Sospesa tra Marcello Mastroianni e Catherine Deneuve, ovvero i suoi genitori, la cinquantunenne Chiara assomiglia sempre di più, con l’età, al celebre padre scomparso nel 1996 a Parigi, al punto da condividerne espressioni, languori, sguardi, mosse. Nasce probabilmente da qui l’idea di girare Marcello mio, il film franco-italiano diretto da Christophe Honoré, prima in Concorso al Festival di Cannes poi da giovedì 23, anche nelle sale italiane con Lucky Red.
L’autofiction è terreno minato al cinema e sul piccolo schermo, più che in letteratura, ma ogni tanto le ciambelle riescono col buco. Penso alle due stagioni di Vita da Carlo, sul fronte della commedia, e a questo più ambizioso Marcello mio che Chiara Mastroianni s’è cucito letteralmente addosso, in un mix di dolore e ironia, quasi fosse una sorta di terapia psicoanalitica in forma di film, per ritrovare un po’ di pace.
Quante volte, vedendola interpretare i suoi film francesi, abbiamo pensato che Chiara fosse la fotocopia femminile di Marcello? Così quando, durante la preparazione di un film, la regista Nicole Garcia le dice senza tanti complimenti “speravo che in questa scena tu fossi più Marcello che Catherine”, Chiara entra in crisi. Specchiandosi al mattino, vede più il viso del padre sovrapposto al suo, sicché decide di diventare “Marcello”, non una sosia, proprio lui. Ai suoi ex compagni e alla madre impone di chiamarla Marcello, non più Chiara, e l’immedesimazione diventa totale grazie all’abito maschile, alla camicia bianca con cravatta, ai celebri occhiali, al cappello di 8 ½ e a un parrucchino.
Solo che per strada non sanno chi fosse Marcello Mastroianni, e lei un po’ ci sforma; mentre tutti cominciano a preoccuparsi, tranne Fabrice Luchini, partner in quel film ancora da girare, che si comporta da amico gentile sempre disponibile, senza stupirsi più di tanto della radicale trasformazione.
“Tutto quello che c’è di buono nella vita è ereditato” teorizzava il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche; la battuta riecheggia nel film, detta da Luchini, e per un attimo Chiara/Marcello sembra acquietarsi o forse accettare il destino che la riguarda. Ma dura poco. La foto con lei che gira travestita da Mastroianni finisce sulle prime pagine delle riviste, dall’Italia arriva pure l’invito a una specie di talk-show in stile Maria De Filippi perché parli di quella simbiosi assoluta, però tutto si rivelerà molto più kitsch e grottesco, con esiti imprevisti.
Non pensate a quel film italiano di qualche tempo fa, Mi fanno male i capelli di Roberta Torre, dove Alba Rohrwacher si travestiva da Monica Vitti credendo per questo di essere lei; Marcello mio gioca più sottilmente, anche per ragioni evidenti di somiglianza, con l’ossessione (vera o falsa che sia non importa) nutrita da Chiara, la quale a tratti sembra muoversi come una sonnambula e quindi guai a svegliarla di colpo.
Nutrito di citazioni tra cinema e canzoni, da La dolce vita di Fellini a Le notti bianche di Visconti, da Mi sono innamorato di te di Tenco a Una storia importante di Ramazzotti, il film insegue e ripropone l’indolenza soave di Marcello Mastroianni, ma senza farne un monumento indiscutibile, specie sul piano dei comportamenti in fatto d’amore. Tutti appaiono nel ruolo di sé stessi, anche piuttosto spiritosamente, mettendosi in gioco: la madre Catherine Deneuve, gli ex compagni Melvil Poupaud e Benjamin Biolay, Luchini e Garcia ovviamente, la nostra Stefania Sandrelli, solo l’inglese Hugh Skinner dà vita al personaggio inventato di un confuso soldatino inglese gay di stanza a Parigi.
Io avrei sforbiciato qualcosa, due ore sono troppe, ma il finale liberatorio sulla spiaggia di Formia è ben congegnato sul piano sentimentale e la battuta sul governo Meloni che rafforza i controlli alle frontiere, per quanto gratuita (i francesi non sono da meno a Ventimiglia), in fondo fa simpatia e forse strapperà l’applauso.
In sala dal 23 maggio 2024
Marcello mio – Regia e sceneggiatura: Christophe Honoré; fotografia: Rémy Chevrin; montaggio: Chantal Hymans; musica: Alex Beaupain; scenografia: Jérémy Streliski; interpreti: Chiara Mastroianni, Catherine Deneuve, Wilfried Capet, Fabrice Luchini, Nicole Garcia, Benjamin Biolay, Melvil Poupaud, Stefania Sandrelli, Hugh Skinner; produzione: Philippe Martin per Les Films Pelléas, BiBi Film, Lucky Red, France 2 Cinéma, Super 8, LDRP II, TSF; origine: Francia/Italia, 2024; durata: 120 minuti; distribuzione: Lucky Red.