Chi segna vince di Taika Waititi

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Invece del lapalissiano Chi segna vince, un titolo italiano migliore per Next Goal Wins magari poteva essere “Chi sogna vince”, pure per il messaggio gentile suggerito dal nuovo film del regista neozelandese Taika Waititi, al secolo Taika David Cohen. Si parla di calcio, per gli americani “soccer”, ma il pallone è uno spunto classico per raccontare una storia, in buona misura vera anche se infiorettata, che maneggia temi universali legati allo sport: la fiducia in sé stessi, il senso di riscatto e redenzione, il piacere del divertirsi insieme, la felicità non piegata allo stress della competizione.

L’effetto buffo è cercato sin dalla prima inquadratura, quando un religioso dai lunghi baffoni spioventi, incarnato dal regista stesso, si rivolge direttamente allo spettatore per raccontare la parabola che prende le mosse da una batosta storica, forse unica al mondo. L’11 aprile del 2001 la sconosciuta squadra delle Samoa Americane perse 31 a 0 con la nazionale australiana in un incontro valido per le qualificazioni al Mondiale; dieci anni dopo le cose sono, se possibile, peggiorate, nel senso che mai un gol è stato segnato da quei giocatori. Capita così che l’American Soccer Federation spedisca in quel remoto arcipelago del Pacifico l’ormai impresentabile allenatore Thomas Rongen, di origini olandesi, reduce da squalifiche varie per le sue scenate rabbiose sui campi.

Avrete capito: furente per la retrocessione, Rongen arriva sull’isola con tutto il carico di protervia tipico dell’europeo bruciato dal successo americano (c’è pure una tragedia familiare di mezzo con conseguente divorzio); ma un po’ alla volta saprà conquistarsi la fiducia degli improbabili calciatori, tutti molto credenti sul piano religioso, tra i quali pure una bella transgender. C’è da prepararsi alla cruciale partita con la potente squadra di Tonga: naturalmente il mestiere, gli schemi e gli allenamenti serviranno a poco se l’isterico “mister” non saprà intonarsi alla filosofia saggia e sorridente dei giocatori autoctoni.

Michael Fassbender, smessi i panni del sicario implacabile di The Killer, imita nei gesti, nella voce e nei capelli biondissimi il vero Rongen. Non ha il piglio del commediante, all’inizio sembra fuori parte, ma via via s’intona al colore samoano (si dirà così?), facendo del malmostoso “coach” un personaggio simpatico, perfino tenero.

Appunto: un classico del cinema americano a sfondo sportivo, ramo “allenatore in disarmo si rimette in gioco quando meno se l’aspetta”. Penso al Samuel L. Jackson di Coach Carter, al John Candy di Cool Runnings – Quattro sottozero, al Gene Hackman di Le riserve, al Ben Affleck di Tornare a vincere, al Jason Sudeikis della serie tv Ted Lasso, solo per dire i primi che mi vengono in testa.

Il senso del film si può riassumere nella battuta “Ci sono secondi tempi ovunque”, a dirci che bisogna mai darsi per vinti e insieme giocare non solo per vincere. Lo schema è prevedibile, ma l’ambientazione esotica funziona, pure per i cordiali omaggi cinefili, da Karatè Kid a Ogni maledetta domenica, che Waititi spalma sulle gesta della maldestra compagine sportiva, lesta però nel presentarsi minacciosa sul campo, con tanto di bellicosa danza “haka”.

Sui titoli di coda compaiono naturalmente i veri protagonisti della vicenda, già raccontata in un documentario del 2014.

In sala dal 11 gennaio 2024


Chi segna vince  (Next Goal Wins)Regia: Taika Waititi; sceneggiatura: Iain Morris, Taika Waititi; fotografia: Lachlan Milne; montaggio: Yana Gorskaya, Nicholas Monsour; interpretazione: Michael Fassbender, Frankie Adams, Elisabeth Moss, Oscar Kightley, Will Arnett, Rachel House, Rhys Darby, Angus Sampson, Uli Latukefu, Beulah Koale, David Fane, Taika Waititi; produzione: Fox Searchlight Pictures, Imaginarium Productions, Searchlight Pictures; origine: USA/GB, 2023; durata: 97 minuti; distribuzione: Walt Disney Pictures.

 

 

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