The Beekeeper di David Ayer

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Chi cazzo sei? Winnie Pooh?

Questo domandano ad Adam Clay (Jason Statham) quando stende l’ennesimo uomo e in risposta dice di essere un apicoltore. Ma Adam non è un apicoltore come un altro: sì, ha il suo alveare da proteggere in campagna, ma la società stessa è il suo alveare e se qualcosa la minaccia, lui risponde perché

Devo prendermi cura dell’alveare!

La minaccia in questo caso lo tocca nel personale. L’anziana che gli ha concesso di gestirle l’alveare viene trovata morta, un colpo alla testa: si è suicidata dopo che il suo conto bancario è stato svuotato da una truffa telefonica. Rivenuto il corpo, Adam inizia la sua vendetta connaturata al proprio senso di giustizia nonché al lavoro svolto prima del pensionamento. Era un Beekeeper, un agente speciale che sorvegliava l’integrità dello società e la morte di quella donna lo rende una cellula attiva perché

Avete la legge finché fallisce. Poi ci sono io.

Sulle sue tracce la figlia dell’anziana, poliziotta pronto a seguirlo e catturarlo.

The Beekeeper è firmato da David Ayer, regista con alle spalle due titoli come Fury (2014) e Suicide Squad (2016). Minimo comun denominatore di quelli e di questo film sono essenzialmente le botte da orbi che vengono elargite in abbondanza e che un attore come Jason Statham (un esperto ormai del genere, si pensi alla sua intera carriera tra la saga dei Mercenari e Fast & Furious) sostiene senza difficoltà alcuna, anzi, conferendo una certa credibilità con la sua mono espressione da vendicatore privo di sentimenti. Dopotutto, la trama non è certo il punto forte. Frasi reiterate del tipo:

Che fai?

Proteggo l’alveare!

Oppure:

Sei un apicoltore dice che morirai, morirai!

non fanno altro che ripetere il concetto dell’esistenza dei Beekeeper e di quanto siano forti nonché infermabili. E alla lunga il concetto stancherebbe, anzi, cadrebbe nel banale se alcune di queste battute non azzeccassero il giusto tempismo e scatenassero il sorriso del pubblico.

Il ritmo del film è dato da un buon soundtrack e un ottimo montaggio delle scene di azione, scene di azione che sono alla fine il vero protagonista della pellicola: si passa da una scena all’altra senza che vi sia chissà quale collegamento narrativo e traspare come poco importi che vi sia, come alla fin fine poco interessa persino allo spettatore. I combattimenti sono realmente godibili, tra sangue profuso e violenza gratuita con un pizzico di fantasia macabra, e così l’ora e mezza di partita e poco più corre via senza noia.

The Beekeper è un film che sa di appartenere a un genere e una categoria (B) e lì si colloca, senza ripensamenti né errori evidenti che non siano una storia tenuta insieme dall’effetto più che dalla causa. E nonostante ciò, si apprezza un finale che va a crescere e che non si pone limiti, arrivando a pochissimo dal fare solo caciara ed eppure tenendo alta l’attenzione. Dopotutto, se un apicoltore ti vuole morto, è bene chiederselo:

Hai fatto testamento?

In sala dall’11 gennaio 2024


The Beekeperregia: David Ayer; soggetto: Kurt Wimmer; sceneggiatura: Kurt Wimmer; fotografia: Gabriel Beristáin; montaggio: Geoffrey O’Brien; effetti speciali: Simon Cockren; musiche: Jared Michael Fry; scenografia: Ben Munro; costumi: Kelli Jones; trucco: Catherine Heys; interpreti: Jason Statham, Josh Hutcherson, Jeremy Irons, Emmy Raver-Lampman, Enzo Cilenti, Taylor James, Minnie Driver, Phylicia Rashād; produzione: Cedar Park Studios, Miramax; origine: USA, 2024; durata: 105’; distribuzione: 01 Distribution.

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