Festival di Locarno (7) – Notizie e mini-recensioni

Costa -Gavras con il pardo alla carriera

Piazza Grande 
All’appuntamento del’11 agosto in Piazza Grande, il celebre regista greco naturalizzato francese   Costa-Gavras ha ricevuto il Pardo alla carriera per la sua opera. Salendo sul palco ha definito la piazza “una grande sala che fa un po’ paura” ma ha subito aggiunto di essere fiero di tutti i film da lui realizzati in una lunga carriera.
Alla domanda com’è nato il suo film di debutto nel 1965, Compartiment tueurs  (poi proiettato in Piazza  in seconda serata), il regista ha risposto, che si è trattato di una vicenda abbastanza particolare. Aveva letto l’omonimo  romanzo di Sébastien Japrisot (uscito nel 1962) in cui aveva trovato dei personaggi e una scrittura che lo avevano tantissimo affascinato. Così, come fosse un esercizio scolastico, aveva scritto di getto la sceneggiatura e poi l’ha spedita ad un produttore. Inaspettatamente il produttore in questione si è dimostrato interessato al progetto, ha bloccato i diritti del libro e ha chiesto a Costa-Gavras quale ruolo volesse fare nel film. Così è nata la sua prima regia e in più ha dovuto trovare degli attori. Certo forse non era facile girare un poliziesco appena finita la guerra d’Algeria, ma una volta uscito il film ha riscosso un grande successo non solo in patria ma anche oltre oceano.
Compartiment tueurs di Costa-Gavras (Vagone letto per assassini, Francia, 91’).
In un vagone letto del Marsiglia-Parigi una donna viene strangolata. La polizia indaga sui passeggeri dello scompartimento, ma i sospettati vengono uccisi uno dopo l’altro. Grande cast che comprende: Yves Montand, Jacques Perrin, Catherine Allégret e Pierre Mondy.

Laure Calamy

Annie Colère di Blandine Lenoir (Francia, 119’) valutazione: ****
Prima attrice e poi sceneggiatrice e regista, Blandine Lenoir, presentando questo suo terzo lungometraggio, ha affermato di non pensare che Annie Colère potesse essere ancora d’attualità.
Il film si concentra sulla storia di una donna di campagna, che nel 1974 rimane accidentalmente incinta. Siccome all’epoca l’aborto era vietato in Francia, la protagonista entra in contatto con il MLAC (Movimento per la Liberazione dell’Aborto e della Contraccezione), che aiutava persone come lei ad abortire in clandestinità. Annie, interpretata dalla nuova star del cinema francese Laure Calamy, in quel particolare momento della sua vita trova così altre donne come lei in grande difficoltà e, tramite il MLAC, anche gli strumenti giusti per riuscire ad aiutarle. Un film, però, dove la disobbedienza civile non è messa in atto solo dalle donne, ma anche dagli uomini (dottori, mariti, compagni …). Prima di augurare buona visione alla Piazza Grande, Lenoir ha concluso volendo  dedicare il film ai suoi nonni, che hanno vissuto nel periodo dove abortire era vietato (la legge per permettere l’aborto è passata in Francia nel 1975).
Dopo il Leone d’oro alla scorsa 78° Mostra di Venezia con La scelta di Anne – L’Événement di Audrey Diwan, ecco un’altra importante opera francese sul problema dell’interruzione della maternità,  sul trauma e le conseguenze che esso comporta. Un film molto chiaro, dove la questione dell’aborto viene portata sullo schermo in modo molto positivo, grazie anche all’interscambio tra le donne del gruppo MLAC e alla sorellanza che si viene a creare tra di loro. Inoltre, seguiamo anche la crescita della protagonista, che dall’essere una modesta operaia (a differenza della borghese di La scelta di Anne) riesce a reinventare tutta la sua vita grazie all’impegno nel movimento.

Concorso Internazionale

Matter Out of Place

Matter Out of Place di Nikolaus Geyrhalter (Austria, 110’) valutazione: ***
Un documentario quasi solo di immagini e con pochissimi dialoghi, anche perché il regista è partito dal modo di dire “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Nikolaus Geyrhalter ci rivela la spaventosa mole dei rifiuti che produciamo, iniziando il film con la spiegazione del significato del suo titolo e cioè “Qualunque oggetto o impatto che non è naturalmente parte dell’ambiente naturale”.
Le riprese davvero molto belle e spaventevoli che riprendono siti di riciclaggio o montagne di rifiuti con file e file di camion, vanno ad aggiungersi e intrecciarsi a quelle di volontari che si dedicano a pulire spiagge, fondi marini o sentieri. Matter Out of Place è un invito veemente e necessario a reagire contro il sempre maggiore inquinamento ambientale prima dell’avvento di un’Apocalisse irreversibile.

