Cidade Rabat di Susana Nobre (Festival di Berlino, Forum)

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Solo verso la fine si vede, nell’oscurità, un cartello stradale con scritto in piccolo Lisboa e si capisce che il film si svolge nella capitale portoghese, di cui non vediamo nulla ma proprio nulla di ciò si è soliti scorgere in tutti i film ambientati in quella città, da Dans la ville blanche (1983) di Alain Tanner a Lisbon Story (1994) di Wim Wenders fino a Sostiene Pereira (1995) di Roberto Faenza. È una città assai poco spettacolare, anzi pronunciatamente periferica e squallida quella che vediamo nei non numerosissimi scorci che la regista Susana Nobre (1974) ci offre in Cidade Rabat, presentato nella sezione Forum, dove la regista, due anni fa nell’edizione online, aveva già presentato il suo film precedente dal titolo No táxi do Jack.

Se abbiamo capito bene il titolo fa semplicemente riferimento al nome di una strada. Delle città si vedono altrimenti alcuni scorci piuttosto squallidi e malmessi dove si gira un film. Ché la protagonista, Helena (Raquel Castro), una donna sulla quarantina, lavora come direttrice di produzione per un progetto semi-documentario di cui nulla sappiamo, se non che sembrerebbe svolgersi in estrema economia e alcuni interpreti sono extracomunitari clandestini che riescono in tal modo a guadagnare qualche spicciolo.

Ma non è il rapporto della protagonista con la città ad essere prioritario in questo film, quel che conta è ciò che avviene (o non avviene) all’indomani della morte della madre di cui, insieme alla – e forse più della – sorella, Helena si occupava. Una morte annunciata già nelle primissime sequenze dove la madre decide di cominciare a fare piazza pulita del proprio passato, strappando una per una le foto che la ritraggono nei vari luoghi visitati nel corso della vita, insieme ai propri cari. Una  sobria e cinica tabula rasa che risparmierà un po’ di fatica alle eredi quando si tratterà di dismettere l’appartamento della defunta.

Raquel Castro

Helena è separata, ha una figlia in affidamento congiunto, non è né particolarmente felice né particolarmente infelice, non la vediamo praticamente mai ridere, ma non la vediamo nemmeno piangere. Solo in un paio di sequenze, grazie soprattutto all’alcol, vediamo che riesce un po’ a lasciarsi andare, in particolare ballando. Si intuisce che la morte della madre, pur non direttamente oggetto di un processo di elaborazione del lutto, potrebbe indurre nella protagonista una essenzializzazione, una pulizia, un nuovo inizio, ma il film è troppo laconico e fenomenologico per disegnare in modo preciso e teleologico le coordinate di questo (presunto) cambiamento.

Malgrado questo o proprio per questo, e anche grazie al rigore delle inquadrature, di uno stile registico, esso stesso improntato a essenzialità, il film è molto dignitoso e merita di essere visto.


Cidade Rabat – regia: Susana Nobre; interpreti: Raquel Castro, Paula Bárcia, Paula Só, Sara de Castro, Laura Afonso; origine: Portogallo/Francia 2023.

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