Francia 2022; durata: 100’; votazione: ****.
L’année du requin – Regia: Ludovic Boukherma, Zoran Boukherma; sceneggiatura: Ludovic Boukherma, Zoran Boukherma; fotografia: David Cailley; montaggio: Beatrice Herminie; musica: Remi Chanaud; interpreti: Marina Fois Rad, Merad Jean Pascal; produzione: Baxter Films; origine: Francia 2022; durata: 87’; votazione: ***.