Simone Bucio

Piaffe (NdT: movimento a tempo del cavallo con trotto sul posto) di Ann Oren (Germania, 86’) valutazione: ***
La regista e artista sperimentale israeliana ha presentato la première di questo lungometraggio di debutto – un progetto durato 4 anni – che porta sullo schermo i desideri speciali e nascosti nelle persone, insieme ai suoi due protagonisti: Simone Jaikiriuma Paetau, che interpreta Zara, e Simone Bucio nel ruolo di Eva.
Quando Zara subisce un crollo nervoso, la sorella Eva prende il suo posto come rumorista. Questo nuovo lavoro la porterà così in simbiosi con i cavalli, il rumore che deve creare riguarda proprio loro, tanto che si farà crescerà una coda equina. Questa metamorfosi la rende più sicura di sé, così la ragazza si fa forza tanto da instaurare un rapporto di dominazione sessuale con un botanico, con il quale non aveva mai avuto il coraggio di scambiare neanche una parola.
Un complesso viaggio metaforico che intende esplorare i concetti di sensualità, identità di genere attraverso il personaggio della sorella Zara, interpretata da un uomo, e nuovi modi di vivere in natura tramite sia la metamorfosi equina sia le varie immagini botaniche montate nel film con un buon ritmo.

Il regista Valentin Merz insieme al cast del film

De noche los gatos son pardos di Valentin Merz (Svizzera, 110’) valutazione: **
Al suo primo lungometraggio, il regista svizzero si è dichiarato soddisfatto di un lavoro molto duro e complicato dove è stato lasciato molto spazio all’improvvisazione, e spera che il risultato possa piacere al pubblico.
Si tratta di un giallo, in cui non si distingue realtà e finzione, anche perché i personaggi coondividono i nomi con gli attori:  Valentin, il regista che scompare, è infatti interpratato da Valentin Merz il regista stesso. Dopo la sua scomparsa, il compagno continua a girare il film. Un “film nel film” dove abbondano scene di sesso esplicite, forse anche troppo spiazzanti, in cui si ritrae una società dominata dalle pusioni sessuali e dagli “istinti animali”.
L’unico film svizzero del Concorso internazionale è stato girato in Francia e Messico, e da film erotico si trasforma, dopo la sparizione del regista, in un horror. Non esiste un personaggio principale, e questo di per sé non sarebbe un problema, bensì a dominare è l’intreccio di molte figure e di molte storia. Una rappresentazione, forse confusa, che rappresnta diversi tipi di sessualità: gay, lesbiche, boundage, oggettofilia, scastandosi dal modello “normale” dell’ eterosessuale dominante, e mostrando quanto l’intimità possa essere diversa.

Cineasti del presente

Il regista Ery Claver presentato da Giona Nazzaro

Nossa Senhora de Loja do Chînes di Ery Claver (Angola, 98’) valutazione: ***(*)
Prima della proiezione, il regista e sceneggiatore angolano Ery Claver ha tenuto a ringraziare il produttore Jorge Cohen, a suo dire uno dei più giovani talenti nel mondo della produzione cinematografica. Il film è stato vissuto come un progetto di vita, per mostrare al mondo cosa può fare il cinema dell’Angola e per far scoprire il suo paese al mondo.
Nossa Senhora de Loja do Chînes parla di un nuovo negozio nella Chinatown di Luanda, che vende statuine in plastica della Madonna, promettendo che risolveranno tutti i problemi di chi l’acquista. Una madre in lutto la compra per trovare pace, un ragazzo per compiere una vendetta,  un barbiere per chiedere di diventare un Potente e che dà vita a una nuova setta devota alla statuina. Si intrecciano diverse storie ma ordinate capitolo per capitolo, il che rende più facile seguire il film.
Un lungometraggio interessante che affronta l’allegoria del potere, il colonialismo in Africa e la conseguente influenza spirituale che ne è derivata. Ery Claver ci racconta storie vere del suo paese, portando sullo schermo un luogo ricco di culture ed esperienze diverse, e mostrando la natura surreale dei personaggi narrati.

In copertina Annie Colère di Blandine Lenoir. Foto dalla Piazza di Locarno di Stéphanie-Linda Maserin.

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